Moneta coniataSala 2; Vetrine 1-48

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Sala 2; Vetrine 1-48

Galleria fotografica

Vetrina 1

I metalli e la moneta

I metalli preziosi, scambiati a peso fin dalle età più remote, divennero "moneta" nel momento in cui l'impressione del sigillo di una autorità riconosciuta su alcuni piccoli lingotti, di peso e lega prestabiliti, ne rese possibile lo scambio a numero anziché a peso, evitando così l'uso della bilancia. Il merito, secondo Erodoto, spetterebbe ai Lidi, che per primi coniarono monete in oro e in argento.

Vetrina 2

Nei Regni dell'Asia Minore

Compaiono le prime monete in oro e in argento

A Creso, ultimo re di Lidia, è attribuita la creazione e di un sistema monetario bimetallico, basato su monete in oro e in argento legate tra loro da rapporti fissi di valore, dette creseidi. L'emissione di tali monete, recanti al dritto le teste affrontate di un leone e di un toro, continuò anche dopo la morte di Creso (cfr. foto n. II.1).

Vetrina 3

La moneta dei Greci

Il tesoro dell’Artemisio di Efeso

A Efeso, durante gli scavi dell'area sacra dedicata ad Artemide, furono recuperati numerosi globetti in elettro (gocce di metallo prive di qualsiasi contrassegno, globetti striati o punzonati, globetti con rappresentazioni figurate ed iscrizioni) interrati all'epoca di Creso durante i lavori di livellamento del terreno per la costruzione di un nuovo tempio, di grandissimo interesse storico in quanto documentano le prime fasi della circolazione di moneta coniata in Asia Minore.

Vetrina 4

Asia Minore

Le monete in elettro

Anche l'elettro, una lega di oro e argento presente nella regione allo stato naturale, venne dai Greci trasformato in moneta, sebbene la natura ambigua della lega inducesse ben presto le autorità a verificarne la bontà intrinseca, contromarcando i singoli pezzi. Verso la fine dell'età arcaica importanti centri di emissione dell'elettro furono, tra gli altri, Focea, Mitilene nell'isola di Lesbo, Cizico, Mileto (cfr. foto n. II.2).

Vetrina 5

La moneta dei Greci

L'aspetto ponderale

La moneta metallica veniva tagliata sulla base dei sistemi ponderali in uso nel paese di produzione. Tanto in Oriente quanto in Grecia l'unità ponderale più elevata era il talento, divisibile in mine. La mina, frazionata secondo partizioni differenti da paese a paese, fu alla base dei diversi sistemi monetali adottati dai greci: dal piede euboico-attico, il più diffuso, a quelli eginetico e corinzio, quest'ultimo in uso anche in Magna Grecia e Sicilia.

Pesi e monete in Grecia

1 talento = 30 mine pesanti = 60 mine leggere
1 mina = 100 dracme
Dracma attica = 4.36 gr.
Dracma eginetica = 6.25 g.
Dracma corinzia = 2.90 gr.
1 dracma = 6 oboli = 12 emioboli = 24 tetratemori

Vetrina 6

Asia Minore

L'argento coniato

Il metallo più monetato in Grecia fu l'argento. Il miglioramento delle tecniche di produzione portò inoltre all'adozione da parte di tutte le zecche greche di tondelli recanti immagini a rilievo su entrambe le facce, abbandonando così il grossolano utilizzo di punzonature in negativo per il rovescio delle monete ( c.d. quadrati incusi).

Vetrina 7

La moneta dei Greci

Le tecniche di coniazione utilizzando una coppia di coni liberi

In età antica i processi di lavorazione della moneta erano completamente manuali. I dischetti di metallo destinati alla coniazione, ottenuti per colatura entro forme chiuse, verificati nel peso e nella lega, venivano sottoposti a battitura diretta mediante l'utilizzo di una coppia di coni liberi recanti incisi in negativo i soggetti prescelti . Per la moneta in argento si procedeva inoltre ad apposito lavaggio per migliorarne l'aspetto. Alla completa manualità delle varie fasi di lavorazione si deve la caratteristica irregolarità delle monete antiche.

Vetrine 8-11

Le emissioni dell'età classica

Le monete di alcune città-stato greche conquistarono ben presto un posto predominante nel commercio internazionale: così fu per le civette di Atene, per le tartarughe di Egina, per i Pegasi di Corinto (cfr. foto n. II.4 e n. II.5).

