Bollettino Economico n. 4 - 2016

La crescita globale rimane modesta

L’esito del referendum di giugno nel Regno Unito non ha avuto finora ripercussioni di rilievo sulle condizioni dei mercati finanziari internazionali; l’economia globale continua tuttavia a crescere a un ritmo contenuto. Le prospettive sono lievemente migliorate nelle economie emergenti, ma restano incerte nei principali paesi avanzati; la crescita attesa del commercio internazionale è stata ancora rivista al ribasso. Rischi derivano dalle tensioni di natura geopolitica alimentate dai conflitti in Medio Oriente, dalla minaccia del terrorismo e dai timori che gli sviluppi politici in molti paesi avanzati possano indurre a considerare forme di chiusura nazionale.

Nell’area dell’euro la crescita si è stabilizzata, l’inflazione resta bassa

Nell’area dell’euro l’espansione non ha finora risentito in misura significativa dell’incertezza globale. Nei mesi primaverili tuttavia l’attività economica ha rallentato e, in prospettiva, potrebbe riflettere l’indebolimento della domanda mondiale. L’inflazione al consumo dovrebbe risalire nei prossimi mesi, in seguito al progressivo esaurirsi dell’effetto del calo dei prezzi dei beni energetici registrato alla fine dello scorso anno; l’andamento di fondo non mostra però segnali di aumento duraturo – rispecchiando anche il permanere di margini rilevanti di capacità produttiva inutilizzata – e resta fonte di preoccupazione.

La politica monetaria rimarrà espansiva

Il Consiglio direttivo della BCE ha confermato che il considerevole grado di sostegno monetario incorporato nelle previsioni più recenti sarà mantenuto; se necessario, è pronto a intervenire ulteriormente con tutti gli strumenti a sua disposizione. Il Consiglio ha anche incaricato lo staff dell’Eurosistema di valutare le diverse opzioni tecniche per assicurare che l’attuazione del programma di acquisto di attività non incontri ostacoli.

In Italia la ripresa continua a ritmi moderati

In Italia, dopo un andamento stazionario nel secondo trimestre che ha riflesso un calo della domanda nazionale, il prodotto sarebbe tornato a crescere lievemente nel terzo. Nel corso dell’estate gli indicatori congiunturali (in particolare la produzione industriale e i sondaggi presso le imprese) si sono collocati su livelli coerenti con una contenuta espansione dell’attività economica. Malgrado la flessione degli ultimi mesi, il clima di fiducia delle famiglie si attesta su valori ancora elevati; le immatricolazioni di auto si sono mantenute sostanzialmente stazionarie.

L’accumulazione di capitale stenta a rafforzarsi

Dal primo trimestre del 2015 gli investimenti si sono riavviati, ma la dinamica è rimasta modesta rispetto sia agli altri paesi dell’area, sia a quanto rilevato in passato all’uscita da episodi recessivi. Secondo l’evidenza statistica, confermata dalle nostre indagini presso le imprese, gli investimenti non sono più frenati dalle condizioni di accesso al credito – tornate a essere accomodanti – ma risentono soprattutto delle prospettive della domanda ancora deboli. Sulla base di nostre analisi un ritorno ai ritmi di investimento osservati prima della crisi globale, oltre a rafforzare la ripresa ciclica, innalzerebbe la crescita potenziale in Italia di oltre mezzo punto percentuale.

Le esportazioni sono cresciute, ma risentono in prospettiva della congiuntura globale

Le esportazioni italiane sono aumentate nel secondo trimestre: il buon andamento ha interessato tutti i settori, in particolare la manifattura tradizionale, la metallurgia, la meccanica e l’alimentare. Tuttavia dall’estate sono emersi segnali di indebolimento, legati alle prospettive dell’economia globale e comuni all’intera area dell’euro.

L'occupazione cresce più del prodotto

L’occupazione è salita a ritmi superiori a quelli del prodotto, riflettendo anche gli effetti delle misure adottate dal Governo in tema di decontribuzione e di riforma del mercato del lavoro. Nel secondo trimestre l’occupazione è risultata più alta dell’1,8 per cento rispetto a quella di un anno prima; il tasso di disoccupazione è sceso all’11,5 per cento (dal picco del 12,8 registrato alla fine del 2014) e la disoccupazione giovanile è ulteriormente diminuita. Prosegue la crescita dell’occupazione a tempo indeterminato, seppure a ritmi inferiori rispetto all’anno scorso, in connessione con il ridimensionamento degli sgravi contributivi.

