Bollettino Economico n. 60 - 2010

La ripresa dell'economia mondiale prosegue, anche se a ritmi diseguali - La ripresa dell'economia mondiale è proseguita nello scorcio del 2009 e nei primi mesi dell'anno in corso, seppure a ritmi ancora discontinui e diseguali tra paesi e aree del mondo. Nel quarto trimestre il PIL ha accelerato negli Stati Uniti, in Giappone e nei maggiori paesi emergenti; nell'area dell'euro è proseguita una moderata ripresa. In tutte le principali economie avanzate l'attività continua a essere sostenuta da politiche monetarie e fiscali espansive; in alcuni casi un temporaneo sostegno all'attività produttiva è venuto dalla ricostituzione delle scorte; i consumi sono frenati dall'elevato livello della disoccupazione, gli investimenti dall'incertezza e dagli ampi margini di capacità inutilizzata. Nelle principali economie emergenti la crescita ha invece continuato a essere sorretta da una robusta dinamica della domanda interna.

Secondo le valutazioni degli analisti privati, nel 2010 la crescita del prodotto dovrebbe collocarsi intorno al 3 per cento negli Stati Uniti, al 2 in Giappone e all'1 nell'area dell'euro; raggiungerebbe il 10 per cento in Cina, l'8 in India e il 5½ in Brasile. Su livelli non molto distanti si collocano anche le proiezioni diffuse lo scorso gennaio dal Fondo monetario internazionale, in corso di revisione. Tornerebbe a espandersi, a un ritmo prossimo al 6 per cento, il commercio internazionale, che si era contratto di oltre il 12 per cento nel 2009.

Nell'area dell'euro resta debole la dinamica della domanda interna. Negli ultimi mesi la produzione industriale e la fiducia delle imprese sono migliorate, soprattutto in Germania, in buona parte riflettendo la ripresa degli ordinativi dall'estero; le vendite al dettaglio hanno continuato a flettere e la fiducia dei consumatori sembra tornare a peggiorare.

Le politiche monetarie rimangono espansive - L'inflazione nelle principali economie avanzate è contenuta. Le politiche monetarie sono ancora ampiamente espansive. L'Eurosistema prosegue nella rimozione graduale di quelle operazioni non convenzionali che, grazie al miglioramento delle condizioni nei mercati finanziari, non sono più necessarie nella stessa misura del passato; continua a fornire sostegno alla liquidità del sistema bancario e alla ripresa dell'economia.

Le tensioni sui mercati dei titoli di Stato sono circoscritte - Grazie anche all'abbondante liquidità disponibile sui mercati, le quotazioni azionarie hanno ripreso a crescere moderatamente; i premi per il rischio sulle obbligazioni societarie e quelli sul debito sovrano dei paesi emergenti sono rimasti stabili o si sono ridotti lievemente. Le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito pubblico greco si sono trasmesse in misura limitata ai mercati dei titoli dei principali Stati europei. Lo scorso 11 aprile i governi dei paesi partecipanti all'area dell'euro hanno annunciato i termini di un programma di sostegno finanziario alla Grecia, attivabile se necessario, da definire e cofinanziare con il Fondo monetario internazionale.

L'elevata volatilità, dalla fine dello scorso anno, dei premi per il rischio di credito sui titoli di Stato testimonia la preoccupazione con cui gli investitori guardano alle finanze pubbliche, fortemente deterioratesi in tutti i paesi avanzati in seguito alla crisi. Mentre nel 2010 l'orientamento delle politiche fiscali dovrebbe rimanere espansivo nella maggior parte dei paesi, per gli anni successivi sono stati annunciati piani di riduzione dei disavanzi. La credibilità di questi piani è essenziale per evitare brusche impennate dei rendimenti e garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche.

In Italia la ripresa economica è ancora debole - Il PIL italiano si è lievemente contratto nel quarto trimestre del 2009. A fronte di un ristagno dei consumi e di una ulteriore contrazione degli investimenti (soprattutto di quelli in costruzioni), le esportazioni non hanno confermato la lieve ripresa del terzo trimestre. Nell'insieme della seconda metà dell'anno l'attività economica ha registrato un'espansione modesta rispetto al semestre precedente.

I dati più recenti sulla produzione industriale e i risultati delle indagini congiunturali segnalano un'evoluzione più vivace dell'attività nei primi mesi del 2010. Sono migliorati, in particolare, i giudizi delle imprese sull'andamento degli ordini e sulle attese di produzione. La fase di decumulo delle scorte sembra essersi infine esaurita. Segnali di un miglioramento delle aspettative sono emersi anche nel settore delle costruzioni.

