Indagine Sole 24 Ore-Banca d'Italia sulle aspettative di inflazione e crescita - settembre 2004

Sono state intervistate 468 imprese con almeno 50 addetti, estratte casualmente dagli archivi della CERVED. Le interviste sono state condotte dalla Poster S.r.l. tra il 1° il 29 settembre.

Sintesi dei risultati

Inflazione al consumo

In Italia l'inflazione attesa per i prossimi dodici mesi è pari al 2,5 per cento, al pari di quanto rilevato lo scorso trimestre. Nell’area dell’euro l'inflazione attesa si attesta al 2,3 per cento (contro il 2,2 per cento riscontrato in giugno). Il differenziale tra il tasso di inflazione atteso in Italia e nell'area dell'euro diminuisce quindi lievemente rispetto alla rilevazione precedente. Le imprese di maggiori dimensioni presentano aspettative di un rialzo dei prezzi al consumo leggermente più contenute rispetto alla media. Nelle scorse edizioni dell’indagine gli errori di previsione per l’Italia si sono in genere rivelati più contenuti rispetto a quelli per l’area dell’euro, e dello stesso segno; per il mese di giugno 2004, i due errori erano della medesima entità, ma di segno opposto (rispettivamente +0,3 e –0,3 punti percentuali).

Variazione dei prezzi di vendita delle imprese

Le imprese in media hanno aumentato i propri prezzi di vendita dell'1,4 per cento negli ultimi 12 mesi, sostanzialmente in linea con quanto avevano previsto nel settembre 2003 (1,5 per cento). Per il prossimo anno ci si attende un rialzo di 1,9 punti percentuali, in crescita rispetto all’1,7 per cento indicato in giugno. Secondo le imprese intervistate, esso dipenderà soprattutto dalle tensioni sul mercato delle materie prime. Nelle regioni settentrionali e nel settore commerciale sono giudicate importanti anche le variazioni del costo del lavoro. L’attesa di una evoluzione della domanda piuttosto debole contiene le politiche di prezzo. Le imprese prevedono sistematicamente che i propri prezzi aumenteranno meno dell’indice generale nel corso dei 12 mesi successivi. Questa tendenza è ancora più evidente se si osserva il differenziale tra gli aumenti dei prezzi dichiarati con riferimento agli ultimi 12 mesi e i tassi di inflazione effettivamente realizzati sullo stesso orizzonte temporale.

Modalità di fissazione dei prezzi di vendita delle imprese

Il 46,2 per cento delle imprese (29,9 per cento nel Sud e Isole) stabilisce il prezzo di vendita del proprio prodotto o servizio principale applicando un margine percentuale sui costi sostenuti. Il 26,2 per cento fa riferimento ai prezzi praticati dai concorrenti. Il 20,1 per cento (30,1 nel Sud e Isole) tiene in forte considerazione le condizioni imposte dagli acquirenti. La regolamentazione dei prezzi riguarda il restante 7,5 per cento: la quota raggiunge il 16,4 per cento nel Centro, dove hanno sede le grandi imprese che erogano servizi di pubblica utilità.

Frequenza di verifica dei prezzi e orizzonte informativo di riferimento per le modifiche

Circa la metà delle imprese (44,4 per cento) sottopone a verifica i propri prezzi principalmente a intervalli di tempo predefiniti, ma anche a seguito di eventi straordinari che richiedano interventi. Solo il 36,9 per cento si affida esclusivamente ad un calendario di verifica predeterminato. Il 72,1 per cento delle imprese modifica i prezzi soprattutto sulla base delle aspettative sul futuro; il contesto operativo passato assume rilevanza superiore alla media per le imprese del commercio (39,9 per cento) e per quelle del Sud e Isole (34,3).

Rilevanza del timore di perdere clienti abituali nelle decisioni di prezzo

Il timore di perdere i clienti più affezionati è di importanza media nelle decisioni di modifica dei prezzi per il 57,1 per cento delle imprese; è molto importante per il 31,1 per cento. La distribuzione geografica, per settore e per classe dimensionale del fenomeno si presenta piuttosto omogenea.

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