La produzione monetaria dell'età classica rappresenta uno straordinario strumento non solo per lo studio della storia economica, politica, religiosa del mondo greco, ma anche per la conoscenza delle diverse correnti d'arte che in età classica, irradiandosi dai grandi centri di produzione, fecero sentire la loro influenza fin nelle più remote contrade toccate dalla cultura greca, ben oltre i confini segnati dal Tigri e dall'Eufrate.

Legata alla celebrazione religiosa della divinità, l'arte greca nelle monete si espresse attraverso soggetti semplici e di grande valore plastico, con un'accentuata preferenza per i volti, gli animali sacri e i simboli parlanti. A Tebe lo scudo beota ricordava gli scudi d'oro conservati nella cittadella di Coronea; mentre sul dritto delle monete di Rodi si celebrava il dio Helios, protettore dell'isola, e sul rovescio se ne ricordava, con una splendida rosa, l'origine del nome (cfr. foto n. II.8, n. II.9 e n. II.10).

La fama delle splendida Aretusa incisa da Kimon, ancora viva anche parecchi decenni dopo la sua creazione, giunta nella lontana Cilicia, indusse gli incisori della zecca di Tarso a scegliere un tipo di testa molto simile a quello siracusano per il dritto degli stateri del satrapo Farnabazo.

Vetrina 12

Arte e moneta in Magna Grecia e Sicilia

Disseminate lungo le coste dell'Italia meridionale e della Sicilia, le città fondate dai coloni greci iniziarono fin dal VI sec. a. C. a produrre moneta coniata con una continuità di emissioni che perdurò in alcuni casi anche oltre la conquista romana. Sul continente Taranto si distinse per la ricchezza delle serie emesse e per l'abilità degli incisori, nell'isola Siracusa produsse alcune fra le più belle serie di monete dell'antichità. Ma, accanto ad esse, fu tutto un fiorire di emissioni che ci documentano la vivacità e la creatività della cultura magno greca e siceliota in età antica.

Vetrina 13

Magna Grecia

Le monete incuse

Tra la fine del VI secolo a. C. e gli inizi del V in molte delle colonie greche dell'Italia meridionale si cominciò a battere moneta utilizzando una tecnica particolare, detta a rovescio incuso, che, pur derivando apparentemente da quella in uso per la lavorazione a sbalzo dell'argenteria, rappresenta un esempio isolato in campo monetale. Per realizzare tali monete furono utilizzati il conio per il dritto e il corrispondente punzone per il rovescio (cfr. foto n. II.13).

Vetrina 14

Magna Grecia

La spiga a Metaponto, il toro a Turi, l'eroe Taras salvato dal delfino a Taranto, il toro dal volto umano a Neapolis divennero ben presto i segni di riconoscimento di monetazioni alle quali il prestigio delle città emittenti garantiva un sicuro successo anche ben oltre i confini dello Stato di appartenenza (cfr. foto n.II.15 e n. II.16).

Vetrina 15

I Greci in Sicilia

Le monete firmate

In Sicilia nella seconda metà del V sec. a. C. sulle monete di Siracusa comparvero le firme di alcuni incisori di eccezionale talento: da Sosion a Eumene, da Eukleidas a Euanetos, a Frigillos, a Kimon. A quest'ultimo si deve la creazione di una straordinaria testa di Aretusa vista di fronte che si accompagna, al rovescio, ad una quadriga lanciata in una corsa impetuosa (cfr. foto n.II.17 e n. II.18).

Vetrina 16

I Greci in Sicilia

La foglia di sélinon di Selinunte, la testa di leone di Leontini, il granchio di Agrigento (Akragas) rientrano in quel complesso gioco di simboli ai quali era affidato il richiamo immediato al nome della città emittente. Ma la maturità artistica dell'ambiente siceliota si manifesta anche nella splendida immagine dell'eroe Selinus, riproduzione fedele della statua di culto dell'eroe e dell'area sacra che la circondava (cfr. foto n. II.19 e n. II.20).

Vetrina 17

Le emissioni siculo-puniche

La necessità di corrispondere il soldo ai mercenari spinse Cartagine ad emettere moneta nei territori teatro di guerra come in Sicilia. Nella serie siciliane l'influenza dell'arte siracusana è evidente specie nei tipi del dritto, dove la testa di Persefone-Tanit appare derivare direttamente dai modelIi di Euainetos e di Kimon. La testa di cavallo del rovescio si riallaccia invece al mito della fondazione di Cartagine (cfr. foto n. II.21).

