Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita - dicembre 2010, n. 4Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Dal 1° al 20 dicembre 2010 si sono svolte le interviste dell’indagine trimestrale Banca d'Italia – Il Sole 24 Ore sulle aspettative di inflazione e crescita. Hanno partecipato 481 imprese con almeno 50 addetti, di cui 281 operanti nell’industria e 200 nel settore dei servizi.

I principali risultati

Aspettative di inflazione in Italia e variazione dei prezzi di vendita delle imprese

In dicembre il ritmo di crescita tendenziale dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo è stato del 2,0 per cento, superiore per 1,2 punti percentuali alle aspettative rilevate nell’inchiesta di dodici mesi fa.

Le attese sul ritmo di crescita sui dodici mesi dei prezzi al consumo segnalano un progressivo incremento sugli orizzonti temporali più distanti: l’inflazione si collocherebbe all’1,9 per cento a sei mesi (rilevata per la prima volta in questa inchiesta), aumenterebbe al 2,0 a un anno e al 2,2 a due anni. Rispetto al sondaggio di settembre sono state riviste al rialzo, di due decimi di punto percentuale, le previsioni a dodici e a ventiquattro mesi, che ora si collocano sopra quelle degli analisti professionali sugli stessi orizzonti temporali.

Le imprese hanno dichiarato di aver aumentato i propri prezzi di vendita dello 0,9 per cento rispetto a un anno prima, mezzo punto percentuale in più rispetto a quanto registrato nelle due precedenti rilevazioni. L’incremento dei listini è risultato lievemente inferiore alle attese formulate dalle stesse imprese nell’inchiesta condotta a dicembre 2009 per i successivi dodici mesi (1,1 per cento). I rincari maggiori si registrano nel settore industriale (1,3 per cento, contro 0,6 in quello dei servizi) e per le aziende con oltre 1.000 addetti (1,1 per cento). A livello territoriale, gli aumenti dei listini dichiarati dalle imprese appaiono più elevati al Centro e al Sud.

Per i prossimi dodici mesi le imprese anticipano in media una revisione al rialzo dei propri listini (1,4 per cento), più marcata al Nord (1,7). Tra i fattori che eserciterebbero le maggiori pressioni al rialzo si rafforzano ulteriormente le spinte provenienti dalle quotazioni delle materie prime e, in misura minore, dal costo del lavoro; le politiche di prezzo dei principali concorrenti continuerebbero a esercitare invece un’azione di contenimento.

Valutazioni sulla situazione economica generale

Nel quarto trimestre del 2010 non hanno trovato conferma i progressi nelle valutazioni sul quadro congiunturale corrente registrati nell’inchiesta di settembre. La percentuale delle aziende che segnalano una condizione economica invariata rispetto al periodo precedente è rimasta ampiamente maggioritaria e pressoché costante (65,3 per cento contro il 66,1 di settembre); il saldo tra la quota di imprese che hanno riportato giudizi di miglioramento delle condizioni economiche generali e quelle che ne hanno segnalato un peggioramento è tornato negativo (−16,1 punti percentuali; era positivo per 6,4 punti nell’inchiesta precedente). I saldi, negativi, appaiono più modesti nell’industria e nel Nord Est, più ampi per le imprese operanti nel settore dei servizi e per quelle aventi sede nel Centro e al Sud.

Anche i giudizi sulle prospettive a breve termine appaiono meno favorevoli rispetto alla rilevazione precedente: la percentuale di imprese che attribuiscono al miglioramento della situazione economica nel prossimo trimestre una probabilità superiore a un quarto è pari al 18,6 per cento, 1,7 punti percentuali in meno di quanto rilevato a settembre; un maggiore ottimismo si registra tra le aziende con almeno 1.000 addetti.

Evoluzione della domanda

Le valutazioni sull’andamento della domanda negli ultimi tre mesi hanno registrato un sostanziale peggioramento rispetto all’inchiesta di settembre: è aumentata fortemente la quota di imprese che ritiene diminuita la domanda dei propri prodotti rispetto al trimestre precedente, al 24,5 per cento (dal 16,6 della precedente rilevazione), a fronte di una riduzione di quelle che la ritengono invariata (al 52,5 per cento, dal 57,9) e di quelle che la giudicano in espansione (al 23 per cento, dal 25,6). Il saldo fra i giudizi di miglioramento e quelli di peggioramento è marcatamente negativo tra le imprese che esportano fino a un terzo del proprio fatturato e nel comparto dei servizi e, a livello geografico, per quelle localizzate nel Nord Ovest e al Centro.

