Bollettino Economico n. 73 - 2013

La crescita si consolida a livello mondiale ma si indebolisce nei paesi emergenti - L'espansione dell'attività economica globale, il cui ritmo era aumentato nel primo trimestre dell'anno grazie alla crescita più robusta in alcuni paesi avanzati, è proseguita in primavera; tuttavia, la persistente debolezza dell'area dell'euro e il rallentamento delle economie emergenti dell'Asia hanno mantenuto la dinamica degli scambi internazionali su livelli modesti. I prezzi delle materie prime, energetiche e non, si sono ridotti, favorendo un generalizzato calo dell'inflazione.

L'incertezza sulle politiche monetarie ha indotto volatilità sui mercati - Le condizioni dei mercati finanziari globali hanno riflesso l'emergere di incertezze degli investitori sulla durata futura della politica di quantitative easing negli Stati Uniti e il diffondersi di timori sulle prospettive del credito in Cina. Il peggioramento delle quotazioni ha riguardato soprattutto i paesi emergenti; si è trasmesso, pur se in misura nel complesso contenuta, anche all'area dell'euro, dove le quotazioni dei titoli di Stato hanno risentito anche dell'incertezza politica in Portogallo. La decisione dell'agenzia Standard & Poor's di rivedere al ribasso il merito di credito sovrano italiano ha avuto effetti contenuti sulla domanda e sui rendimenti.

Nell'area dell'euro si attenua la debolezza ciclica - Nell'area dell'euro il PIL nel primo trimestre dell'anno è ulteriormente diminuito, con un calo esteso anche ai paesi non direttamente esposti alle tensioni sui mercati finanziari. Gli indicatori congiunturali più recenti segnalano una possibile stabilizzazione del ciclo economico, ma in condizioni di attività ancora debole. Le previsioni dell'Eurosistema di giugno prefigurano per quest'anno una flessione dell'attività dello 0,6 per cento, 1,5 punti al di sotto di quanto atteso lo scorso settembre.

Il Consiglio della BCE ha indicato che i tassi ufficiali resteranno bassi per un periodo considerevole - Il Consiglio direttivo della BCE, dopo aver ridotto in maggio il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali portandolo al minimo storico dello 0,50 per cento, all'inizio di luglio ha comunicato che prevede di mantenere i tassi ufficiali su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un periodo di tempo prolungato, in considerazione delle prospettive di bassa inflazione, della debolezza generalizzata dell'economia e della crescita monetaria molto contenuta. Nel contempo, come annunciato in maggio, le operazioni di rifinanziamento saranno condotte a tasso fisso e con piena aggiudicazione degli importi richiesti fino a quando ritenuto necessario e almeno sino a luglio del 2014.

In Italia si è ridotta l'intensità del calo del prodotto - Secondo le nostre valutazioni in Italia il PIL sarebbe diminuito nel secondo trimestre, meno intensamente che nel primo. I sondaggi più recenti suggeriscono una possibile stabilizzazione dell'attività di investimento da parte delle imprese nella seconda metà dell'anno. La produzione industriale avrebbe smesso di diminuire negli ultimi mesi.

L'inflazione è scesa ulteriormente - L'inflazione al consumo, misurata dall'indice armonizzato IPCA, è scesa all'1,4 per cento in giugno, dall'1,8 di marzo, principalmente grazie alla flessione dei prezzi dei prodotti energetici. Nelle nostre valutazioni, che incorporano l'ipotesi tecnica dell'aumento dell'IVA attualmente previsto nel prossimo ottobre, l'inflazione si manterrebbe attorno all'1,5 per cento nella media del 2013 e dell'anno successivo.

La dinamica del credito è ancora debole... Le condizioni del mercato del credito rimangono tese. Nei primi quattro mesi dell'anno si è accentuata la flessione dei prestiti alle famiglie e, in misura maggiore, alle imprese. Le difficoltà sono generalizzate, ma più accentuate per le aziende piccole e medie, con minori possibilità di sostituire i prestiti bancari con altri finanziamenti.

...riflettendo anche l'aumento del rischio di credito - La flessione dei prestiti rispecchia la perdurante debolezza della domanda di credito, ma continua a risentire anche dell'orientamento restrittivo dell'offerta. Nonostante la liquidità abbondante, le politiche di prestito delle banche sono frenate dal peggioramento del rischio di credito provocato dal prolungarsi della recessione. L'accresciuta rischiosità dei prestiti si riflette sul costo del credito, contrapponendosi agli effetti favorevoli derivanti dalle riduzioni dei tassi ufficiali e dal parziale rientro delle tensioni sul mercato del debito sovrano. Il tasso annuo di ingresso in sofferenza nel primo trimestre del 2013 è salito al 2,8 per cento per il complesso dei finanziamenti, al 4,5 per i soli prestiti alle imprese. In base agli indicatori prospettici, il flusso di sofferenze rimarrebbe elevato nella restante parte dell'anno. L'assetto patrimoniale delle banche, rafforzatosi nel 2012, rimane tuttavia nel complesso solido.