Vetrina 18

La presenza romana in Oriente

Il tipo del dritto dello statere in oro, con una processione di tre romani togati, è simile a quello del denario di L. Bruto del 54 a. C. Da Appiano sappiamo che Bruto emise monete in Oriente con il metallo prezioso conservato nel tesoro consegnatogli da Polemocratia, la vedova del dinasta di Tracia.

Vetrina 19

Le monete dei re

Alessandro Magno e i Regni Ellenistici

Le conquiste di Alessandro trasformarono profondamente le geografia del mondo greco, in precedenza formato da città-stato e dalle loro colonie, creando un vasto impero che, pur fondandosi sulla Macedonia e sulla Grecia, si estendeva dall'Egitto all'India e comprendeva tutti i territori già appartenuti agli Achemenidi. Dopo la morte di Alessandro nel 323 a. C. il vasto impero si frazionò in un certo numero di Regni, dei quali i più potenti furono la Macedonia, l'impero dei Seleucidi e l'Egitto tolemaico.

Vetrina 20

Le monete dei Re

Occupate le miniere site nei pressi del Pangeo, Filippo Il di Macedonia, padre di Alessandro Magno, diede inizio ad una ricca produzione monetale in oro e in argento. Sui tetradrammi in argento il cavaliere raffigurato al rovescio sembra sia stato scelto dal re per ricordare la vittoria riportata nei giochi olimpici del 356 a. C.

Vetrina 21

Alessandro Magno

Alessandro, per assicurare il rifornimento di moneta coniata in ciascuno dei paesi di nuova conquista aprì nuove zecche in Asia Minore, in Siria, in Egitto, a Babilonia, dove vennero coniate monete in oro, argento e bronzo, di peso e tipi identici. L'adozione del piede attico per la moneta d'argento, la cui coniazione durò ancora a lungo dopo la morte di Alessandro, ne favorì l'enorme diffusione in tutto il mondo antico.

Vetrina 22

Il ritratto di Alessandro Magno

Sebbene il ritratto di Alessandro Magno non compaia in maniera esplicita sulle monete emesse a suo nome, i tratti caratteristici del suo volto, con la caratteristica chioma fiammata e lo sguardo rivolto verso l'alto, sono chiaramente discernibili sui tetradrammi in argento sotto le spoglie leonine di Ercole (cfr. foto n. II.23).

Vetrina 23

I Regni ellenistici

Il ritratto dei diadochi

Dopo la morte di Alessandro i suoi generali, spartitisi i territori conquistati, cominciarono a battere moneta con la propria effigie. Lo stile dei ritratti si differenzia da regione a regione, ossequioso ai dettami delle correnti di arte predominanti nei paesi di appartenenza: dalla classica compostezza dei profili dei Seleucidi all'accentuato colorismo della ritrattistica pergamena, fino al decomporsi della carne nelle immagini dei Tolomei di Egitto, o al comparire di tratti tipici di etnie orientali sulle emissioni del Ponto, in una suggestivo rincorrersi di immagini che la moneta contribuiva a rendere note anche agli abitanti delle più remote regioni del mondo conosciuto.

Vetrina 24

I Regni ellenistici

Col tempo l'arte del ritratto si fece sempre più stereotipata, quasi specchio di un mondo che andava rapidamente trasformandosi. Mentre da Occidente incalzavano le armi di Roma.

Vetrina 25

La moneta a Roma in età repubblicana

Un tempo, scrive Plinio, il popolo romano non solo non aveva mai coniato l'oro, ma non aveva neppure usato proprie monete in argento . Sulle sue bilance venivano pesati solo assi in bronzo da una libbra. E una antica tradizione faceva risalire addirittura al regno di Servio Tullio l'apposizione delle prime impronte su lingotti in bronzo.

Vetrina 26

Le prime emissioni in argento

lII sec. a.C.

La necessità di esercitare il controllo sulla produzione monetaria nei territori di cultura greca della penisola di più recente conquista, indusse Roma, già nella prima metà del lII sec. a. C., a disporre l'emissione di alcune serie di monete contrassegnate col proprio nome. Tagliate su piede greco, le monete vennero prodotte da maestranze greche in zecche dell'Italia centro-meridionale.

Vetrine 27-32

Repubblica romana

Assi e denari

Le prime serie di monete tagliate sul sistema ponderale romano furono quelle in bronzo, inizialmente fuse, quella in argento del denario, contrassegnata dal segno di valore X, a indicarne il rapporto di cambio con l'asse.

