N. 7 - La legge bancaria: evoluzione normativa e orientamenti esegetici

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di Giorgio Sangiorgio e Francesco Capriglionegiugno 1986

Il cinquantenario del r.d.l. 12 marzo 1936 n. 375, che cade il corrente anno, rappresenta l'occasione per una riflessione sulla validità della vigente legge bancaria e sul permanere della sua configurazione di normativa-base per la disciplina del sistema finanziario italiano.

Invero da più parti, in sede tecnica e politica, sembra affiorare un orientamento che considera ineludibile un processo di revisione legislativa della disciplina contenuta nel decreto del 1936 e successive modificazioni, si da auspicare l'adeguamento dei contenuti alle profonde trasformazioni che si sono e si stanno verificando nella realtà economica del Paese. Peraltro, un'adesione non sufficientemente meditata a siffatto ordine d'idee potrebbe risultare frutto di valutazioni che non tengono conto di quanto, nella sostanza, l'originario corpo normativo del 1936 sia tuttora vitale, tanto da aver accolto ed assorbito le innovazioni succedutesi nel tempo senza che il disegno unitario di base ne soffrisse; e ciò a prescindere dalla inconciliabilità di certe scelte riformatrici, che pure vengono proposte, con fondamentali e tuttora validi principi del vigente ordinamento positivo.

Di qui l'esigenza di una ricerca finalizzata ad individuare l'essenza dell'attuale normativa sull'ordinamento bancario quale si offre oggi all'interprete nel quadro complessivo della legislazione economica; ciò implica la necessità di verifiche condotte non soltanto sulle disposizioni strido sensu riferibili al settore creditizio, ma in generale su quelle volte alla disciplina del più ampio fenomeno dell'intermediazione finanziaria.

In tale contesto, se il richiamo agli interventi legislativi degli anni venti assurge a presupposto per un esatto intendimento della ratio dei provvedimenti emanati nel decennio successivo, un opportuno completamento dell'indagine non può escludere l'esame della normativa successiva, fino a giungere a quella di attuazione delle direttive comunitarie in materia bancaria, mediante la quale si è conseguito il superamento della visione di un ambito creditizio nazionale, nella prospettiva di una profonda integrazione economica europea.

Analoga rilevanza sembra debba riconoscersi alla disciplina, spesso ancora allo stato embrionale, di rapporti finanziari che la prassi operativa più recente ha enucleato. Riportare al sistema, mediante opportuni raccordi normativi, una fenomenologia ignota all'epoca dell’emanazione della legge bancaria appare rispondente ad un criterio ordinatore conforme alle finalità perseguite con gli interventi legislativi della seconda metà degli anni trenta.

A fronte di una progressiva stratificazione legislativa, è compito dell'interprete riscontrarne la coerenza con il quadro istituzionale e l'adeguatezza al modello organizzativo della nostra economia. Si rivela, pertanto, indispensabile valutare il contributo dato alla evoluzione della normativa in materia dalla dottrina che ha provveduto a chiarire difficoltà di lettura di talune disposizioni e ha offerto numerosi spunti che rilevano in sede di coordinamento tra le diverse leggi di settore, concorrendo quindi, talvolta in modo determinante, a fornire risposte all'interrogativo se accedere, e in quale misura, a ventilati propositi di riforma.

Sotto un profilo tecnico sembrano incontestabili i risultati positivi acquisiti dalfutilizzo dello schema interventistico che si rinviene come momento centrale della organizzazione pubblicistica del settore creditizio. La riferibilità di questo a criteri di "amministrativizzazione" ha consentito forme di disciplina elastica, particolarmente valide per la regolamentazione di rapporti economici; metodologia questa che è stata, al presente, riproposta nel progetto di legge per la nuova disciplina valutaria, la quale per molti versi si configura assimilabile a quella bancaria.

Nella consapevolezza dell'importanza di una ricerca atta a chiarire le delicate problematiche cui dianzi si faceva cenno, la Relazione della Banca d'Italia per l'anno 1985 si richiama all'evento del cinquantenario della legge sul credito per riproporne i contenuti all'attenzione di quanti, studiosi ed operatori, di essa si occupano in un attento approfondimento e in una quotidiana pratica di lavoro. A fondamento delle considerazioni esposte sono stati preordinati, nell'ambito della Banca, studi di carattere economico e giuridico sulla rispondenza della normativa creditizia, nella sua più lata accezione, alle esigenze di disciplina del sistema finanziario. In tale contesto si colloca il presente lavoro, il quale pertanto si propone il limitato obiettivo di una sintetica ricostruzione degli eventi legislativi che hanno preceduto e seguito l'emanazione del decreto-legge del '36 e, quindi, la prospettazione delle ipotesi interpretative in argomento formulate dalla dottrina. Il risultato sperato è di fornire spunti alla riflessione degli studiosi, degli operatori e dei politici in una materia in cui interventi normativi radicali rischiano di non risolvere i problemi esistenti e di crearne di nuovi.

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