L'inflazione al consumo rimane molto bassa

L’inflazione al consumo, negativa da febbraio, è risalita, in base ai dati preliminari, su valori appena positivi in settembre; se ne prospetta un modesto recupero tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, soprattutto in relazione al profilo dei prezzi dei beni energetici. L’inflazione di fondo resta però molto bassa, principalmente in connessione con gli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata; è diminuita la crescita delle retribuzioni contrattuali, risentendo del mancato rinnovo dei contratti scaduti.

Le condizioni creditizie si sono stabilizzate…

Le condizioni del credito bancario sono distese: il costo dei prestiti alle imprese si colloca su livelli storicamente molto bassi; dai sondaggi emergono condizioni di finanziamento in miglioramento, seppure ancora differenziate a seconda della dimensione delle aziende. Sono in crescita le erogazioni alle famiglie; il credito alle imprese risente soprattutto della domanda ancora debole. La dinamica dei prestiti è più sostenuta per le società operanti nel settore dei servizi e per quelle di maggiore dimensione.

…e migliora la qualità del credito

Il miglioramento delle prospettive dell’economia si sta gradualmente riflettendo sulla qualità del credito delle banche italiane, ancora caratterizzate da una consistenza molto elevata di esposizioni deteriorate ereditate dalla lunga recessione. In rapporto ai prestiti il flusso di nuovi crediti deteriorati è sceso sui livelli osservati all’inizio della crisi globale; l’incidenza dello stock di esposizioni deteriorate ha iniziato a ridursi alla fine dello scorso anno. Nello stress test di luglio quattro delle cinque banche italiane partecipanti hanno dimostrato di essere in grado di sostenere l’impatto di uno scenario macroeconomico avverso molto severo; una banca ha immediatamente varato un piano di cessione delle sofferenze e di ricapitalizzazione. Le quotazioni azionarie delle banche sono diminuite nel corso dell’anno, presumibilmente per un ridimensionamento delle aspettative di mercato sulla loro redditività, ma al tempo stesso si sono decisamente ridotti i premi per il loro rischio di default, dopo il massimo toccato in febbraio.

Il Governo ha rivisto al ribasso le stime di crescita

Nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016, presentata il 27 settembre scorso, il Governo ha rivisto al ribasso le stime di crescita del prodotto dell’Italia per quest’anno e per il 2017 in linea con le recenti informazioni congiunturali e con l’indebolimento del contesto internazionale. Nel quadro a legislazione vigente il PIL aumenterebbe quest’anno dello 0,8 per cento e rallenterebbe allo 0,6 nel 2017, una stima che si colloca nella parte inferiore della distribuzione di quelle recenti dei principali previsori privati e istituzionali. Nello scenario programmatico si prospetta per il prossimo anno un’espansione più elevata di 0,4 punti, all’1,0 per cento. L’effetto delle misure che il Governo intende realizzare dipenderà dalla natura e dalle modalità degli interventi, i cui dettagli saranno specificati nella legge di bilancio. Per il sostegno alla crescita appare utile concentrarsi su misure per favorire gli investimenti, privati e pubblici, assicurando per questi ultimi il tempestivo utilizzo delle risorse; la copertura andrebbe ricercata soprattutto in interventi di contenimento delle spese di funzionamento dell’amministrazione.

La politica di bilancio rimarrebbe espansiva nel 2017

Con la Nota di aggiornamento il Governo conferma l’orientamento della politica di bilancio programmato in aprile per il prossimo triennio. Per il 2017 è ribadita l’intenzione di annullare gli inasprimenti dell’IVA previsti dalle clausole di salvaguardia e di compensarne solo in parte gli effetti mediante interventi di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, nonché di revisione della spesa. La Nota inoltre elenca altre misure espansive quali investimenti pubblici in infrastrutture e incentivi fiscali agli investimenti delle imprese. Il rapporto tra il debito e il PIL inizierebbe a diminuire (di 0,3 punti percentuali, al 132,5 per cento).

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