Presentazione del rapporto annuale sul 2024 "L'economia del Piemonte"
Viene presentato oggi a Torino il rapporto annuale "L'economia del Piemonte".
Il quadro macroeconomico
Nel 2024 la crescita dell'economia del Piemonte è stata modesta. Secondo l'indicatore trimestrale dell'economia regionale della Banca d'Italia, il prodotto è aumentato dello 0,7 per cento, in linea con la media nazionale e in misura di poco superiore a quella del Nord. Secondo l'indicatore coincidente Regio-coin, che coglie la dinamica delle componenti di fondo del ciclo economico, l'andamento dell'economia è lievemente migliorato nei primi tre mesi del 2025 rispetto al trimestre precedente.
Le imprese
Nell'industria la produzione e, in misura più contenuta, il valore aggiunto si sono ridotti; vi ha contribuito la dinamica negativa delle esportazioni, soprattutto in Germania. Il calo dell'attività ha interessato diversi settori di specializzazione ed è stato molto intenso nel comparto automotive: in particolare, la produzione di autovetture nel polo torinese è scesa su livelli storicamente bassi. Nel terziario privato non finanziario la congiuntura è stata moderatamente positiva: una maggiore dinamicità ha interessato i servizi alle imprese e l'Information and communication technology (ICT), a fronte della debolezza nel commercio. I flussi turistici sono ancora aumentati, soprattutto quelli di stranieri, ma in misura meno intensa del 2023. Nelle costruzioni i livelli produttivi sono rimasti elevati, grazie soprattutto all'avanzamento dei cantieri del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che all'inizio dell'anno in corso si confermava superiore alla media nazionale. Considerando non solo gli appalti di lavori, ma anche quelli di forniture e l'accesso a incentivi, le imprese piemontesi che hanno beneficiato del PNRR rappresentano circa un quarto del fatturato complessivo della regione.
La propensione agli investimenti delle aziende industriali e la domanda di credito per il loro finanziamento sono rimaste contenute: vi hanno influito il ciclo manifatturiero negativo, la forte incertezza e un costo del credito che, pur in lieve calo, è risultato ancora elevato. La redditività delle imprese, in crescita nel triennio precedente, è diminuita, soprattutto nella manifattura; nella seconda parte dell'anno anche la liquidità si è lievemente ridimensionata, ma è rimasta storicamente alta. I prestiti sono tornati a crescere, ma l'aumento ha riguardato un numero ristretto di operatori. La capacità di rimborsare i debiti ha registrato qualche segnale di deterioramento, concentrato nella manifattura.
Il saldo tra ingressi e uscite dal mercato delle imprese è ulteriormente peggiorato, divenendo di poco negativo; in particolare, sono aumentate in misura significativa le procedure liquidatorie, rimaste comunque più basse di quelle del periodo pre-Covid.
Nei primi mesi del 2025 l'annuncio di nuovi dazi da parte dell'amministrazione statunitense ha accresciuto notevolmente l'incertezza e i rischi di una revisione al ribasso della crescita globale. In questo contesto, l'esposizione diretta del Piemonte al mercato degli Stati Uniti è in media più bassa rispetto a quella nazionale, ma significativa per alcuni settori di specializzazione (tra cui l'automotive, l'aerospazio, le bevande e l'oreficeria, oltre ai macchinari).
Per il complesso del 2025 l'indagine della Banca d'Italia presso le imprese prefigura nell'industria una sostanziale stabilità dei ricavi e un modesto recupero degli investimenti; tra le aziende del terziario intervistate l'andamento del fatturato migliorerebbe e per quelle delle costruzioni la produzione rimarrebbe ancora elevata.
Il mercato del lavoro e le famiglie
Nel 2024 l'occupazione si è portata (con ritardo rispetto alla media del Paese) al di sopra dei livelli pre-pandemia: con riferimento a questi ultimi l'incremento degli occupati è stato trainato principalmente dalle costruzioni e dai servizi diversi dal commercio. Nel corso dell'anno sono emersi segnali di indebolimento dell'utilizzo della forza lavoro, soprattutto nella manifattura. Gli adeguamenti salariali previsti dai contratti collettivi nazionali avrebbero determinato a livello regionale un'accelerazione delle retribuzioni di poco più intensa di quella media del Paese; i salari reali rimangono tuttavia ampiamente inferiori rispetto ai livelli del 2021, prima dell'avvio della fase inflattiva. In prospettiva l'adozione dell'intelligenza artificiale avrà un impatto significativo sul mercato del lavoro: secondo nostre analisi, per quasi il 28 per cento degli occupati in regione vi sarebbe una relazione di complementarità con l'impiego di tale tecnologia, con potenziali benefici in termini di produttività; per circa un quarto invece prevarrebbe il rischio di sostituzione.
