Bollettino economico BCE, n. 6 - 2015

Un’analisi dei recenti dati, le ultime proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti della BCE e una valutazione provvisoria delle recenti oscillazioni nei mercati segnalano una perdurante, ancorché lievemente più debole, ripresa economica nell’area dell’euro e un incremento dell’inflazione più contenuto rispetto alle precedenti aspettative. Il cambiamento delle prospettive dipende prevalentemente da andamenti esterni. L’economia mondiale, benché in graduale espansione, continua a seguire un profilo disomogeneo. Per un verso, l’attività economica nei paesi avanzati è sostenuta dai bassi prezzi del petrolio, dal perdurare di condizioni finanziarie accomodanti, nonché dal ritmo più contenuto del risanamento dei conti pubblici e dalla migliore situazione nei mercati del lavoro. Per altro verso, si osserva un deterioramento delle prospettive nelle economie emergenti in presenza di una maggiore incertezza; in alcuni paesi infatti la crescita è frenata da ostacoli strutturali e squilibri macroeconomici, mentre in altri è in corso un aggiustamento al calo delle quotazioni delle materie prime e alle condizioni meno favorevoli di finanziamento esterno. In parallelo, i prezzi più bassi delle materie prime contengono le pressioni inflazionistiche.

Sono emersi inoltre ulteriori rischi al ribasso per le prospettive di crescita e di inflazione, di conseguenza al recente aumento della volatilità nei mercati finanziari. Durante l’estate si sono verificati due episodi significativi di accresciuta tensione. Il primo, legato agli sviluppi in Grecia tra la fine di giugno e i primi di luglio, ha esercitato nel complesso un impatto relativamente modesto sui mercati finanziari. Il secondo, manifestatosi nella seconda metà di agosto, legato agli sviluppi in Cina, ha avuto ripercussioni considerevoli sui mercati azionari e valutari nonché sui rischi percepiti. Nell’insieme, i rendimenti nominali dei titoli di Stato a lungo termine dell’area dell’euro sono lievemente diminuiti tra l’inizio di giugno e i primi di settembre. Le quotazioni azionarie dell’area hanno segnato una marcata riduzione, specie di fronte alle perdite registrate nel mercato azionario cinese nella seconda parte di agosto e al conseguente acuirsi dell’incertezza su scala mondiale. In tale contesto di maggiore avversione al rischio e di debolezza delle economie emergenti, il cambio effettivo dell’euro di recente si è notevolmente apprezzato.

Nel secondo trimestre del 2015 il PIL in termini reali dell’area dell’euro è aumentato a un ritmo lievemente più contenuto rispetto al trimestre precedente. Il ritmo di crescita è stato leggermente più moderato delle aspettative. Il rallentamento, che ha interessato in maniera generalizzata i diversi paesi, è stato dovuto a una dinamica della domanda interna più debole delle attese. I dati delle ultime indagini congiunturali indicano per la seconda metà dell’anno un ritmo di espansione del prodotto analogo a quello del secondo trimestre.

In una prospettiva più lunga, la ripresa dell’area dell’euro dovrebbe proseguire, sebbene a un ritmo in certa misura più debole di quanto previsto in precedenza. BCE Bollettino economico, numero 6 / 2015 – Andamenti economici e monetari 5 Ciò riflette soprattutto il rallentamento delle economie emergenti, che grava sulla crescita mondiale e, di conseguenza, sulla domanda di esportazioni dell’area dell’euro. La domanda interna dovrebbe essere ulteriormente sostenuta dalle misure di politica monetaria della BCE e dal loro impatto favorevole sulle condizioni finanziarie, nonché dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali. Inoltre, prezzi del petrolio più bassi dovrebbero corroborare il reddito disponibile reale delle famiglie e la redditività delle imprese, fornendo ulteriore sostegno ai consumi privati e agli investimenti. Nel contempo è probabile che i necessari aggiustamenti di bilancio in diversi settori e la lenta attuazione delle riforme strutturali possano frenare il recupero dell’attività economica.

Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate in settembre dagli esperti della BCE1 prevedono una crescita annua del PIL in termini reali dell’1,4 per cento nel 2015, dell’1,7 nel 2016 e dell’1,8 nel 2017. Rispetto all’esercizio di giugno, condotto dagli esperti dell’Eurosistema, le prospettive per l’incremento del PIL sono state riviste al ribasso, principalmente per effetto della minore domanda esterna riconducibile alla più debole espansione nei mercati emergenti. Secondo la valutazione del Consiglio direttivo, i rischi per le prospettive dell’attività economica restano orientati verso il basso, di riflesso soprattutto alla maggiore incertezza legata al contesto esterno. In particolare, gli attuali andamenti nelle economie emergenti potrebbero ripercuotersi ancora negativamente sulla crescita mondiale attraverso gli effetti sul commercio e sul clima di fiducia.

