Presentazione del rapporto annuale sul 2021 "L'economia del Veneto"

Viene presentato oggi a Venezia il rapporto annuale "L'economia del Veneto".

Nel 2021 le condizioni dell'economia veneta sono migliorate. Il recupero dell'attività è stato reso possibile dall'ampia copertura vaccinale e dal conseguente progressivo allentamento delle misure di distanziamento introdotte per il contrasto della pandemia. La ripresa ha inoltre beneficiato del forte recupero della domanda mondiale e di quello, seppur parziale, del turismo.

Dall'autunno del 2021 la fase di ripresa si è tuttavia indebolita risentendo del rialzo dei contagi, delle difficoltà di approvvigionamento e dei rincari delle materie prime, in particolare di quelle energetiche. Da fine febbraio dell'anno in corso la crisi in Ucraina ha acuito l'incertezza e deteriorato le previsioni di crescita.

Il quadro macroeconomico

Nel 2021, secondo l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia, il prodotto regionale sarebbe cresciuto del 7,6 per cento, in misura leggermente superiore al PIL italiano, recuperando circa due terzi della caduta del 2020.

Ven-ICE, l'indicatore elaborato dalla Banca d'Italia per misurare la dinamica di fondo dell'economia veneta, alla fine dell'anno segnalava un indebolimento della crescita associato al rallentamento dell'attività manifatturiera. Nei primi tre mesi del 2022 l'indicatore è rimasto sostanzialmente stabile sui valori raggiunti alla fine del 2021.

Le imprese

Nel 2021 la produzione manifatturiera è cresciuta del 16,6 per cento rispetto all'anno precedente, favorita dal recupero degli ordini interni ed esteri, e ha superato il livello medio del 2019. Nella parte finale dello scorso anno la fase di ripresa si è tuttavia indebolita, risentendo dei rincari e delle difficoltà di approvvigionamento degli input produttivi. Nel primo trimestre dell'anno in corso è proseguita la fase espansiva dell'attività manifatturiera, anche se in rallentamento.

Anche le esportazioni di beni hanno registrato una forte crescita superando il livello del 2019 sia in termini nominali, sospinte anche dell'aumento dei prezzi di vendita sui mercati esteri, sia a prezzi costanti. Nel primo trimestre del 2022 le esportazioni hanno accelerato anche in termini reali, grazie alla vivace dinamica delle vendite rispetto allo stesso periodo del 2021 sia nella UE-27 sia all'esterno dell'Unione.

Il livello di attività del settore edile, dopo il calo registrato con la pandemia, ha mostrato nel 2021 una crescita significativa, in accelerazione nella seconda parte dell'anno, beneficiando degli incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo.

Nel 2021 il turismo ha parzialmente recuperato la forte caduta delle presenze complessive e della spesa degli stranieri registrata nel 2020. Le presenze dei viaggiatori italiani e quelle nelle località balneari hanno quasi raggiunto i livelli pre pandemici, mentre il divario con il 2019 è rimasto più ampio per gli stranieri, le città d'arte e le località termali.

Il conflitto in Ucraina e le sanzioni adottate verso Russia e Bielorussia dovrebbero avere un impatto diretto relativamente contenuto sulle esportazioni e sulle entrate turistiche regionali, anche se superiore a quello medio in Italia. Rischi maggiori provengono dall'impatto sulle imprese di possibili interruzioni di fornitura e dagli incrementi di prezzo dell'energia e delle altre materie prime.

La ripresa economica del 2021 ha favorito il miglioramento della situazione economico-finanziaria delle imprese. Secondo l'indagine della Banca d'Italia nel 2021 la quota di aziende in utile o in pareggio è cresciuta e si è ulteriormente ampliata la loro liquidità finanziaria. Il maggiore ricorso al credito bancario durante la pandemia ha comportato un incremento del leverage che si è comunque mantenuto su un livello ampiamente inferiore a quello rilevato prima della crisi del debito sovrano. La sostenibilità del debito è stata inoltre favorita dal permanere di condizioni distese nell'offerta di credito. Tuttavia potrebbero emergere rischi finanziari per le imprese che hanno prolungato le moratorie anche dopo la fine del 2021 e per quelle maggiormente esposte a incrementi dei costi operativi, specie energetici.

