L’esito del referendum nel Regno Unito…
L’esito del referendum consultivo del 23 giugno nel Regno Unito, che ha visto la prevalenza dei voti a favore dell’uscita del paese dall’Unione europea, ha prodotto una situazione mai sperimentata nel processo di integrazione europea, di cui è difficile anticipare tutte le ripercussioni. Il Fondo monetario internazionale ha valutato che l’incertezza che ne scaturisce è un rischio per l’economia globale.
…si è riflesso sui mercati…
L’impatto sui mercati valutari e finanziari è stato immediato; lo ha contrastato l’azione delle autorità monetarie, che ha favorito il suo parziale riassorbimento nei giorni successivi. La sterlina si è deprezzata; l’euro, pur apprezzandosi nei confronti della valuta britannica, si è indebolito rispetto alle altre principali valute, mantenendosi pressoché invariato in termini effettivi. Non ne hanno risentito i rendimenti dei titoli di Stato dell’area dell’euro, che hanno beneficiato del programma di acquisto dell’Eurosistema; è stata ampia la caduta delle quotazioni azionarie.
…in particolare sulle azioni bancarie
Sui mercati borsistici l’aumento generalizzato dell’avversione al rischio ha avuto ripercussioni soprattutto sui corsi dei titoli dei settori ritenuti più esposti a un rallentamento dell’economia, in primo luogo su quelli delle banche dell’area dell’euro. La flessione delle quotazioni, dal giorno del referendum all’8 luglio, è stata in questo comparto del 29 per cento in Italia, del 26 in Germania, del 23 nella media dell’area. Il calo dei corsi delle banche italiane è stato accentuato anche dalla presenza di un elevato livello di crediti deteriorati ereditato dalla recessione, nonché dalla preoccupazione che le attuali condizioni dei mercati possano rendere più difficile la cessione
di queste esposizioni o la raccolta di capitale.
Il Consiglio direttivo della BCE, se necessario, agirà con tutti gli strumenti disponibili
La BCE è pronta a intervenire, se necessario, e mantiene stretti contatti con le altre banche centrali, continuando ad assolvere il proprio mandato di assicurare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro. Nell’area l’espansione ciclica sarebbe proseguita nel secondo trimestre, anche se a ritmi inferiori al primo, e l’inflazione al consumo è tornata in giugno su valori appena positivi; la crescita e la dinamica dei prezzi dovrebbero essere stimolate dalle misure di politica monetaria già decise. Un ulteriore contributo potrà derivare dall’impatto sull’offerta di credito delle nuove operazioni mirate di rifinanziamento avviate lo scorso giugno, alle quali le banche italiane hanno finora partecipato per circa 139 miliardi (29 al netto dei rimborsi dei fondi ottenuti nella prima serie di operazioni mirate).
In Italia la ripresa prosegue a ritmi più moderati
Nel nostro paese la ripresa continua con gradualità, sospinta dalla domanda interna, nonostante le esportazioni risentano della debolezza dei mercati extra UE. I consumi delle famiglie beneficiano dell’incremento del reddito disponibile e del miglioramento delle condizioni occupazionali; è proseguita la crescita degli investimenti, sostenuti anche dagli incentivi introdotti dall’ultima legge di stabilità. Gli indicatori congiunturali suggeriscono tuttavia che nel secondo trimestre il PIL, come nel complesso dell’area dell’euro, sarebbe aumentato a un tasso inferiore rispetto a quello del periodo precedente.
Le imprese pianificano un aumento degli investimenti
Nelle nostre indagini, condotte prima dell’esito del referendum britannico, le imprese indicano di programmare nell’anno in corso un aumento degli investimenti (ancora storicamente bassi in rapporto al prodotto), favorito anche dal miglioramento delle condizioni di accesso al credito e dagli incentivi fiscali approvati lo scorso dicembre; il ritmo di accumulazione sarebbe maggiore tra le imprese prevalentemente orientate al mercato interno e tra quelle di maggiore dimensione. Circa il 60 per cento delle imprese industriali programma un aumento della capacità produttiva degli impianti, motivato principalmente dalla percezione di un’evoluzione più favorevole della domanda. Le indagini mostrano però che l’incertezza sul quadro internazionale resta un fattore rilevante nel trattenere le imprese italiane dal procedere con maggiore decisione all’accumulazione di capitale.
