Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita - settembre 2010, n. 53Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Dal 2 al 20 settembre 2010 si sono svolte le interviste dell’indagine trimestrale Banca d'Italia – Il Sole 24 Ore sulle aspettative di inflazione e crescita. Hanno partecipato 472 imprese con almeno 50 addetti, di cui 270 operanti nell’industria e 202 nel settore dei servizi.

I principali risultati

Aspettative di inflazione in Italia e variazione dei prezzi di vendita delle imprese

Le attese sul tasso d’inflazione al consumo per i prossimi dodici mesi sono rimaste pressoché invariate rispetto al sondaggio precedente, all’1,8 per cento, sostanzialmente in linea con le previsioni degli  analisti professionali sullo stesso orizzonte temporale. Anche le aspettative a 24 mesi sono rimaste stabili al 2 per cento. In settembre il ritmo di crescita tendenziale dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo è stato dell’1,6 per cento, superiore di 0,5 punti percentuali alle aspettative rilevate nell’inchiesta di dodici mesi fa.

Le imprese hanno dichiarato di aver aumentato i propri prezzi di vendita dello 0,4 per cento nei dodici mesi precedenti, lo stesso aumento registrato nella rilevazione dello scorso giugno. Tale incremento dei listini è marcatamente inferiore a quello anticipato dalle imprese nel settembre 2009 per il periodo in esame (1,1 per cento). Gli aumenti maggiori si registrano per le imprese del settore industriale (0,9 per cento, contro una sostanziale stazionarietà dei prezzi nel comparto dei servizi) e per quelle con meno di 1.000 addetti (0,6 per cento). A livello territoriale, a fronte di rincari superiori all’1 per cento fatti segnare in media dalle aziende del Centro, quelle localizzate nelle altre aree hanno mantenuto i propri prezzi sostanzialmente invariati.

Per i prossimi dodici mesi le imprese anticipano in media una revisione al rialzo dei propri listini dell’1,2 per cento. Tra i fattori che spingerebbero al rialzo i prezzi si rilevano, in continuità con l’indagine precedente, le quotazioni delle materie prime e, in misura minore, il costo del lavoro; le politiche di prezzo dei principali concorrenti influirebbero invece in senso opposto.

Valutazioni sulla situazione economica generale

Nel terzo trimestre del 2010 le valutazioni sull’attuale quadro congiunturale hanno mostrato segni di lieve miglioramento, in un quadro ancora caratterizzato da notevole incertezza. La percentuale delle aziende che osservano una condizione economica invariata rispetto al trimestre precedente, già ampiamente maggioritaria nelle rilevazioni precedenti, è infatti ulteriormente aumentata (al 66,1 per cento, dal 60,9 di giugno); il saldo tra la quota di imprese che indicano un rafforzamento delle condizioni economiche generali e quelle che segnalano un peggioramento è tornato positivo (6,4 punti percentuali) per la prima volta dalla fine del 2009. A livello disaggregato, le valutazioni sono più ottimistiche nel comparto dell’industria e nel Nord Ovest, mentre il saldo delle opinioni permane negativo per le imprese operanti nel settore dei servizi e per quelle aventi sede nel Sud e nelle Isole.

Anche i giudizi circa le prospettive a breve termine del quadro congiunturale appaiono più favorevoli che nella scorsa rilevazione, pur rimanendo improntati alla cautela: la percentuale di imprese che attribuiscono al miglioramento della situazione economica nel prossimo trimestre una probabilità superiore a un quarto è pari al 20,3 per cento, circa 5 punti percentuali in più di quanto rilevato a giugno; le aziende più ottimiste sono quelle con almeno 1.000 addetti.

Evoluzione della domanda

Le valutazioni sull’andamento della domanda negli ultimi tre mesi si sono stabilizzate: si è leggermente ridotta la quota delle imprese intervista te che ritiene diminuita la domanda dei propri prodotti rispetto al trimestre precedente (al 16,6 per cento dal 17,9 della precedente rilevazione), mentre le percentuali di quelle che la ritengono invariata e che la giudicano in espansione sono salite in misura molto contenuta, rispettivamente al 57,9 e al 25,6 per cento, dal 57 e 25,1 per cento nell’inchiesta di giugno. Il saldo fra i giudizi di miglioramento e quelli di peggioramento rimane negativo nel comparto dei servizi e, a livello geografico, per le imprese localizzate nel meridione.

