N. 64 - Discrezionalità delle autorità indipendenti e controllo giudiziale

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di Enrico Galantigiugno 2009

Scopo del presente lavoro - che costituisce ideale continuazione di una precedente ricerca in materia di poteri normativi delle authorities (Quaderno di ricerca giuridica, n. 41, Novembre 1996) - è quello di analizzare l'evoluzione delle tendenze dottrinali e giurisprudenziali sul tema del controllo giudiziale della discrezionalità della P.A. con particolare riferimento alle c.d. autorità amministrative indipendenti.

Dall'analisi emerge come dagli albori della giurisprudenza amministrativa ad oggi la problematica del controllo giudiziale in materia discrezionalità tecnico-amministrativa presenti una notevole continuità delle tematiche di fondo.

Lo studio intersettoriale della giurisprudenza permette di verificare come tale problematica non subisca, nelle diverse materie oggetto di esame, variazioni di rilievo atteso che i termini di fondo della dialettica (esistenza ed estensione di un nucleo "di merito" riservato all'amministrazione, latitudine, profondità e strumenti del controllo giudiziale in sede di giurisdizione di legittimità) rimangono essenzialmente gli stessi sia che oggetto dell'esame giudiziale siano l'urbanistica, gli appalti, la tutela paesaggistica e storico-artistica o le valutazioni di idoneità dei dipendenti pubblici, che la tutela della concorrenza e del mercato o la vigilanza bancaria e finanziaria.

Mentre l'accresciuta importanza qualitativa e quantitativa dei settori affidati alle authorities ha accentuato la rilevanza della problematica del riesame giudiziale dei loro atti ed ha portato, in sede processuale, all'introduzione di un rito acceleratorio inteso a dare alle relative controversie una più sollecita soluzione, non sembra che essa abbia prodotto un mutamento di fondo del modo con il quale il giudice deputato al controllo del corretto esercizio del potere amministrativo ha affrontato la problematica stessa. L'innovazione più significativa in materia si colloca a cavallo dell'ultima decade dello scorso secolo quando la giurisprudenza ed il legislatore arrivano ad introdurre la C.T.U. fra i mezzi istruttori esperibili innanzi al giudice amministrativo.

Dall'esame della giurisprudenza formatasi successivamente sembra emergere come l'effetto di questa innovazione sia stato prevalentemente quello di aumentare nel giudice amministrativo la consapevolezza di essere investito di un controllo diretto ed intrinseco del corretto uso della discrezionalità (tecnico-amministrativa) da parte della P.A. (sia essa di tipo tradizionale ovvero "indipendente"), sotto il profilo della correttezza giuridica e della coerenza logica, portando ad una ridefinizione dell'area del "merito" sottratto al riesame giudiziale.

L'ammissione della C.T.U. nell'ambito del processo amministrativo ha avuto quindi l'effetto di aver dato maggior forza e consapevolezza ad un indirizzo giurisprudenziale favorevole ad un controllo intrinseco della discrezionalità. È interessante notare come ciò sia avvenuto a prescindere dal concreto utilizzo dell'istituto che, nelle materie oggetto del presente studio, non sembra sia stato particolarmente diffuso.

È forse presto per valutare appieno gli effetti di lungo periodo che l'affermarsi di un controllo giudiziale esteso al fatto ed al giudizio tecnico, con la conseguente progressiva riduzione della sfera di discrezionalità riservata all'amministrazione, può avere sull'agire della P.A. È tuttavia probabile che esso stimoli un ulteriore rafforzamento del rigore e dell'analiticità dell'istruttoria procedimentale che tradizionalmente caratterizza i provvedimenti delle autorità amministrative indipendenti.

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