Dopo la tendenza ascendente osservata a inizio anno, nell’area dell’euro l’inflazione misurata sullo IAPC si è di recente stabilizzata su livelli positivi contenuti. In base alla stima rapida dell’Eurostat, in agosto l’inflazione armonizzata sui dodici mesi si è attestata allo 0,2 per cento per il terzo mese consecutivo. L’azione di freno esercitata sull’inflazione dai bassi prezzi dell’energia è stata compensata da rincari dei beni alimentari e di quelli industriali non energetici. Gli indicatori recenti confermano un graduale rafforzamento dell’inflazione di fondo. Lo IAPC al netto di alimentari ed energia avrebbe mostrato un incremento, dal punto minimo dello 0,6 per cento toccato a inizio anno all’1,0 per cento in agosto.

Secondo le informazioni disponibili, l’inflazione sui dodici mesi misurata sullo IAPC resterà molto bassa nel breve termine, di riflesso principalmente ai recenti andamenti dei prezzi dell’energia. Ci si attende però che l’inflazione complessiva aumenti sul finire dell’anno, anche per gli effetti base connessi con il calo delle quotazioni petrolifere al termine del 2014. L’inflazione salirebbe ancora nel corso del 2016 e del 2017, sostenuta dall’atteso recupero dell’economia, dalla trasmissione di precedenti cali del tasso di cambio dell’euro e dall’ipotesi di corsi petroliferi lievemente più elevati nei prossimi anni, come suggeriscono i prezzi dei future sul greggio. Allo stato attuale, tuttavia, ci si attende che tale aumento dell’inflazione risulti in certa misura più lento di quanto previsto finora.

Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro elaborate in settembre dagli esperti della BCE anticipano un tasso annuo di inflazione misurato sullo IAPC dello 0,1 per cento nel 2015, dell’1,1 nel 2016 e dell’1,7 nel 2017. Rispetto all’esercizio di giugno, condotto dagli esperti dell’Eurosistema, le prospettive per l’inflazione armonizzata sono state corrette al ribasso, soprattutto a causa delle quotazioni petrolifere più contenute. Considerati gli ultimi andamenti dei prezzi del petrolio e la recente evoluzione dei cambi, esistono rischi al ribasso per le proiezioni sull’inflazione di settembre.

Le misure di politica monetaria della BCE continuano a trasmettersi alle condizioni di prestito, nonché a sorreggere la dinamica dell’aggregato monetario ampio e del credito. Le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT) e il programma ampliato di acquisti di attività hanno contribuito a un miglioramento degli indicatori della moneta e del credito. I costi della provvista bancaria si sono stabilizzati su minimi storici nel secondo trimestre di quest’anno e le favorevoli condizioni di erogazione hanno sostenuto ancora il graduale recupero della crescita dei prestiti. Inoltre, si sono ulteriormente ridotte le differenze tra paesi dell’area dell’euro in termini di tassi attivi praticati dalle banche. Secondo le stime il flusso complessivo annuale di finanziamento esterno alle società non finanziarie si sarebbe stabilizzato nel secondo trimestre sebbene la dinamica dei prestiti alle società non finanziarie sia rimasta modesta. L’espansione dell’aggregato monetario ampio è sorretta da una più vigorosa crescita del credito alle amministrazioni pubbliche e dal proseguire della graduale ripresa del credito al settore privato.

Il Consiglio direttivo ritiene prematuro valutare se i recenti andamenti economici e dei mercati finanziari siano tali da esercitare un impatto durevole sul conseguimento di un profilo sostenibile di inflazione verso il proprio obiettivo di medio termine o se vadano considerati essenzialmente temporanei; continuerà inoltre a tenere sotto stretta osservazione tutte le nuove informazioni pertinenti. Nella riunione del 3 settembre, sulla base della consueta analisi economica e monetaria e in linea con le indicazioni prospettiche (forward guidance), il Consiglio direttivo ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE e ha confermato che il programma di acquisto di attività continua a procedere in modo regolare. In prospettiva, il Consiglio direttivo terrà sotto stretta osservazione i rischi per le prospettive sull’evoluzione dei prezzi nel medio periodo, prestando particolare attenzione alla trasmissione delle proprie misure di politica monetaria, nonché agli sviluppi economici e finanziari e all’andamento dei corsi delle materie prime e dei cambi su scala mondiale.

Il Consiglio direttivo ribadisce la propria volontà e capacità di agire, se necessario, ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del proprio mandato; in particolare, rammenta che il programma di acquisto di attività consente sufficiente flessibilità per adeguarne dimensioni, composizione e durata. Nel frattempo l’Eurosistema effettuerà interamente gli acquisti mensili di attività per 60 miliardi di euro, che secondo le intenzioni saranno condotti sino alla fine di settembre 2016, o anche dopo se necessario, e in ogni caso finché il Consiglio direttivo non riscontrerà un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione, coerente con l’obiettivo di conseguire tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine. Il Consiglio direttivo ribadisce la necessità di attuare con risolutezza le decisioni di politica monetaria, nonché di seguire attentamente tutte le nuove informazioni pertinenti per quanto concerne il loro impatto sulle prospettive per la stabilità dei prezzi nel medio periodo.

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