Nel primo trimestre dell'anno è proseguita la fase di debolezza dell'economia mondiale, ma emergono segnali di miglioramento. Le stime di crescita per il 2023 continuano a prefigurare un deciso rallentamento, ma meno marcato rispetto alle previsioni dello scorso autunno. Il ciclo economico risente delle pressioni inflazionistiche ancora elevate, del connesso rialzo dei tassi di interesse e delle tensioni geopolitiche.
In una situazione di grande incertezza, le condizioni sui mercati finanziari globali sono tornate a peggiorare dallo scorso febbraio. I recenti episodi di crisi bancarie negli Stati Uniti e in Svizzera hanno determinato un forte aumento della volatilità, un incremento dei rischi di contagio e significative riallocazioni di portafogli dalle attività a più alto rischio verso quelle ritenute più sicure. Le tensioni si sono attenuate dopo gli interventi delle autorità.
I rischi per la stabilità finanziaria restano elevati anche in Italia. L'impatto delle tensioni sui mercati bancari internazionali è stato limitato, grazie alle contenute esposizioni delle banche italiane verso gli intermediari in crisi e, più in generale, al rafforzamento dei bilanci conseguito negli ultimi anni. Come per gli altri paesi dell'area dell'euro pesano tuttavia la persistente instabilità geopolitica, le rilevanti pressioni inflative e il rallentamento della crescita.
Le condizioni della finanza pubblica sono migliorate nel 2022. Sono diminuiti sia l'indebitamento netto in rapporto al PIL, sia il peso del debito sul prodotto, quest'ultimo di oltre 5 punti percentuali. Il consolidamento di tali tendenze resta fondamentale, anche alla luce dell'incertezza sull'evoluzione del quadro macroeconomico e del rialzo dei tassi di interesse. In un contesto di prudente gestione delle finanze pubbliche, la riduzione dei titoli di Stato nel bilancio dell'Eurosistema, condotta a ritmi misurati e prevedibili, non dovrebbe avere ripercussioni di rilievo sui rendimenti e sul funzionamento del mercato secondario dei titoli di Stato italiani, dove il differenziale rispetto a quelli tedeschi si mantiene in linea con i livelli osservati alla fine di novembre.
Il mercato immobiliare mostra segni di rallentamento. Nel secondo semestre del 2022 i prezzi delle abitazioni sono cresciuti con minore intensità e ben al di sotto dell'inflazione, mentre le compravendite sono risultate in flessione, risentendo del rallentamento nelle erogazioni dei mutui. Secondo nostre stime l'aumento dei prezzi nominali continuerebbe ad attenuarsi anche quest'anno.
Il deterioramento del quadro congiunturale incide in misura moderata sui rischi connessi con la situazione finanziaria delle famiglie. La liquidità resta elevata, ma in termini reali il reddito disponibile è diminuito a causa dell'inflazione. L'incremento dei tassi di interesse si sta riflettendo sul costo medio dei prestiti in essere e la quota di nuclei finanziariamente vulnerabili potrebbe salire nel corso di quest'anno. In rapporto al reddito, l'indebitamento rimane comunque molto più basso rispetto alla media dell'area dell'euro.
La situazione finanziaria e la vulnerabilità delle imprese risentono del peggioramento delle previsioni macroeconomiche e dell'aumento dei tassi di interesse. A fronte di una domanda sostanzialmente invariata, la crescita dei prestiti alle imprese si è gradualmente arrestata nel 2022 ed è ora in territorio negativo. Il calo ha tuttavia interessato solo le imprese più rischiose e, tra queste, soprattutto quelle di minore dimensione. È rallentato anche il ricorso al mercato obbligazionario. Nel complesso la capacità di servizio del debito, pur lievemente deteriorata, beneficia di una situazione finanziaria equilibrata, sostenuta da margini di liquidità ancora ampi. La quota di debito riconducibile a imprese vulnerabili potrebbe tuttavia aumentare nel corso dell'anno, in particolare nei settori delle costruzioni e della manifattura.
Le condizioni del sistema bancario italiano sono complessivamente buone. La qualità degli attivi non mostra segnali di peggioramento e la redditività è migliorata, favorita dall'aumento del margine di interesse. Pur in presenza di una riduzione della raccolta e di una ricomposizione dei depositi della clientela, il profilo di liquidità si mantiene equilibrato sia sulle scadenze a breve sia in un orizzonte di medio periodo; la disponibilità di attività stanziabili per operazioni di rifinanziamento presso l'Eurosistema resta ampia.
Le principali fonti di vulnerabilità per il sistema bancario continuano a provenire dalle deboli prospettive macroeconomiche e dall'incertezza del quadro geopolitico internazionale, aggravata dal perdurare del conflitto in Ucraina. Eventuali minusvalenze sul portafoglio di titoli di debito valutati al costo ammortizzato si materializzerebbero solo nell'ipotesi, al momento poco probabile, in cui gli intermediari dovessero essere costretti a vendere i titoli prima della loro scadenza. La redditività rimarrebbe positiva anche nel 2023, ma la capacità di rimborso dei prestiti da parte di famiglie e imprese potrebbe indebolirsi, con potenziali ricadute sulle rettifiche di valore, che si attestano ancora su livelli bassi. Potranno inoltre manifestarsi ulteriori pressioni al rialzo sul costo della raccolta, anche per la necessità di continuare a sostituire i fondi acquisiti attraverso le operazioni straordinarie di rifinanziamento dell'Eurosistema (TLTRO3) e per l'esigenza di emettere strumenti idonei a soddisfare il requisito minimo di fondi propri e passività soggette a bail-in (MREL).
La patrimonializzazione del comparto assicurativo si è ridotta, risentendo dell'andamento dei tassi di interesse, ma resta su livelli elevati, prossimi alla media europea. È diminuita anche la redditività, mentre la posizione di liquidità si mantiene complessivamente buona; nel comparto vita, tuttavia, la ricerca da parte della clientela di rendimenti che salvaguardino il potere di acquisto dei risparmi ha frenato la raccolta premi e ha alimentato le estinzioni anticipate dei contratti. Le minusvalenze non realizzate sul portafoglio titoli, concentrate in prevalenza nelle compagnie che operano nei rami vita, si sono ridotte nei primi tre mesi dell'anno.
La raccolta netta dei fondi comuni italiani è diventata negativa nel primo trimestre del 2023; è stata comunque caratterizzata da afflussi verso i fondi azionari e obbligazionari, con una preferenza per quelli che investono rispettando criteri di sostenibilità sotto i profili ambientale, sociale e di governo societario (ESG). Il grado di liquidità è sceso a causa del rialzo dei tassi di interesse, che disincentiva il mantenimento di diponibilità liquide. I rischi del comparto rimangono nel complesso contenuti.