Bollettino economico BCE, n. 5 - 2015

Dopo una certa perdita di slancio agli inizi del 2015 l’economia mondiale dovrebbe tornare su un percorso di modesta ripresa, con notevoli differenze tra regioni. Gli Stati Uniti e il Regno Unito mostrano segnali di un recupero dell’attività economica, mentre in Giappone gli indicatori disponibili rivelano un indebolimento delle prospettive di crescita, dopo la vigorosa dinamica del primo trimestre. Quanto alla Cina, i dati recenti segnalano una ripresa dell’espansione economica nel secondo trimestre, sebbene il calo dei corsi azionari abbia acuito il clima di incertezza. La crescita del commercio mondiale resta debole, principalmente a causa della flessione osservata nei mercati emergenti. L’inflazione complessiva permane contenuta a livello internazionale, essendo limitata dalle precedenti diminuzioni dei prezzi dell’energia.

I recenti andamenti nei mercati finanziari dell’area dell’euro sono stati caratterizzati da un aumento della volatilità, riconducibile soprattutto alle accresciute incertezze sui negoziati tra la Grecia e i creditori ufficiali. Nonostante il generale incremento registrato dagli inizi di giugno, i corsi azionari hanno mostrato oscillazioni pronunciate nelle ultime settimane. Al tempo stesso i rendimenti sui titoli di Stato a lungo termine si sono mantenuti pressoché invariati nell’insieme dell’area dell’euro, su livelli superiori ai recenti minimi storici toccati a metà aprile. I differenziali rispetto ai titoli tedeschi si sono ridotti in Italia, Spagna e Portogallo, mentre sono rimasti sostanzialmente stabili, nel complesso, negli altri paesi dell’area ad eccezione della Grecia. Il tasso di cambio dell’euro si è indebolito in termini effettivi.

Nel primo trimestre del 2015 la crescita trimestrale del PIL reale dell’area dell’euro si è confermata allo 0,4 per cento. L’espansione è stata sostenuta dalla domanda interna, attraverso i cospicui contributi dei consumi privati e adesso anche degli investimenti. I risultati delle ultime indagini congiunturali, fino a giugno, restano coerenti con il procedere di una crescita moderata nel secondo trimestre. In prospettiva, è atteso un ulteriore ampliamento della ripresa economica. La domanda interna dovrebbe essere sorretta dalle misure di politica monetaria della BCE e dal favorevole impatto sulle condizioni finanziarie, nonché dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali. Inoltre, i bassi prezzi del petrolio dovrebbero continuare a sostenere il reddito disponibile reale delle famiglie e la redditività delle imprese, e quindi i consumi privati e gli investimenti. In aggiunta, la domanda di esportazioni dell’area dell’euro dovrebbe beneficiare della maggiore competitività di prezzo.

L’inflazione ha raggiunto il livello minimo agli inizi dell’anno, tornando in territorio positivo negli ultimi mesi. In giugno ha mostrato una lieve riduzione, portandosi allo 0,2 per cento dallo 0,3 di maggio. Secondo le informazioni disponibili e i prezzi correnti dei contratti future sul greggio, l’inflazione sui dodici mesi misurata sullo IAPC dovrebbe rimanere bassa nei prossimi mesi per poi aumentare sul finire dell’anno, in parte per gli effetti base connessi al calo delle quotazioni petrolifere al termine del 2014. Nel 2016 e nel 2017 l’inflazione dovrebbe aumentare ancora, sostenuta dall’atteso recupero dell’economia, dall’impatto del deprezzamento dell’euro e dall’ipotesi, incorporata nei contratti future, di un lieve rincaro del greggio nei prossimi anni.

L’aggregato monetario ampio e quelli ristretti continuano a evidenziare una dinamica vigorosa. In un contesto di bassi tassi di interesse, l’espansione dell’aggregato monetario esteso è trainata dagli effetti di sostituzione dei portafogli, oltre che dal contributo tuttora consistente dei depositi overnight alla crescita di M3. La dinamica dei prestiti è migliorata ulteriormente ma resta debole, specie per il credito alle società non finanziarie. I tassi sui prestiti delle banche sono diminuiti ancora e l’indagine più recente sul credito bancario nell’area dell’euro segnala un ulteriore miglioramento delle condizioni di finanziamento e della domanda di credito. In aggiunta, si è ridotta la frammentazione della domanda di credito a livello dei singoli paesi e le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine hanno concorso ad allentare termini e condizioni dell’offerta. Nel complesso, le misure di politica monetaria messe in atto dalla BCE da giugno 2014 sono di chiaro sostegno a un miglioramento sia delle condizioni di prestito per famiglie e imprese sia dei flussi di credito nell’intera area dell’euro.

Nella riunione del 16 luglio, sulla base della consueta analisi economica e monetaria e in linea con le indicazioni prospettiche (forward guidance), il Consiglio direttivo ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE. Per quanto concerne le misure non convenzionali di politica monetaria, i programmi di acquisto di attività continuano a procedere in modo regolare. Il Consiglio direttivo ha inoltre ribadito la precedente valutazione sull’esigenza di mantenere una stabile il corso della politica monetaria, in cui la piena attuazione di tutte le misure di politica monetaria fornirà il necessario sostegno all’economia dell’area dell’euro e determinerà un ritorno durevole dell’inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine.

In prospettiva, il Consiglio direttivo continuerà a seguire con attenzione la situazione dei mercati finanziari, nonché le potenziali implicazioni per l’orientamento di politica monetaria e per le prospettive sulla stabilità dei prezzi. Se alcuni fattori dovessero indurre un inasprimento ingiustificato della politica monetaria o se le prospettive per la stabilità dei prezzi dovessero mutare in modo sostanziale, il Consiglio direttivo reagirebbe ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del proprio mandato.

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