Unità di peso a Roma

1 libbra = 12 once = 288 scrupoli
POST 269 a.C. 1 denario = 10 assi
POST 217 a.C. 1 denario = 16 assi

L'oro monetato

L'oro in età repubblicana non fu mai oggetto di emissioni sistematiche. Le sole serie di monete in oro note per il III sec. a. C., l'oro del giuramento, l'oro annibalico e l'oro marziale, furono coniate per far fronte alle necessità delle campagne militari in atto, allo scopo di assicurare approvvigionamenti di merci sui mercati esteri. Gli aurei con testa elmata di Marte sono i soli tagliati sul sistema ponderale romano.

Il bronzo fuso

Le più antiche monete in bronzo emesse da Roma erano fuse. Il loro peso eccessivo, inizialmente di una libbra, pari a ca. 327 g., ne rendeva infatti impossibile la coniazione. Dopo una prima fase, caratterizzata da una grande varietà di soggetti, ebbe inizio l'emissione della serie dell'asse caratterizzata da una prua di nave al rovescio.

I denari in argento

Nel corso del III sec. A.C. Roma iniziò a coniare il denario, la prima moneta in argento tagliata sul sistema romano della libbra e contrassegnata con soggetti legati al nome e alla storia della città (la testa elmata della dea Roma al dritto e i Dioscuri a cavallo al rovescio) (cfr. foto n. II.29).

Moneta e propaganda politica. Il mito delle origini

Alla classe dirigente romana fu presto evidente come la moneta, specie quella in argento, diffusa capillarmente in ogni angolo dello Stato, potesse divenire un formidabile strumento di propaganda. Molti i temi prescelti; tra gli altri, quelli legati alla celebrazione delle origini della città - Enea, i primi Re, il ratto delle Sabine, la lupa - tutti comunque letti in chiave di stringente attualità politica.

Moneta e propaganda politica. I partiti politici

A partire dal II sec. a. C. il denario, in mano ai magistrati monetali, si fece specchio dei programmi dei partiti politici e delle diverse fazioni in lotta per il potere.

Vetrina 33

L'età imperiale

Il sistema monetario di Augusto

La prima grande riforma del sistema monetario romano fu attuata, per gradi, da Augusto. Il sistema venne riorganizzato in una serie di tagli coniati in oro, argento, oricalco e rame, legati tra loro da un rapporto fisso di valore. Anche la scelta dei soggetti da raffigurare divenne prerogativa esclusiva dell'imperatore, il cui ritratto cominciò ad apparire su tutte le emissioni.

1 aureo = 25 denari = 100 sesterzi = 400 assi
1 quinario = 12,5 denari = 50 sesterzi = 200 assi

Vetrina 34

Augusto

Al proprio ritratto, di una vibrante plasticità, Augusto affidò il compito di trasmettere ai cittadini l'immagine di un uomo, primo fra gli uguali, che gli dei avevano destinato a salvare l'Impero , assi curando pace e prosperità a tutte le genti (cfr. foto n. II.31).

Vetrine 35-37

I Giulio-Claudi

Difficile fu il compito dei successori di Augusto: dal conservatore Tiberio, abile nell'accontentare il potente Senato, al giovane Gaio, che pagò con la vita il sogno di creare anche a Roma un Regno simile a quelli d'Oriente.

"Vali quanto hai" scriverà Giovenale. E sul denaro nell'età di Claudio una turba di nuovi arricchiti dalle umili origini costruì le proprie fortune, mentre l'Imperatore sulle monete celebrava il padre, Nero Druso, che lo aveva generato e annunciava la novella dell'adozione di Nerone, l'erede predestinato.

La moneta, rimasta sostanzialmente invariata dopo Augusto, venne riformata da Nerone nel 64 d. C. Ridotto il peso di denari e aurei e modificata la lega della moneta in argento, il rapporto di cambio tra i metalli monetati si modificò a vantaggio dei detentori di argento, sui quali poggiava la nuova politica dell'imperatore.

Vetrina 38

I Flavi

In età flavia mentre l'Urbe aveva finalmente, per la gioia del popolo, il suo primo anfiteatro in pietra, Domiziano ne proclamava l' eternità celebrando, per la prima volta dopo Augusto, i Ludi Saeculares.