Le valutazioni si confermano più favorevoli per le aziende esportatrici, in particolare quelle che realizzano fuori dai confini nazionali almeno un terzo del proprio fatturato, riflettendo anche la maggiore vivacità della domanda estera: con riferimento a quest’ultima, il saldo fra i giudizi di miglioramento e quelli di peggioramento è rimasto ampiamente positivo e in lieve crescita rispetto alla passata rilevazione (ora a 27,4 punti percentuali, da 25,3).

Valutazioni delle condizioni operative delle imprese

Per quanto riguarda le previsioni sulle condizioni economiche in cui le imprese opereranno nel prossimo trimestre, il saldo fra le aziende che si attendono un miglioramento e quelle che scontano un peggioramento è rimasto negativo, seppur in misura minore rispetto alla rilevazione precedente (−0,6 punti percentuali, da −2,9), riflettendo aspettative meno sfavorevoli da parte delle aziende operanti nel comparto dei servizi (−5,4 punti percentuali, dai −10,9 della precedente rilevazione). Oltre il 70 per cento delle imprese, comunque, si aspetta condizioni economiche invariate.

Tra i fattori che influenzeranno le condizioni di attività delle imprese, rimane immutato il contributo positivo della variazione della domanda; sostanzialmente invariate risultano anche le preoccupazioni in merito all’andamento del costo del lavoro, dei prezzi delle materie prime e, in misura minore, delle condizioni di accesso al credito.

Le previsioni a tre anni sulle condizioni operative sono pressoché stabili: una larga maggioranza di imprese si attende un miglioramento (63,7 per cento, in linea con la rilevazione precedente), mentre il 14,8 per cento sconta un peggioramento (dal 14,4 in giugno). I giudizi di miglioramento sono particolarmente diffusi fra le imprese industriali e quelle con almeno 1.000 dipendenti.

Condizioni per l’investimento

Nel terzo trimestre 2010 le valutazioni delle imprese sulle condizioni di investimento, pur migliorate rispetto a giugno, sono rimaste caute: la percentuale di coloro che le ritengono invariate sfiora il 74 per cento (dal 69,9 nella rilevazione precedente); il saldo tra la quota di aziende che le giudicano in miglioramento e quelle che le considerano in peggioramento è tornato positivo, per 2,3 punti percentuali, dopo due trimestri consecutivi in cui si era collocato su valori negativi (−5,3 punti percentuali in giugno). Il saldo rimane negativo per le sole aziende operanti nel Mezzogiorno.

Scorte di prodotti finiti

La percentuale di imprese operanti nel comparto industriale che dichiara di aver aumentato le proprie scorte di prodotti finiti fra il secondo e il terzo trimestre 2010 si è ridotta rispetto alla rilevazione precedente (al 16,9 per cento, dal 20,9). Per contro, è ulteriormente cresciuta la quota, già maggioritaria, di quelle che hanno mantenuto invariate le giacenze (57 per cento, dal 54).

Si è fortemente ampliata rispetto al trimestre precedente la percentuale di imprese che giudicano adeguato il livello attuale di scorte, ora pari all’85,1 per cento (dal 79,6 della precedente inchiesta.

Condizioni di accesso al credito

La percentuale di imprese che considera invariate rispetto al trimestre precedente le condizioni di accesso al credito è cresciuta ulteriormente, all’84,2 per cento (dall’80 nella rilevazione precedente). Il saldo fra le aziende che le giudicano in miglioramento e quelle che le valutano in peggioramento, pur rimanendo negativo, si è ridotto (−9,0 punti percentuali, da −10,2).

Dinamica dell’occupazione

Le attese a breve termine sull’occupazione continuano ad essere negative, anche se in misura minore rispetto al sondaggio di giugno. La quota di aziende che prevedono una riduzione del proprio personale nel prossimo trimestre si è mantenuta, per il decimo trimestre consecutivo, superiore a quella di coloro che ne stimano una crescita; tale saldo è però fortemente diminuito, attestandosi a 3,7 punti percentuali (da 11,9 punti percentuali in giugno).

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