Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 1 - 2021

Nei primi mesi dell'anno il quadro macroeconomico globale è migliorato, soprattutto nelle economie avanzate, in seguito all'avvio della campagna di vaccinazione e ai nuovi ingenti interventi delle autorità. I rischi per la stabilità finanziaria rimangono tuttavia elevati, a causa dell'evoluzione ancora incerta della pandemia e delle sue conseguenze economiche.

In Italia, come negli altri paesi dell'Unione europea, le condizioni sui mercati finanziari restano distese. Il rialzo dei tassi di interesse reali a lungo termine negli Stati Uniti non si è trasmesso all'area dell'euro anche grazie all'intervento del Consiglio direttivo della BCE, che da marzo ha aumentato gli acquisti di titoli nel programma per l'emergenza pandemica (Pandemic Emergency Purchase Programme, PEPP). Sui mercati dei titoli di Stato le condizioni sono favorevoli; nel primo bimestre del 2021 sono cresciuti gli acquisti da non residenti.

L'impatto della pandemia sulla situazione economica delle famiglie è stato assai diversificato e ha determinato un incremento della disuguaglianza dei redditi. Nel complesso tuttavia la capacità di rimborso dei prestiti è rimasta buona, per effetto dei bassi tassi di interesse, delle moratorie e delle altre misure di sostegno. La quota di debito detenuto dalle famiglie finanziariamente vulnerabili, seppure in aumento, è contenuta e i rischi per il sistema finanziario sono limitati.

I riflessi della crisi pandemica sulla redditività e sull'indebitamento delle imprese sono ampi − nonostante le misure di politica economica adottate e le favorevoli condizioni di accesso al credito − e molto eterogenei tra settori di attività. I rischi derivanti da un aumento della vulnerabilità delle imprese, in particolare nei comparti più colpiti dalla pandemia, restano elevati, ma possono essere attenuati dalla ripresa dell'economia e dalle politiche monetaria e di bilancio. Le misure di sostegno della liquidità e dell'accesso al credito sono ancora necessarie: un'uscita prematura potrebbe accrescere le difficoltà delle imprese che hanno buone possibilità di rilancio. In prospettiva una graduale e mirata rimodulazione degli interventi potrà consentire di minimizzare i rischi per la stabilità finanziaria.

Il peggioramento della qualità del credito continua a rappresentare il principale rischio cui sono esposte le banche. Il tasso di deterioramento dei prestiti ha registrato negli ultimi mesi un aumento, in particolare per le esposizioni verso le imprese dei settori più colpiti dalla crisi. Le rettifiche sui crediti in bonis hanno continuato a crescere, contribuendo alla forte riduzione della redditività nel 2020; la situazione di incertezza richiede notevole prudenza e il rafforzamento delle decisioni di accantonamento, soprattutto da parte delle banche meno significative. Lo scorso anno la pandemia non ha rallentato i piani di dismissione dei crediti deteriorati.

La patrimonializzazione è ulteriormente migliorata nel secondo semestre del 2020, sia per le banche significative sia per quelle meno significative, principalmente grazie alla ricomposizione delle attività in portafoglio verso esposizioni meno rischiose. Il divario tra la patrimonializzazione media delle banche significative italiane e quella degli intermediari significativi dei paesi partecipanti all’SSM si è sostanzialmente annullato.

Nella seconda metà dello scorso anno l'indice di solvibilità medio delle compagnie di assicurazione è salito, raggiungendo un livello superiore a quello della fine del 2019, soprattutto in seguito agli incrementi di valore dei titoli in portafoglio. Nell'anno la redditività si è leggermente ridotta; la liquidità degli attivi delle compagnie rimane adeguata.

Negli ultimi mesi è proseguita la crescita della raccolta netta dei fondi comuni (aperti, alternativi e immobiliari). La quota dei fondi aperti vulnerabili a richieste di rimborso elevate è aumentata ma resta bassa. I rischi per la stabilità finanziaria derivanti dal comparto si mantengono contenuti.

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