Rapporto annuale BCE sul 2022

Il 2022 ha segnato un punto di svolta per la politica monetaria della BCE. Le prospettive di inflazione sono mutate bruscamente per effetto di due tipologie di shock che hanno colpito l'economia contemporaneamente. Innanzitutto, l'area dell'euro ha subìto una serie senza precedenti di shock negativi dal lato dell'offerta, causati dalle interruzioni nelle catene di approvvigionamento indotte dalla pandemia, dall'ingiustificabile invasione dell'Ucraina da parte della Russia e dalla conseguente crisi energetica, che hanno significativamente accresciuto i costi degli input in tutti i settori dell'economia. In secondo luogo, si è verificato uno shock positivo della domanda a seguito della riapertura delle attività economiche dopo la pandemia, che ha consentito alle imprese di trasmettere gli aumenti dei costi ai prezzi molto più rapidamente e intensamente che in passato.

Alla fine del 2021 avevamo già annunciato l'intenzione di ridurre gradualmente gli acquisti netti nell'ambito del nostro programma di acquisto di attività (PAA) e di porre termine alla fine di marzo 2022 a quelli effettuati nel quadro del programma di acquisto per l'emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP). Nel complesso, tuttavia, l'intonazione della nostra politica monetaria restava fortemente accomodante, in quanto modulata in base al contesto di inflazione molto bassa dell'ultimo decennio e ai rischi deflazionistici di inizio pandemia. Abbiamo quindi adottato una serie di misure per normalizzare l'orientamento della politica monetaria e rispondere tempestivamente alla sfida che si profilava sul piano dell'inflazione.

Nel mese di marzo abbiamo accelerato la riduzione degli acquisti netti nel quadro del PAA e ad aprile abbiamo annunciato che ne prospettavamo l'interruzione nel terzo trimestre. A luglio abbiamo quindi aumentato i tassi di interesse di riferimento della BCE per la prima volta in 11 anni e nelle successive riunioni di politica monetaria li abbiamo innalzati ancora, con aumenti considerevoli. Il ritmo di tale aggiustamento ha costituito un segnale importante per i cittadini riguardo alla nostra determinazione a ridurre l'inflazione, e ha contribuito ad ancorare le aspettative di inflazione mentre quest'ultima accelerava.

In parallelo, abbiamo agito per assicurare che, mentre la politica monetaria si normalizzava, la nostra intonazione continuasse a trasmettersi ordinatamente a tutta l'area dell'euro attraverso i mercati finanziari. L'obiettivo è stato raggiunto attraverso due misure fondamentali. In primo luogo, abbiamo deciso di reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria connessi alla pandemia. In secondo luogo, abbiamo varato un nuovo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione (Transmission Protection Instrument).

Tuttavia, con l'evolvere delle prospettive di inflazione è apparso chiaro che conseguire un orientamento di politica monetaria sostanzialmente neutrale non sarebbe stato di per sé sufficiente. Si prevedeva che l'inflazione si sarebbe mantenuta troppo a lungo su valori eccessivamente al di sopra del nostro obiettivo del 2 per cento a medio termine e vi erano segnali che stesse diventando più persistente, con pressioni sui prezzi più generalizzate e un rafforzamento dell'inflazione di fondo. In tali circostanze abbiamo dovuto spostare i tassi di interesse in territorio restrittivo e frenare la domanda.

Nel mese di dicembre, dopo l'ultima riunione di politica monetaria dell'anno, abbiamo quindi annunciato che i tassi di interesse avrebbero continuato ad aumentare in misura significativa a un ritmo costante, per raggiungere livelli abbastanza restrittivi da assicurare un tempestivo ritorno dell'inflazione al nostro obiettivo. Al tempo stesso abbiamo dichiarato che, sebbene i tassi di interesse di riferimento della BCE costituissero il nostro principale strumento per definire l'orientamento di politica monetaria, avremmo anche iniziato a ridurre il portafoglio dei titoli del PAA a partire da marzo 2023, a un ritmo misurato e prevedibile. Questo annuncio era stato preceduto dalla decisione di ottobre di ricalibrare i termini e le condizioni applicati alla terza serie delle nostre operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, eliminando un deterrente al rimborso volontario anticipato dei fondi in essere. Tra la fine di giugno (quando sono terminati gli acquisti netti di attività) e la fine di dicembre le attività detenute per finalità di politica monetaria hanno registrato una diminuzione di circa 830 miliardi di euro, contribuendo alla normalizzazione del nostro bilancio.

Oltre a combattere l'inflazione elevata, abbiamo continuato a esaminare e ad affrontare, più in generale, gli ostacoli alla realizzazione del nostro mandato che derivano dal cambiamento climatico. Nel 2022 abbiamo adottato ulteriori misure per integrare considerazioni relative al cambiamento climatico nelle nostre operazioni di politica monetaria. Abbiamo condotto, fra l'altro, la prima prova di stress a fronte del rischio climatico su diverse esposizioni finanziarie iscritte nel nostro bilancio e abbiamo compiuto progressi nell'integrare più efficacemente l'impatto del cambiamento climatico nei nostri modelli macroeconomici. Da ottobre abbiamo avviato la decarbonizzazione delle obbligazioni societarie detenute nei nostri portafogli di politica monetaria, orientandoli verso emittenti con migliori prestazioni sotto il profilo climatico. Abbiamo inoltre deciso di limitare la quota di attività emesse da società non finanziarie con un'impronta di carbonio elevata che le controparti possono stanziare a garanzia nelle operazioni di rifinanziamento dell'Eurosistema.

Nel 2022 abbiamo continuato a impegnarci per restare all'avanguardia nello sviluppo tecnologico dei sistemi di pagamento e delle infrastrutture di mercato. In questo ambito, abbiamo intrapreso i preparativi per la transizione da Target2 a un nuovo e più moderno sistema di regolamento lordo in tempo reale, nonché diverse misure volte ad assicurare la raggiungibilità a livello paneuropeo dei fornitori di servizi di pagamento nell'ambito del sistema di regolamento dei pagamenti istantanei in Target (Target Instant Payment Settlement, TIPS). Nel 2022 le operazioni di pagamento istantaneo tramite TIPS sono aumentate di 17 volte rispetto al 2021.

Nel 2022 abbiamo anche celebrato il 20º anniversario dell'introduzione delle banconote e delle monete in euro, pietra miliare della nostra storia e simbolo tangibile dell'integrazione europea. Ad oggi il contante resta il mezzo di pagamento più utilizzato dai cittadini europei, con quasi il 60 per cento dei pagamenti, e senza dubbio continuerà a svolgere un ruolo importante nella vita delle persone. Tuttavia, con la crescente digitalizzazione dell'economia, dobbiamo assicurare che i cittadini europei abbiano accesso anche a metodi di pagamento digitali sicuri, efficienti e pratici. Per questo motivo l'Eurosistema sta valutando la possibilità di emettere un euro digitale. Nel 2022, nell'ambito della fase istruttoria ancora in corso, l'Eurosistema ha stabilito i principali impieghi dell'euro digitale e ha individuato diverse decisioni fondamentali da assumere riguardo alle caratteristiche che deve avere.

Al volgere dell'anno l'area dell'euro si apprestava a un nuovo ampliamento, con l'ingresso della Croazia il 1º gennaio 2023, a conferma dell'attrattiva dell'euro quale moneta in grado di conferire stabilità ai paesi che la adottano.

Niente di ciò sarebbe stato possibile senza l'impegno e la determinazione di tutto il personale della BCE nel servire i cittadini europei.

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