Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 2 - 2019

Il peggioramento del quadro congiunturale internazionale e le tensioni geopolitiche accrescono l'incertezza e i rischi per la stabilità finanziaria.

La forte riduzione dei tassi di interesse a livello globale aumenta la sostenibilità dei debiti e contribuisce a contenere la crescita dei rischi macroeconomici; può tuttavia indurre gli investitori a ricercare maggiori rendimenti in attività rischiose e incentivare l'accumulazione di livelli eccessivi di debito. Una fase prolungata di bassi tassi può comprimere la redditività delle banche e delle compagnie di assicurazione.

Nell'area dell'euro la crescita si è indebolita e si sono accentuati i rischi di un calo dell'inflazione; conseguentemente il Consiglio direttivo della BCE ha adottato un ampio pacchetto di misure espansive. Tra queste vi sono provvedimenti per attenuare l'impatto sulla redditività degli intermediari derivante dalla nuova riduzione del tasso di interesse, già negativo, applicato ai depositi presso la banca centrale.

Le banche europee stanno proseguendo il graduale rafforzamento dei bilanci e il settore è nel complesso solido, anche se permangono casi di vulnerabilità. La redditività rimane bassa e le quotazioni azionarie sono molto contenute rispetto ai valori di bilancio, in particolare per gli intermediari di maggiore dimensione e complessità. In diversi paesi sono aumentati i rischi che derivano da una possibile sopravvalutazione delle quotazioni immobiliari e dall'indebitamento delle famiglie.

In Italia i rischi per la stabilità finanziaria si sono leggermente attenuati negli ultimi mesi, in seguito al calo dei premi per il rischio sovrano. Il deterioramento del quadro macroeconomico e l'elevato debito pubblico continuano a rappresentare elementi di forte vulnerabilità ed espongono l'intera economia ai rischi connessi con un riacutizzarsi delle tensioni sui mercati.

La debolezza del ciclo economico incide negativamente sulla redditività delle imprese, ma gli effetti sfavorevoli sulla capacità di rimborso dei debiti sono mitigati dal basso livello dei tassi di interesse. Il settore delle famiglie resta solido. La flessione dei tassi di interesse incrementa il valore delle attività nel portafoglio e riduce gli oneri per il servizio del debito. Secondo i nostri modelli la quota di debito riconducibile alle imprese e alle famiglie finanziariamente vulnerabili aumenterebbe solo in caso di eventi macroeconomici particolarmente avversi.

Continua la riduzione della rischiosità degli attivi delle banche italiane, attraverso la cessione dei crediti deteriorati e politiche di erogazione dei prestiti molto selettive. Con l'attenuarsi delle tensioni sul debito sovrano gli intermediari hanno ripreso a vendere titoli pubblici. Il calo dei premi per il rischio ha favorito il collocamento di obbligazioni sui mercati internazionali a costi contenuti, benché ancora superiori a quelli sostenuti dalle banche degli altri principali paesi dell'area dell'euro. Prosegue, seppure gradualmente, il rafforzamento patrimoniale; va intensificato per alcuni intermediari di minore dimensione. Il costo medio della raccolta è prossimo allo zero e ulteriori cali dei tassi potrebbero avere effetti sulla redditività più marcati rispetto al passato.

Gli indicatori di solvibilità e la redditività delle compagnie di assicurazione italiane sono migliorati, in seguito alla riduzione del rischio sovrano. L'allineamento tra la durata finanziaria delle attività e quella delle passività rende i bilanci delle assicurazioni italiane meno esposti, rispetto a quelli delle compagnie di altri paesi europei, ai rischi derivanti da un periodo prolungato di tassi di interesse molto bassi. Un acutizzarsi di questo scenario potrebbe però rendere più onerosa l'offerta di polizze vita rivalutabili, con conseguenze negative sulla redditività delle assicurazioni.

In Italia il settore dei fondi comuni ha raggiunto dimensioni rilevanti, anche se la forte crescita degli anni passati sembra essersi arrestata. I rischi che derivano dagli investimenti dei fondi aperti in attività poco liquide sono limitati a comparti che rappresentano una quota molto contenuta dell'industria.

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