Il clima di fiducia dei consumatori è tornato tuttavia a peggiorare, riflettendo accresciute preoccupazioni sulla situazione economica e sulle prospettive del mercato del lavoro. La caduta del numero di occupati, che già lo scorso anno si era tradotta in una sensibile contrazione del reddito disponibile, è proseguita nei primi mesi del 2010. La propensione delle imprese a investire risente della riduzione dei profitti e del basso grado di utilizzo della capacità produttiva. Le imprese continuano a segnalare il permanere di difficoltà di accesso al credito, pur se l'irrigidimento delle condizioni di offerta da parte delle banche si è fermato. I fattori alla base della debole dinamica della domanda interna potrebbero pesare sull'intensità e sui tempi della ripresa.

La difficoltà delle nostre esportazioni riflette ritardi strutturali - A fronte della persistente debolezza della domanda interna, le esportazioni hanno mostrato finora un dinamismo insufficiente, da solo, a riportare la crescita su valori elevati. Nel corso della fase acuta della crisi (dal secondo trimestre del 2008 al secondo del 2009) il volume delle nostre vendite all'estero di beni si è contratto di un quarto, come in Germania, più che in Francia. Nella seconda metà del 2009, a fronte di una crescita del commercio mondiale del 9,3 per cento, il recupero è stato da noi solo del 2,6 per cento, contro il 10,0 delle esportazioni tedesche e il 5,4 di quelle francesi. Nel gennaio di quest'anno le esportazioni italiane, sempre in quantità, hanno dato segni più marcati di ripresa. I dati in valore compongono un quadro molto simile a quello desumibile dai dati in quantità. Il ritardo con cui le nostre vendite all'estero hanno seguito la dinamica della domanda mondiale è da ricondurre agli stessi fattori che le avevano penalizzate in precedenza: una perdita di competitività di prezzo superiore a quella osservata in Francia e in Germania; una specializzazione settoriale tuttora sbilanciata verso i comparti tradizionali del manifatturiero; una limitata presenza nei mercati emergenti più dinamici, come quelli dell'Asia.

L'inflazione si è stabilizzata - L'inflazione al consumo è risalita gradualmente negli ultimi mesi, riportandosi intorno all'1,5 per cento, un livello prossimo a quello della sola componente di fondo, essendosi ormai esaurito l'effetto statistico sui tassi di crescita a dodici mesi del forte calo dei prezzi dell'energia registrato nella seconda metà del 2008. Le aspettative di inflazione per il 2010 si collocano intorno al medesimo livello.

Il peggioramento dei conti pubblici nel 2009 è dipeso soprattutto dall'azione degli stabilizzatori automatici - L'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è salito nel 2009 al 5,3 per cento del PIL, dal 2,7 del 2008. Il risultato è in linea con le valutazioni ufficiali dello scorso luglio, confermate nei mesi successivi. L'aumento del disavanzo è riconducibile alla marcata crescita della spesa primaria e alla flessione delle entrate, anche se quest'ultima è stata meno pronunciata di quella del PIL nominale. La politica di bilancio ha risposto alla crisi soprattutto reindirizzando risorse verso spese più atte ad alleviare i costi sociali della recessione e a sostenere la domanda aggregata. Il deterioramento dei conti pubblici lo scorso anno è risultato più contenuto in Italia che negli altri principali paesi avanzati, in alcuni dei quali hanno pesato i costi di importanti salvataggi bancari. Il rapporto tra debito pubblico e PIL è tuttavia salito di 9,7 punti percentuali, al 115,8 per cento, riflettendo, oltre all'elevato fabbisogno, la caduta del PIL nominale.

L'aggiornamento del Programma di stabilità indica l'obiettivo di portare il disavanzo sotto il 3 per cento nel 2012 - Nell'aggiornamento del Programma di stabilità presentato dal Governo alla fine di gennaio è stata confermata la previsione di un indebitamento netto del 5,0 per cento del PIL per il 2010. Essa implica un sensibile aumento delle entrate e una netta decelerazione della spesa primaria. Per il 2011 e il 2012 gli obiettivi per il disavanzo indicati nel Programma sono pari, rispettivamente, al 3,9 e al 2,7 per cento del PIL, in coerenza con la scadenza del 2012 richiesta dal Consiglio della UE per rientrare dalla situazione di disavanzo eccessivo.

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