Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita dicembre 2009, n. 2Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Dal 2 al 21 dicembre 2009 si sono svolte le interviste dell’indagine trimestrale Banca d'Italia – Il Sole 24 Ore sulle aspettative di inflazione e crescita. Hanno partecipato 458 imprese con almeno 50 addetti, di cui 264 operanti nell’industria e 194 nel settore dei servizi.

I principali risultati

Aspettative di inflazione in Italia e variazione dei prezzi di vendita delle imprese

Le attese sul tasso d’inflazione al consumo per i prossimi dodici mesi sono scese dall’1,1 per cento della rilevazione di settembre allo 0,8 per cento, un livello inferiore a quello indicato dai previsori professionali. Anche le aspettative d’inflazione a 24 mesi si sono ridotte, collocandosi all’1,3 per cento (1,8 nella rilevazione precedente); sono lievemente superiori al Sud, per le imprese del terziario e per quelle con almeno 1.000 addetti.

La variazione sui 12 mesi dei prezzi che le imprese praticano sui propri prodotti è tornata lievemente positiva (0,1 per cento), dopo essere stata negativa nelle due ultime rilevazioni (–0,6 per cento in settembre). L’incremento dei prezzi di vendita è risultato più marcato per le imprese dei servizi (0,4 per cento) e per quelle con almeno 1.000 addetti (0,3); la dinamica è invece rimasta negativa, seppur con ritmo decrescente, nell’industria (–0,8 per cento; –1,2 in settembre). A livello territoriale, sono state riscontrate flessioni per le imprese con sede nelle regioni del Nord Ovest e, in misura più contenuta, del Mezzogiorno (–1,3 e –0,3 per cento, rispettivamente).

Per i prossimi dodici mesi le imprese anticipano in media un rincaro dei propri prodotti dell’1,1 per cento, un ritmo invariato rispetto a quello della rilevazione precedente, con aumenti più consistenti nel settore dei servizi (1,2 per cento) che nell’industria (0,7). Aumenti relativamente più elevati sono inoltre attesi dalle aziende con almeno 1.000 addetti e da quelle del Centro (rispettivamente 1,3 e 1,2 per cento). Tra i fattori che influenzeranno al rialzo i propri prezzi di vendita, le imprese segnalano, in continuità con quanto dichiarato a settembre, pressioni derivanti dai corsi delle materie prime e, seppur di entità ancora modesta, dal miglioramento della domanda; si contrappongono gli effetti negativi delle politiche di prezzo dei principali concorrenti.

Valutazioni sulla situazione economica generale

L’indagine mostra una sostanziale stabilizzazione delle valutazioni in merito all’attuale situazione economica generale, che è ritenuta immutata rispetto a tre mesi fa dal 65,3 per cento delle imprese (contro il 63,9 della rilevazione di settembre); rimane pressoché invariato (a 3,1 punti percentuali) il saldo tra giudizi positivi e negativi.

Le valutazioni circa le prospettive a breve termine della situazione economica generale confermano i segnali più favorevoli emersi a partire dall’inchiesta di giugno; rispetto a settembre, si riscontra una riduzione di circa 4 punti percentuali della quota di imprese che giudica nulla o assai modesta la probabilità di miglioramento nei prossimi tre mesi.

Evoluzione della domanda

Le valutazioni delle imprese segnalano un lieve recupero congiunturale della domanda; il saldo percentuale tra le imprese che indicano un miglioramento e quelle che indicano un peggioramento è diventato positivo (3,1 punti da –4,4 in settembre). Al persistere del pessimismo delle imprese che operano prevalentemente sul mercato interno si contrappongono valutazioni più  favorevoli per quelle che esportano almeno un terzo del fatturato. Per le imprese esportatrici, il saldo tra giudizi di miglioramento e di peggioramento della domanda di fonte estera, ancora lievemente negativo nella rilevazione di settembre, è diventato positivo per cinque punti percentuali; il recupero è stato più accentuato per le imprese che esportano una quota maggiore del fatturato.

Valutazioni delle condizioni operative delle imprese

L’incidenza dei giudizi di stabilità delle condizioni operative aziendali nei prossimi tre mesi sale al 73,2 per cento dal 63,4 del trimestre precedente; il saldo negativo tra la quota di imprese che si aspettano un miglioramento e quella che prevedono un peggioramento si è lievemente accentuato (da –0,8 a –1,9 punti percentuali) soprattutto per effetto delle opinioni delle imprese dei servizi.

Al persistere di attese di un modesto contributo positivo della variazione della domanda (più apprezzabile per le imprese di minori dimensioni) si accompagna il lieve acuirsi delle preoccupazioni circa l’andamento del costo del lavoro, dei corsi delle materie prime e delle condizioni di accesso al credito.

Le previsioni a tre anni rimangono fortemente positive: il 75,4 per cento delle imprese si attende un miglioramento delle proprie condizioni operative, l’11,6 per cento un peggioramento. Il saldo tra giudizi positivi e negativi si è tuttavia appena ridotto rispetto a settembre (da 64,3 a 63,8 punti percentuali), riflettendo una maggiore prudenza delle attese nel comparto dei servizi.

Condizioni per l’investimento

Al momento delle interviste, per il 70,5 per cento delle imprese le condizioni per l’investimento risultano invariate rispetto al periodo precedente; il 13 per cento ne segnala un peggioramento, il 16,5 un miglioramento, confermando, pur con una riduzione, il saldo positivorilevato in settembre. Le valutazioni sono più favorevoli nel comparto dei servizi.

Condizioni di accesso al credito

Il 19,9 per cento delle imprese (18,6 a settembre) valuta che le condizioni di accesso al credito siano peggiorate rispetto a tre mesi fa; il 74,8 per cento (75 a settembre) le giudica invariate,  mentre il restante 5,3 per cento (6,3 a settembre) ne indica un miglioramento. Rispetto alla precedente rilevazione il saldo tra giudizi positivi e negativi passa da –12,3 a –14,6. Le valutazioni sono meno sfavorevoli al crescere della dimensione d’impresa, mentre appaiono più negative per le aziende con sede nel Mezzogiorno.

Dinamica dell’occupazione

Rimangono sfavorevoli le attese a breve termine sul mercato del lavoro: la quota di imprese che stimano una riduzione del numero di addetti (28,6 per cento) si conferma superiore a quella che ne prevede un incremento (9,7), in misura pressoché analoga alla rilevazione precedente. Il saldo negativo è particolarmente ampio nell’industria, dove il 30,8 per cento delle imprese prevede una riduzione dell’impiego di lavoro e solo il 7,4 per cento ne attende un incremento. A livello geografico le indicazioni più sfavorevoli provengono dalle aziende del Centro, quelle meno sfavorevoli dalle imprese del Nord. In linea con gli esiti delle precedenti tre indagini, le modalità di aggiustamento dell’input di lavoro cui le aziende intendono ricorrere in modo prevalente sono il blocco delle assunzioni e del turnover, la riduzione dei turni e degli orari e il mancato rinnovo dei contratti a termine; risulterebbe invece relativamente meno utilizzato il ricorso agli incentivi all’uscita volontaria dei dipendenti e ai licenziamenti.

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