Secondo le regole contabili adottate a livello di Eurosistema, l'oro è valutato ai prezzi di mercato di fine esercizio; ad esempio, al 31 dicembre 2016 il controvalore del quantitativo di oro di proprietà dell'Istituto era pari a circa 87 miliardi di euro. Le plusvalenze derivanti da tale valutazione alimentano una riserva patrimoniale, mentre le minusvalenze riducono gli utili dell'esercizio solo qualora non trovino capienza in detta riserva patrimoniale.

Tale approccio asimmetrico risponde ad una generale logica di prudenza diretta sia ad evitare di distribuire utili che non sono stati effettivamente realizzati sia a stabilizzare la redditività nel medio e lungo periodo. In particolare, il trasferimento delle plusvalenze ad una riserva patrimoniale consente di costituire un presidio a fronte di possibili oscillazioni negative del prezzo di mercato dell'oro; viene in questo modo salvaguardata l'indipendenza finanziaria delle banche centrali dell'area euro, assicurandone così la capacità di assolvere nel continuo le proprie funzioni indipendentemente dalle perdite che ne possono derivare.

In caso di vendita di oro, gli eventuali utili concorrerebbero alla formazione del risultato economico di esercizio. Pertanto questi sarebbero corrisposti allo Stato sulla base delle regole di distribuzione degli utili definite dallo Statuto della Banca d'Italia e al netto delle imposte da versare allo Stato e degli accantonamenti di utili volti a garantire l'adeguatezza patrimoniale dell'Istituto.