La proiezione centrale del PIL per il 2013 risente della flessione nel primo semestre... - Le proiezioni sull'andamento del PIL nella media del 2013 presentate in questo Bollettino sono state riviste al ribasso rispetto a quanto prefigurato in gennaio (da -1,0 a -1,9 per cento, sia pur circondate da ampia incertezza), analogamente alle recenti valutazioni di altre istituzioni. La revisione è attribuibile all'andamento dell'attività economica nella prima metà dell'anno, inferiore a quanto previsto in gennaio per effetto soprattutto del rallentamento degli scambi internazionali e del protrarsi delle tensioni sul mercato del credito che hanno ritardato l'uscita dalla fase recessiva.

...ma con una stabilizzazione alla fine dell'anno e una ripresa nel 2014 - L'attività economica si stabilizzerebbe alla fine di quest'anno. La ripresa si rafforzerebbe nel 2014, con una crescita dello 0,7 per cento in media d'anno, grazie all'accelerazione degli scambi con l'estero e al graduale recupero degli investimenti produttivi. Questi ultimi sarebbero favoriti dal miglioramento delle condizioni di liquidità delle imprese, associato agli effetti dello sblocco dei pagamenti dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche.

Continua la debolezza dei consumi e dell'occupazione - La spesa delle famiglie, frenata dall'andamento del reddito disponibile e dall'elevata incertezza sulle prospettive del mercato del lavoro, resterebbe però debole; dopo un'ulteriore discesa nell'anno in corso, ristagnerebbe nel prossimo. Le condizioni del mercato del lavoro, che tipicamente reagiscono con ritardo alla dinamica dell'attività produttiva, continuerebbero a deteriorarsi, mostrando una timida ripresa solo nella seconda metà del 2014.

Il numero di occupati diminuirebbe di circa l'1,5 per cento nel biennio 2013-14; il tasso di disoccupazione, che al netto dei fattori stagionali ha superato il 12 per cento nel maggio di quest'anno, sfiorerebbe il 13 per cento nel corso del prossimo.

Le partite correnti tornano in attivo - Le partite correnti della bilancia dei pagamenti tornerebbero in attivo per circa un punto percentuale del PIL nel 2014, riflettendo, oltre al rallentamento delle importazioni, la crescita delle esportazioni, soprattutto verso i mercati esterni all'area, e la flessione dei corsi petroliferi.

Prosegue il risanamento dei conti pubblici - Le manovre correttive di finanza pubblica approvate nella seconda metà del 2011 hanno consentito all'Italia di uscire dalla Procedura per i disavanzi eccessivi avviata nel 2009. Nelle nostre previsioni l'indebitamento netto rimarrebbe pressoché stabile in rapporto al PIL nell'anno in corso, nonostante gli esborsi associati al pagamento dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche.

Sulla rapidità della ripresa gravano rischi al ribasso - Sulla ripresa dell'attività economica tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014 gravano rischi al ribasso, legati principalmente alle prospettive dell'economia globale, alle condizioni di liquidità delle imprese e a quelle dell'offerta di credito.
La domanda estera potrebbe risultare più debole di quanto ipotizzato se il ritmo di crescita delle principali economie emergenti dovesse diminuire e la debolezza ciclica in Europa dovesse protrarsi.

Lo scenario prefigurato è inoltre condizionato alla piena attuazione ed efficacia delle misure di politica economica: il provvedimento di sblocco dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche potrebbe rivelarsi meno efficace di quanto ipotizzato, se non venissero rispettati i tempi di pagamento previsti o se le imprese, a fronte di elevati margini di capacità inutilizzata e di una domanda debole, accantonassero per scopi precauzionali una quota rilevante della liquidità ricevuta.

Sui tempi e sull'intensità della ripresa gravano infine i rischi di aumenti degli spread sui titoli di Stato, che l'alto debito pubblico e le deboli prospettive di crescita del nostro paese rendono ancora sensibili alle variazioni del clima di fiducia degli investitori e alle valutazioni degli analisti. Il conseguimento degli obiettivi di consolidamento dei conti pubblici è condizione necessaria per il contenimento dei premi per il rischio; occorre altresì evitare che questi risentano negativamente di incertezze sul quadro interno. Un aumento degli spread si ripercuoterebbe sulla provvista delle banche e quindi sulla disponibilità e sul costo del credito a imprese e famiglie.

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