Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita - marzo 2009, n. 18Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Dal 3 al 23 marzo 2009 si sono svolte le interviste dell’indagine trimestrale Banca d’Italia – Il Sole 24 Ore sulle aspettative di inflazione e crescita. Hanno partecipato 449 imprese con almeno 50 addetti, di cui 265 operanti nell’industria e 184 nei servizi.

I principali risultati

Aspettative di inflazione in Italia e variazione dei prezzi di vendita delle imprese

Le attese sul tasso d’inflazione al consumo in Italia per i dodici mesi successivi si sono collocate all’1,4 per cento, in rapida diminuzione rispetto a quelle censite nel mese di dicembre (2,8 per cento), in linea con il calo registrato dal dato ufficiale, e rimanendo, come in passato, al di sopra delle stime dei previsori professionali.

Nel mese di marzo 2009 il tasso di inflazione al consumo è stato dell’1,0 per cento, inferiore di ben 2,3 punti percentuali alle aspettative delle aziende rilevate un anno prima.

In marzo le imprese hanno dichiarato di aver accresciuto i propri prezzi di vendita dell’1 per cento nei dodici mesi precedenti, 8 decimi di punto percentuale in meno rispetto alla rilevazione dello scorso dicembre. Il rallentamento è più accentuato per le imprese industriali (che segnalano un incremento dei prezzi dello 0,7 per cento rispetto al 2,5 della precedente rilevazione) che per quelle dei servizi (1,2 per cento dall’1,5 dello scorso dicembre). Nella media dei due comparti l’incremento realizzato dei prezzi è inferiore a quello atteso nel marzo del 2008 per il periodo in analisi (1,7 per cento). Per i prossimi dodici mesi, le aziende stimano un incremento dello 0,6 per cento, in linea con le aspettative espresse nel sondaggio di dicembre. A influenzare al ribasso la dinamica dei propri prezzi sono soprattutto le politiche condotte dai concorrenti e l’andamento della domanda complessiva; solo per le imprese industriali rileva anche l’andamento delle quotazioni delle materie prime.

Nelle inchieste passate le imprese hanno fornito previsioni di incremento dei propri prezzi che si sono rivelate inferiori rispetto all’aumento dell’indice generale realizzato nel corso dei 12 mesi successivi. Anche riguardo alle variazioni dei propri prezzi nei dodici mesi precedenti, le aziende intervistate segnalano solitamente rincari minori rispetto all'indice ufficiale generale.

Valutazioni sulla situazione economica generale

Nelle valutazioni delle imprese circa la situazione economica generale si conferma il quadro  pessimistico emerso nell’indagine di dicembre: l’88 per cento delle imprese stima che la situazione economica generale dell’Italia sia ora peggiore rispetto a tre mesi fa (87 per cento in dicembre), il 12 per cento ritiene che sia rimasta invariata mentre si mantiene prossima allo zero la percentuale di aziende che valutano migliore la situazione. Nel giudizio prospettico sull’evoluzione delle condizioni economiche generali nei prossimi tre mesi, la quota di imprese che scludono del tutto un miglioramento scende al 67,6 per cento dal 70,8 di dicembre mentre quella che assegna una probabilità di miglioramento superiore al 25 per cento sale al 7 per cento dal 5,5 di dicembre; come in dicembre, le attese sono meno negative fra le aziende che operano nelle regioni del Centro e, marginalmente, fra quelle con almeno 1.000 addetti.

Valutazione delle condizioni operative delle imprese

Dopo il grave deterioramento registrato nell’indagine di dicembre, i giudizi sulle proprie condizioni operative mostrano alcuni segnali di recupero. La quota di imprese che stima un peggioramento delle proprie condizioni operative nei prossimi tre mesi è superiore al 60 per cento, ma leggermente inferiore a quello registrato in dicembre (66,3 per cento); il saldo fra le valutazioni ottimistiche e quelle pessimistiche è negativo per oltre 55 punti percentuali, ma migliora in misura significativa rispetto alla precedente indagine (–64 punti; era negativo per circa 30 punti nei primi tre trimestri del 2008).

A pesare sulle aspettative delle aziende rispetto alla propria attività nel prossimo trimestre sono la dinamica della domanda e la disponibilità e il costo del credito; ad esse si aggiunge l’andamento del costo del lavoro.

Rimangono positive e in miglioramento rispetto allo scorso trimestre le attese relative alle condizioni economiche nel medio periodo, soprattutto nell’industria, mentre emerge una maggiore cautela nel settore dei servizi.

Condizioni per l’investimento

La maggioranza delle imprese (56 per cento) indica che le condizioni per investire sono oggi peggiori rispetto a tre mesi fa (lo scorso dicembre le aziende che ne segnalavano un deterioramento erano però più numerose, circa i due terzi del totale); il 32 per cento le giudica immutate e il 12 migliorate, in rialzo, rispettivamente, dal 26 e dal 9 del sondaggio precedente. Le valutazioni mostrano un recupero più netto nell’industria rispetto ai servizi, mentre il saldo fra opinioni positive e negative rimane molto sfavorevole nel Mezzogiorno (–68 punti percentuali).

Condizioni di accesso al credito

Rispetto al sondaggio condotto in dicembre diminuisce, dal 41 al 37 per cento, la proporzione delle imprese che segnala un peggioramento delle condizioni di accesso al credito, con un modesto incremento di quante le valutano invariate (poco meno del 60 per cento). Le risposte si mostrano omogenee per comparto di attività economica, sede geografica e dimensione delle aziende. Tra le imprese che hanno richiesto nuove linee di credito o l’ampliamento di quelle già in essere le valutazioni negative rimangono largamente prevalenti, sebbene in misura inferiore rispetto alla precedente rilevazione.

Dinamica dell’occupazione

Rimangono sfavorevoli le aspettative sulla dinamica dell’occupazione: le imprese che stimano una riduzione del numero di addetti (circa un terzo di quelle intervistate) superano nettamente quante ne prevedono un incremento (7 per cento). Rispetto all’inchiesta di dicembre, tuttavia, il divario si riduce da 34 a 26 punti percentuali, grazie soprattutto all’industria (da –40 a –27 per cento). Le valutazioni peggiorano al crescere della dimensione d’impresa e sono particolarmente negative per le aziende con sede nel Sud e Isole. Fra le modalità di aggiustamento dell’impiego di lavoro che le imprese prevederebbero di utilizzare, prevalgono il blocco delle assunzioni e del turnover, le riduzioni di turni e orari (incluso l’impiego della Cassa Integrazione Guadagni) e i mancati rinnovi di contratti a termine; appare invece trascurabile l’intenzione di ricorrere a licenziamenti e a incentivi all’uscita volontaria dei dipendenti.

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