Bollettino Economico n. 48 - 2007

L’andamento dell’economia mondiale lo scorso anno è risultato migliore delle attese, con una lieve accelerazione del prodotto dal 4,8 per cento nel 2005 a oltre il 5. Negli Stati Uniti la crisi del mercato immobiliare ha indebolito gli investimenti residenziali ma i consumi delle famiglie hanno continuato a crescere a ritmi sostenuti, beneficiando dell’impulso al reddito disponibile scaturito nella seconda metà dell’anno dal calo del prezzo del petrolio. Le economie emergenti hanno continuato a crescere a ritmi assai sostenuti, anche grazie al permanere di condizioni favorevoli sui mercati finanziari.
Secondo le valutazioni degli organismi internazionali si avrebbe nel 2007 un rallentamento di circa mezzo punto percentuale del prodotto mondiale, riconducibile soprattutto al ridimensionamento della crescita dell’economia statunitense e, in misura più contenuta, dei paesi emergenti. Esso non dovrebbe intaccare la tendenza espansiva di fondo, che riprenderebbe forza già nella seconda metà dell’anno. Anche i mercati finanziari appaiono orientati in tal senso: le recenti turbolenze sembrano infatti segnalare un rientro delle misure di rischio entro ambiti fisiologici sulla base della esperienza storica, piuttosto che timori sulla crescita. Le tensioni inflazionistiche vengono contrastate dall’azione delle autorità monetarie.
Questi scenari favorevoli sono tuttavia esposti a rischi, legati a una possibile debolezza degli investimenti negli Stati Uniti (residenziali e non) maggiore delle attese e al permanere in quel paese di un vasto disavanzo dei pagamenti correnti con l’estero; all’eventualità di bruschi aumenti della variabilità sui mercati finanziari; a possibili rialzi dei prezzi del petrolio.
Nell’area dell’euro, dopo la forte e in parte inattesa accelerazione dell’attività produttiva degli ultimi mesi dell’anno scorso nei principali paesi, il prodotto rallenterebbe leggermente nell’anno in corso su ritmi prossimi a quelli del potenziale, di poco superiori al 2 per cento. Il ripiegamento dei corsi petroliferi e l’apprezzamento dell’euro hanno agevolato la flessione dell’inflazione al consumo, che si colloca dall’estate del 2006 al di sotto del 2 per cento; in marzo anche le aspettative di inflazione per questo anno sono scese sotto tale soglia. L’inflazione di fondo è risultata nel primo bimestre dell’anno dell’1,8 per cento. La dinamica salariale è rimasta moderata nonostante lo slancio assunto dalla ripresa dell’economia. Il miglioramento congiunturale, la sostenuta dinamica della moneta e del credito e il permanere di rischi al rialzo dell’inflazione hanno indotto la Banca centrale europea a smorzare ancora lo stimolo espansivo della politica monetaria. La ripresa ciclica ha ridotto il disavanzo pubblico nell’area al di là dei programmi. Nelle stime dell’OCSE di dicembre, il disavanzo del 2006 era pari al 2,1 per cento del PIL (2,4 nel 2005); i recenti consuntivi per alcuni paesi suggeriscono un miglioramento più ampio per il complesso dell’area. Le stime degli organismi internazionali prevedono ulteriori correzioni al ribasso nell’anno in corso.
Nel 2006 la crescita economica in Italia, la più forte dell’ultimo quinquennio (1,9 per cento), ha superato le stime di tutti i previsori pubblici e privati. Sotto la spinta della domanda estera nell’ultimo trimestre si è registrato un balzo del prodotto, con un aumento percentuale superiore al 4 per cento in ragione annua. Come negli altri paesi dell’area dell’euro, l’attività produttiva si stima abbia rallentato nei primi mesi di quest’anno, portandosi all’1-1,5 per cento, sempre su base annua. Il clima di fiducia delle imprese, stazionario su livelli elevati nella seconda metà del 2006, ha mostrato qualche segno di peggioramento nei primi mesi di quest’anno. Nelle recenti valutazioni del Governo la crescita nel 2007 si attesterebbe attorno al 2 per cento, un valore, come già nel 2006, più elevato dell’aumento stimato per il prodotto potenziale. Il quadro inflazionistico rimane favorevole.