Vetrine 39-42

Gli Antonini

Enorme - secondo Kriton, il medico di Traiano - era stato il bottino per la conquista della Dacia: "cinque milioni di libbre d'oro, il doppio di argento, tazze e vasellame di valore inestimabile", oltre ad "armi e a più di mezzo milione di uomini bellicosissimi" . E le monete portarono in ogni angolo dell'Impero l'immagine della colonna eretta nel Foro di Roma per celebrare l'impresa.

Con Adriano l'arte del ritratto in moneta raggiunse vertici di eccellenza grazie al recupero di moduli espressivi propri della tradizione greca di età classica, mentre la varietà dei soggetti del rovescio delle monete contribuiva a trasmettere a tutte le Province l'idea dell'unità nell'universalità dell'Impero (cfr. foto n. II.40).

Ma la moneta di Roma, splendida nell'aspetto e ancora stabile nel valore intrinseco, cominciava a mostrare i primi segni di cedimento, favorendo le speculazioni , tanto che lo stesso Adriano si vide costretto ad inviare una lettera ai banchieri di Pergamo denunciando gli illeciti guadagni che costoro traevano dal cambio tra le differenti divise.

Una notevole riduzione nel contenuto di argento del denario si registrò nella seconda metà del Il sec. d.C., a partire dai regni di Marco Aurelio e di Commodo, con conseguente aumento dei prezzi dei generi di prima necessità. Nel tentativo di frenare l'ascesa del prezzo dell'argento Marco Aurelio aumentò sensibilmente il volume delle emissioni di moneta divisionale in bronzo (cfr. foto n. II.42).

Vetrine 43-44

Ritratto femminile in età imperiale

I primi ritratti di donne viventi comparvero sulle monete di Roma sul finire dell'età repubblicana per iniziativa di Antonio, che fece raffigurare su alcune serie di denari dapprima la moglie Ottavia e, dopo la rottura con Ottaviano , Cleopatra, Regina dei Re . Con Augusto diventò usuale rappresentare sulle monete tutti i membri della famiglia imperiale, comprese le donne.

Simbolo di stabilità dell'impero nella continuità dinastica della stirpe regnante, le donne della famiglia imperiale ebbero largo spazio sulle emissioni monetali, che ci hanno tramandato una straordinaria galleria di ritratti non di rado di grande valore artistico, rendendo inoltre possibile l'identificazione di molti busti marmorei altrimenti ignoti.

Vetrina 45

L'inflazione nel III sec. d. C.

Il processo di riduzione del peso e del fino del denario , già iniziato in età giulio-claudia , nel lungo periodo divenne irreversibile, tanto da indurre Caracalla ad intervenire creando, tra il 214 e il 215, un multiplo del denario, l'antoniniano, con un fino del 50% ed un peso iniziale di ca. 5 g.

Vetrina 46

La moneta in argento nel IV sec. d.C.

All'ascesa incontrollata dei prezzi cercò di porre rimedio Diocleziano con una serie di provvedimenti che portarono nel 294 d. C. alla creazione di un "nummus argenteus" di buon peso, cui seguì la ritariffazione delle monete in corso e, successivamente, nell'autunno del 301 d. C., alla pubblicazione in tutto l'Impero di un Calmiere dei prezzi di merci e servizi.

Salari giornalieri:

  • Bracciante 25/50 denari
  • Muratore 50 denari
  • Marmista 60 denari
  • Pittore di figure 150 denari
  • Ricamatore in oro 1000 denari/oncia
  • Maestri 250 denari
  • Carne suina 12 denari
  • Frumento/moggio militare 100 denari
  • Vino comune 8 denari
  • Vino falerno 30 denari

Vetrina 47

Oro e moneta in età tardo imperiale

Costantino (307-337 d. C.), abbandonato il sistema monetario a base argentea, fece della moneta d'oro il perno della monetazione riformata dell'Impero. Il nuovo nominale, detto solidus aureus, fu emesso al taglio di 72 pezzi la libbra di metallo purissimo, con un peso di 4 scrupoli il pezzo (4,55 g. ca.) (cfr. foto n. II.52 e n. II.53).

Vetrina 48

La moneta fiduciaria

Il sigillo imperiale garante della moneta in rame

A partire dal 538 d. C. tutte le emissioni in bronzo dell'Impero, ad eccezione del "pentanoummion" , furono contrassegnate con l'anno di regno, segno evidente del fatto che tali monete venivano trattate alla stregua di un qualsiasi altro documento dello Stato, che una legge pubblicata il 31 agosto del 537 imponeva di contrassegnare con la data di emanazione.