Bollettino economico BCE, n. 1 - 2016

La crescita mondiale rimane modesta e disomogenea. Mentre nelle economie avanzate l’attività continua a espandersi a un ritmo robusto, nei paesi emergenti gli andamenti restano complessivamente deboli e più eterogenei. Il commercio internazionale sta recuperando, seppur lentamente, dopo l’estrema debolezza della prima metà del 2015. L’inflazione complessiva a livello mondiale è rimasta contenuta e il recente calo ulteriore dei prezzi del petrolio e delle altre materie prime attenuerà ancor di più le spinte inflazionistiche.

L’acuita incertezza connessa agli andamenti in Cina e la nuova caduta delle quotazioni petrolifere hanno determinato una brusca correzione nei mercati azionari mondiali e rinnovate spinte verso il basso sui rendimenti delle obbligazioni sovrane dell’area dell’euro. I differenziali di rendimento delle obbligazioni societarie e sovrane si sono lievemente ampliati. L’aumento dell’incertezza mondiale è stato accompagnato da un apprezzamento del tasso di cambio effettivo dell’euro.

La ripresa economica nell’area dell’euro sta proseguendo, in larga parte grazie alla dinamica dei consumi privati. Più di recente, tuttavia, è stata in parte frenata dal rallentamento delle esportazioni. Gli ultimi indicatori disponibili sono coerenti con un ritmo di crescita economica sostanzialmente invariato nel quarto trimestre del 2015. In prospettiva, la domanda interna dovrebbe essere ulteriormente sorretta dalle misure di politica monetaria della BCE e dal loro impatto favorevole sulle condizioni finanziarie, nonché dai precedenti progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali.

Inoltre, il nuovo calo dei prezzi del petrolio dovrebbe fornire un sostegno ulteriore sia al reddito disponibile reale delle famiglie sia alla redditività delle imprese e di conseguenza ai consumi privati e agli investimenti. In aggiunta, l’orientamento fiscale nell’area dell’euro sta diventando lievemente espansivo, anche di riflesso alle misure in favore dei profughi. La ripresa nell’area dell’euro è tuttavia frenata dalle prospettive di crescita contenuta nei mercati emergenti, dalla volatilità nei mercati finanziari, dai necessari aggiustamenti dei bilanci in diversi settori e dalla lenta attuazione delle riforme strutturali. I rischi per le prospettive di crescita dell’area dell’euro restano orientati verso il basso e sono connessi in particolare alle maggiori incertezze riguardo all’evoluzione dell’economia mondiale, oltre che a rischi geopolitici di più ampia portata.

A dicembre 2015 l’inflazione sui dodici mesi misurata sull’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) nell’area dell’euro si è collocata allo 0,2 per cento, a fronte dello 0,1 di novembre. Il dato di dicembre è stato inferiore alle attese e ha riflesso principalmente la nuova caduta brusca dei corsi petroliferi, oltre che la minore inflazione dei prezzi dei beni alimentari e dei servizi. Dopo un rialzo nella prima metà del 2015, la gran parte delle misure dell’inflazione di fondo sono rimaste sostanzialmente stabili. I prezzi all’importazione dei prodotti non energetici hanno continuato a rappresentare la fonte principale dell’aumento complessivo dei prezzi, dato che le spinte sui prezzi interni si sono mantenute moderate. In base alle quotazioni correnti dei contratti future sul petrolio, che si collocano ben al di sotto del livello osservato alcune settimane fa, il profilo atteso dell’inflazione sui dodici mesi misurata sullo IAPC nel 2016 è ora significativamente più basso rispetto alle prospettive dei primi di dicembre 2015. Si prevede al momento che i tassi di inflazione rimangano estremamente contenuti o che passino in territorio negativo nei prossimi mesi, per recuperare solo nel prosieguo del 2016. Successivamente, grazie al sostegno delle misure di politica monetaria della BCE e alla ripresa economica, dovrebbero continuare ad aumentare, tuttavia saranno tenuti sotto stretta osservazione i rischi di effetti di secondo impatto derivanti dal nuovo calo dell’inflazione dei prezzi dei beni energetici.

L’espansione dell’aggregato monetario ampio si è mantenuta robusta in novembre, trainata principalmente dal basso costo opportunità di detenere le attività monetarie più liquide e dall’impatto del programma ampliato di acquisto di attività della BCE. In aggiunta, i prestiti al settore privato dell’area dell’euro hanno continuato a seguire un profilo di graduale ripresa, sorretti dall’allentamento dei criteri di affidamento e dalla crescita della domanda di credito. Tuttavia il tasso di incremento sui dodici mesi dei prestiti alle società non finanziarie rimane basso poiché la dinamica dei prestiti alle imprese continua a riflettere, con il consueto scarto temporale, la sua relazione con il ciclo economico, nonché il rischio di credito e gli aggiustamenti in atto nei bilanci dei settori finanziario e non finanziario.

Nella riunione del 21 gennaio 2016, sulla base della consueta analisi economica e monetaria e dopo la ricalibrazione delle misure di politica monetaria della BCE a dicembre 2015, il Consiglio direttivo ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE. Tali tassi dovrebbero mantenersi su un livello pari o inferiore a quello attuale per un prolungato periodo di tempo. Per quanto riguarda le misure non convenzionali di politica monetaria, gli acquisti di attività procedono in maniera regolare e continuano ad avere un impatto favorevole sul costo e sulla disponibilità del credito a imprese e famiglie. Più in generale, e sulla scorta delle evidenze disponibili agli inizi del 2016, è chiaro che le misure di politica monetaria adottate dal Consiglio direttivo a partire dalla metà del 2014 stanno funzionando. Ne consegue che gli andamenti dell’economia reale, l’erogazione del credito e le condizioni di finanziamento hanno registrato un miglioramento e hanno rafforzato la capacità di tenuta dell’area dell’euro ai recenti shock sull’economia mondiale. La decisione adottata agli inizi di dicembre di prorogare gli acquisti mensili netti di attività per 60 miliardi di euro almeno sino alla fine di marzo 2017 e di reinvestire i proventi dei rimborsi in conto capitale dei titoli in scadenza fino a quando sarà necessario si tradurrà in una significativa immissione di liquidità nel sistema bancario e rafforzerà le indicazioni prospettiche (forward guidance) sui tassi di interesse.

Agli inizi del nuovo anno, tuttavia, il Consiglio direttivo ha ritenuto che i rischi verso il basso fossero tornati ad aumentare in presenza dell’acuita incertezza riguardo alle prospettive di crescita delle economie emergenti, della volatilità nei mercati finanziari e delle materie prime e di rischi geopolitici. In questo contesto, anche la dinamica dell’inflazione nell’area dell’euro rimane più debole del previsto. Il Consiglio direttivo dovrà pertanto rivedere ed eventualmente riconsiderare l’orientamento della politica monetaria della BCE agli inizi di marzo quando saranno disponibili le nuove proiezioni macroeconomiche degli esperti dell’Eurosistema relative anche al 2018. Nel frattempo si lavorerà al fine di assicurare che sussistano tutte le condizioni tecniche affinché l’intera gamma di opzioni sul piano delle politiche sia disponibile per essere eventualmente applicata.

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