Come in passato, al superamento della fase di ristagno contribuisce soprattutto l’impulso dai mercati esteri più dinamici, oggi non solo europei. La redditività e l’autofinanziamento delle imprese non finanziarie risultano in netto miglioramento, mentre l’indebitamento bancario a breve termine registra una significativa accelerazione, favorita da un costo del debito che rimane su valori storicamente bassi nonostante l’aumento dei tassi ufficiali. A differenza che in passato, l’accresciuta flessibilità del mercato del lavoro consente ora alle imprese di sincronizzare più rapidamente l’andamento della domanda di lavoro con quello della domanda rivolta ai loro prodotti, in presenza di una dinamica salariale che si mantiene moderata.
All’intensità dell’accelerazione dell’attività produttiva potrebbe aver contribuito, in misura ancora da verificare sulla base delle evidenze che si renderanno disponibili, un primo progresso strutturale nella capacità delle imprese industriali italiane di affrontare con successo la competizione sui mercati esteri e domestici. Segnali in questa direzione sembrano giungere, al di là del favore del ciclo, dalla contestuale crescita dell’occupazione e della produttività del lavoro nell’industria in senso stretto.
I consumi delle famiglie sono aumentati a ritmi complessivamente contenuti; nell’ultimo trimestre del 2006 hanno decelerato al di sotto dell’1 per cento su base annua. Secondo le informazioni disponibili, nei primi mesi di quest’anno non si prospettano significativi mutamenti di tendenza. Il clima di fiducia delle famiglie migliora lentamente, mostrando ancora oscillazioni che rivelano il persistere di un atteggiamento cauto nelle decisioni di spesa. Secondo stime preliminari, nel 2006 il reddito disponibile sarebbe aumentato di circa l’1,5 per cento in termini reali: all’apporto positivo dell’occupazione e delle retribuzioni unitarie si è contrapposto un prelievo netto operato dal settore pubblico che - anche per l’azione degli stabilizzatori automatici - è tornato, in rapporto al reddito, in prossimità dei livelli massimi del 2000. È proseguita la crescita della ricchezza delle famiglie, sia nella componente reale che in quella finanziaria, ove è stato privilegiato l’investimento in attività a basso rischio (depositi e titoli non azionari).
L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche ha raggiunto nel 2006 il 4,4 per cento del PIL (4,1 nel 2005); escludendo gli effetti di due fattori straordinari che hanno accresciuto la spesa, è stato pari al 2,4 per cento (contro il 3,6 indicato a fi ne settembre). Al netto degli effetti del ciclo, delle misure temporanee e dei fattori straordinari l’indebitamento è sceso da oltre il 4 per cento del prodotto nel 2005 a poco meno del 3 per cento nell’anno scorso; l’avanzo primario, pressoché nullo due anni fa, è risalito a oltre l’1,5 per cento. Il miglioramento dei conti deriva dal forte aumento delle entrate. La pressione fiscale è aumentata di 1,7 punti percentuali, al 42,3 per cento; l’incremento riflette soprattutto l’accelerazione dell’attività produttiva, alcuni introiti di natura transitoria e le misure di ampliamento e recupero della base imponibile contenute nella manovra varata alla fi ne del 2005 e in quella dell’estate scorsa.
Il fabbisogno netto è risultato pari al 3,7 per cento del PIL (5,3 per cento nel 2005); il divario rispetto all’indebitamento netto, escludendo i due fattori straordinari, è leggermente salito. L’incidenza del debito sul PIL è aumentata per il secondo anno consecutivo, raggiungendo il 106,8 per cento.
Le stime governative dello scorso mese di marzo indicano l’indebitamento netto del 2007 al 2,3 per cento del PIL, mezzo punto percentuale in meno rispetto all’obiettivo indicato lo scorso autunno. Si verificherebbe un ulteriore aumento della pressione fiscale, al 42,8 per cento.
L’andamento dei conti pubblici consente di accelerare il processo di riduzione del disavanzo. Un rapido conseguimento del pareggio strutturale di bilancio è essenziale per far diminuire significativamente il debito, in modo da affrontare per tempo i costi derivanti dall’invecchiamento della popolazione. Nel procedere verso tale obiettivo di medio termine si dovranno al tempo stesso reperire risorse per ridurre la pressione fiscale, che supera quella media dell’area dell’euro e si colloca in prossimità dei valori massimi storici, e per accrescere gli investimenti pubblici, in diminuzione da due anni ma essenziali per favorire il ritorno a una crescita sostenuta e durevole della produttività e del reddito. È pertanto indifferibile, per cogliere tutti e tre questi obiettivi, il contenimento della spesa primaria corrente, la cui incidenza sul PIL si è attestata nell’ultimo biennio al 40,0 per cento, superando anche gli elevati valori raggiunti nei primi anni novanta.

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