Prosegue il miglioramento dell’occupazione
Nonostante un rallentamento rispetto all’anno precedente, quando erano applicati in misura piena gli sgravi contributivi sulle nuove assunzioni, la tendenza all’aumento del numero di occupati è continuata nel primo trimestre dell’anno. Il tasso di disoccupazione complessivo è rimasto stabile, per effetto della maggiore partecipazione al mercato del lavoro; tuttavia è ulteriormente diminuita la disoccupazione tra i giovani.
L’inflazione si mantiene negativa
L’inflazione al consumo è negativa dallo scorso febbraio; il suo andamento risente della contrazione della componente energetica, ma anche di una dinamica molto contenuta di quella di fondo, su cui continuano a pesare gli ancora ampi margini di capacità produttiva inutilizzata. Le famiglie e le imprese si attendono che la crescita dei prezzi rimanga modesta nei prossimi mesi. Secondo le stime degli analisti, l’inflazione al consumo si collocherebbe su valori appena positivi nella media di quest’anno.
La ripresa si trasmette gradualmente alla dinamica e alla qualità del credito
Il credito al settore privato non finanziario cresce a tassi moderati, ma più sostenuti nei comparti dove la ripresa dell’attività economica si è avviata più stabilmente: i prestiti al complesso delle imprese ristagnano, ma sono in deciso aumento quelli alle società manifatturiere. La qualità del credito beneficia gradualmente della ripresa ciclica: nel primo trimestre del 2016 il flusso dei nuovi crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti è ulteriormente diminuito; per i gruppi bancari la quota di crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti si è contratta rispetto al trimestre precedente (sia al lordo, sia al netto delle rettifiche).
Si valutano provvedimenti per tutelare la stabilità finanziaria
L’incertezza diffusasi sui mercati ha indotto il Governo italiano a notificare alla Commissione europea, che l’ha approvata, l’intenzione di concedere, entro quest’anno e solo qualora ve ne sia la necessità, la garanzia dello Stato a passività bancarie di nuova emissione, remunerata a condizioni di mercato e nel rispetto della disciplina sugli aiuti di Stato. La situazione dei mercati può creare rischi sistemici per i singoli Stati membri e per l’area nel suo complesso, che richiedono la predisposizione di un sistema di sostegno finanziario pubblico da attivare in caso di necessità; le norme comunitarie prevedono, con riferimento ai risultati delle prove di stress, la possibilità di interventi pubblici precauzionali di ricapitalizzazione nel settore bancario per evitare gravi perturbazioni dell’economia e per preservare la stabilità finanziaria.
La Brexit si può riflettere sulle prospettive per l’economia...
Le proiezioni della Banca d’Italia, elaborate nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema e pubblicate lo scorso 6 giugno, prefiguravano per l’economia italiana un aumento del prodotto nel triennio 2016-18 trainato dalla domanda interna e una risalita molto graduale del tasso di inflazione. L’esito del referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea ha effetti sul quadro macroeconomico ancora difficili da valutare; sono tuttavia aumentati notevolmente i rischi.
...con effetti diretti limitati...
I possibili effetti della Brexit sul quadro previsivo dipendono dal verificarsi di conseguenze ancora ampiamente ipotetiche. Le ricadute sulle proiezioni dei movimenti nei mercati finanziari, valutari e delle materie prime osservati dopo il referendum britannico sono minime. Conseguenze più significative sull’attività economica potrebbero materializzarsi nei prossimi mesi in caso di un forte calo ell’attività nel Regno Unito, che potrebbe trasmettersi al nostro paese attraverso l’interscambio commerciale o una revisione dei piani di investimento delle imprese attive sul mercato britannico. Tali canali potrebbero implicare un effetto non trascurabile ma limitato sul prodotto: in questa ipotesi e considerando le informazioni più recenti sul secondo trimestre del 2016, la crescita potrebbe collocarsi poco sotto l’1 per cento quest’anno e attorno all’1 il prossimo.
...ma con rischi che vanno contrastati
L’esperienza degli anni della crisi globale indica tuttavia che i rischi potrebbero aumentare in modo rapido e considerevole, con effetti rilevanti sull’economia europea e su quella italiana, se si
diffondessero tensioni sui mercati finanziari non contrastate da un utilizzo deciso degli strumenti di politica economica disponibili, se emergessero difficoltà del sistema bancario e non si reagisse
tempestivamente per tutelare la stabilità finanziaria, se la fiducia delle imprese e delle famiglie dovesse essere significativamente intaccata. Tali rischi possono essere contrastati da una decisa
risposta delle politiche monetarie, macroprudenziali e di bilancio e dal successo delle autorità europee nel dissolvere i timori sulla coesione dell’Unione.