L'incremento dei redditi e la più bassa inflazione hanno favorito la crescita del potere d'acquisto. L'incremento dei consumi è stato comunque contenuto: in particolare, la domanda di autovetture si è fortemente indebolita nel corso dell'anno. Il miglioramento delle condizioni di accesso al credito ha invece favorito la ripresa dei finanziamenti e delle compravendite di abitazioni; in particolare, sono aumentati i mutui ai giovani. Il rapporto tra il debito delle famiglie e i loro reddito disponibile è ulteriormente sceso e la capacità di rimborso dei prestiti è rimasta elevata.
È proseguita la ricomposizione del portafoglio finanziario delle famiglie: a fronte della sostanziale stabilità dei depositi, sono ancora cresciute le quantità detenute di titoli di Stato, di altre obbligazioni e, seppure in misura contenuta, di quote di fondi comuni. Con riferimento a questi ultimi, particolarmente favorevole è stata la raccolta di quelli che rispettano criteri di sostenibilità sotto i profili ambientale, sociale e di governo societario (environmental, social and governance, ESG).
La finanza pubblica decentrata
Nel 2024 gli investimenti degli enti territoriali piemontesi sono ancora aumentati, anche per la progressiva attuazione delle opere finanziate dal PNRR. Rispetto ai livelli contenuti del periodo 2013-20, l'incremento della spesa pro capite per investimenti negli ultimi quattro anni è stato in Piemonte più accentuato rispetto alla media del Paese. Con riferimento all'entità finanziaria del PNRR, per interventi in regione a maggio del 2025 gli enti pubblici disponevano di 7,7 miliardi e ulteriori 2,2 miliardi erano attribuiti direttamente a soggetti privati: il totale complessivo era pari a circa 2.300 euro per abitante, poco meno del dato italiano.
Crescita, innovazione e formazione
Fra il 2007 e il 2023 l'andamento dell'economia del Piemonte è stato peggiore della media del Paese e di quella del Nord: la regione ha subito in misura maggiore gli effetti della lunga recessione e anche la ripresa post-Covid è stata meno vivace. Il divario negativo è riconducibile alla componente demografica e alla dinamica della produttività totale dei fattori, che fornisce una misura dell'efficienza con cui vengono combinati gli input produttivi e che dipende da numerosi aspetti, tra i quali la capacità innovativa, la qualità del capitale umano e il contesto istituzionale.
Le start up innovative possono svolgere un ruolo importante per la crescita della produttività: in Piemonte esse sono meno diffuse rispetto all'Italia nel suo complesso, anche se si caratterizzano per una maggiore capacità di produrre brevetti. Il sistema universitario regionale nel confronto nazionale è relativamente efficace nel trasferimento delle conoscenze scientifiche al tessuto produttivo e alla società attraverso l'attività di brevettazione e la costituzione di imprese accademiche innovative. Lo sviluppo digitale, fattore rilevante per sostenere la capacità innovativa e la competitività del sistema produttivo, è in regione superiore alla media del Paese, ma inferiore a quello del Nord nelle competenze della popolazione, nell'integrazione digitale delle imprese e nella dotazione infrastrutturale; la pubblica amministrazione si caratterizza invece per un livello di digitalizzazione più elevato anche di quello della macroarea. La quota di laureati rimane bassa nel confronto nazionale e molto distante dagli obiettivi fissati dall'Unione europea, seppure emergano segnali positivi dalla dinamica delle immatricolazioni universitarie e dai risultati occupazionali degli iscritti negli atenei regionali. La qualità del contesto istituzionale è più elevata della media italiana, ma più contenuta di quella delle regioni settentrionali, in particolare per alcune tipologie di servizi ai cittadini, come la sanità e i servizi pubblici locali.
Allegati
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18 giugno 2025N. 1 - L'economia del Piemontepdf 4 MB
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9 giugno 2025