I prestiti al settore produttivo hanno progressivamente rallentato nel corso del 2021 in connessione con il minore utilizzo delle misure di sostegno al credito, anche per effetto dell'ampia liquidità accumulata e della debole domanda di prestiti per investimenti legata al recupero solo parziale dell'accumulo di capitale nell'industria e all'ulteriore diminuzione nei servizi.

La transizione ecologica e energetica delle imprese

Nei prossimi anni l'economia della regione dovrà fronteggiare i rischi collegati al cambiamento climatico. Da un'analisi che utilizza uno scenario climatologico diffusamente utilizzato, emerge che circa un quinto delle imprese venete si trova in zone dove sono previsti impatti climatici elevati nei prossimi 30 anni. Particolarmente rilevanti sono inoltre i rischi connessi con la transizione energetica: la regione è infatti storicamente caratterizzata da un'intensità energetica superiore all'Italia, a cui contribuiscono la specializzazione produttiva nei settori industriali e i consumi delle famiglie e delle attività dei servizi diversi dai trasporti. Inoltre in regione è localizzato quasi il 10 per cento degli impianti italiani soggetti al Sistema per lo scambio delle quote di emissione europeo. Oltre il 40 per cento delle emissioni di questi impianti è concentrata nell'area industriale di Porto Marghera.

Il mercato del lavoro e le famiglie

Con la ripresa dell'attività economica è diminuito il ricorso alla Cassa integrazione guadagni e ai fondi di solidarietà. La crescita degli occupati è stata tuttavia debole e non ha ancora compensato la diminuzione avvenuta con la pandemia. Sono cresciuti quasi esclusivamente i posti di lavoro a tempo determinato, a fronte di una sostanziale stabilità di quelli a tempo indeterminato. La partecipazione al mercato del lavoro delle donne rimane bassa nel confronto con le altre regioni del Nord, anche in connessione con una minore dotazione di servizi per l'infanzia. Nei primi quattro mesi dell'anno è proseguito il calo del ricorso agli ammortizzatori sociali e si è consolidata la crescita della domanda di lavoro.

La ripresa del reddito disponibile e dei consumi è stata frenata dalla seconda metà del 2021 dall'aumento dei prezzi, in particolare di quelli dei trasporti e delle utenze domestiche. Per via della diversa composizione della spesa, i rincari incidono sulle famiglie in misura diseguale, colpendo maggiormente i nuclei con livelli di consumo più bassi. La preferenza per la liquidità è rimasta elevata e ha contribuito alla crescita dei depositi bancari. L'indebitamento delle famiglie ha registrato un aumento connesso sia con la ripresa del credito al consumo sia con la prosecuzione della crescita dei mutui per l'acquisto di abitazioni.

Il mercato del credito

Nel 2021 i prestiti bancari al settore privato non finanziario hanno rallentato, riflettendo la minore espansione di quelli alle imprese. La qualità del credito bancario si è mantenuta mediamente elevata, grazie alla ripresa economica e alle misure di sostegno a famiglie e imprese. Elementi di fragilità emergono tuttavia dalla significativa quota di imprese che pur classificate in bonis hanno evidenziato un incremento della rischiosità.

La finanza pubblica decentrata

I bilanci degli enti territoriali continuano a essere influenzati, seppure in misura minore rispetto allo scorso anno, delle misure messe in atto per attenuare gli effetti della pandemia. Nel complesso, gli enti territoriali della regione si caratterizzano per una elevata capacità di riscossione delle entrate e per una situazione finanziaria in miglioramento e più solida di quella prevalente nel resto del Paese. Nel 2021 è proseguita la crescita, in atto dal 2019, degli investimenti degli enti territoriali veneti che beneficeranno anche delle ingenti risorse stanziate nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e di quelle comunitarie previste nell'ambito delle politiche di coesione.

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