Le valutazioni si confermano nettamente più favorevoli per le aziende esportatrici, in particolare quelle che realizzano fuori dai confini nazionali almeno un terzo del proprio fatturato, pur in presenza di una minore vivacità della domanda estera. Con riferimento all’andamento di quest’ultima, il saldo fra i giudizi di miglioramento e quelli di peggioramento, pur rimanendo positivo, si è quasi dimezzato rispetto alla precedente rilevazione (ora a 14,8 punti percentuali, da 27,4).

Valutazioni delle condizioni operative delle imprese

Per circa due terzi delle imprese le condizioni economiche in cui si troveranno a operare nel prossimo trimestre rimarrebbero invariate; si è ampliato il saldo, negativo, fra le quote di aziende che si attendono un miglioramento e quelle che anticipano un peggioramento (a −3,8 punti percentuali, da −0,6), riflettendo soprattutto aspettative più sfavorevoli da parte delle imprese operanti nel comparto dei servizi (−18,4 per cento, contro −5,4 della precedente rilevazione).

Tra i fattori che influenzeranno le condizioni di attività delle imprese, la variazione della domanda continua a esercitare un’influenza positiva, anche se attenuata rispetto ai quattro trimestri precedenti; restano negativi gli effetti attesi circa l’andamento del costo del lavoro e dei prezzi delle materie prime, nonché quelli relativi alle condizioni di accesso al credito.

Le previsioni a tre anni sulle condizioni operative si mantengono sostanzialmente invariate: quasi due terzi delle imprese si attende un miglioramento (64,3 per cento, da 63,7 della rilevazione precedente), mentre il 15,7 per cento ne anticipa un peggioramento (contro il 14,8 in settembre). I giudizi di miglioramento sono particolarmente diffusi fra le imprese industriali e quelle con almeno 1.000 dipendenti.

Condizioni per l’investimento

Le valutazioni sulle condizioni di investimento sono risultate più sfavorevoli rispetto all’inchiesta precedente: il saldo percentuale tra la quota di aziende che le giudicano in miglioramento e quelle che le considerano in peggioramento è tornato negativo, a −8,5 punti, dopo un trimestre in cui si era collocato su valori lievemente positivi (2,3 punti percentuali in settembre). Il saldo negativo è particolarmente ampio tra le imprese dei servizi e quelle con sede nel Mezzogiorno. La percentuale di imprese che ritengono invariate le condizioni per l’investimento, pur ampiamente maggioritaria, è lievemente scesa, al 72,1 per cento (dal 73,9 nella rilevazione precedente).

Scorte di prodotti finiti

La percentuale di imprese operanti nel comparto industriale che dichiara di aver aumentato le proprie scorte di prodotti finiti fra il terzo e il quarto trimestre del 2010 è rimasta invariata rispetto alla rilevazione precedente (al 16,9 per cento). Per contro, si è ridotta la quota, già maggioritaria, di quelle che hanno mantenuto invariate le giacenze (54,3 per cento, dal 57).

Si è stabilizzata sull’85 per cento la percentuale di aziende che giudicano adeguato il livello attuale di scorte.

Condizioni di accesso al credito

La quota di imprese che segnala invarianza di condizioni di accesso al credito rimane superiore all’80 per cento. Risulta lievemente aumentata sia l’incidenza delle imprese che segnalano un peggioramento di tali condizioni (13,9 per cento, dal 12,4 del trimestre precedente) sia quella di coloro che indicano un miglioramento (5,1 per cento, da 3,4); il saldo percentuale rimane negativo e sostanzialmente invariato, intorno a 9 punti percentuali.

Dinamica dell’occupazione

La quota di aziende che prevedono una riduzione del proprio personale nel prossimo trimestre si è mantenuta, per l’undicesimo trimestre consecutivo, superiore a quella di coloro che ne stimano una crescita; il saldo negativo si è ampliato a −8,8 punti percentuali, da −3,7 punti in settembre.

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