L'economia della Liguria - Aggiornamento congiunturale, novembre 2020

Viene pubblicato oggi l'aggiornamento congiunturale della Liguria.

Nella prima parte dell'anno in corso, l'economia ligure ha risentito significativamente degli effetti della crisi pandemica. Dopo la graduale riapertura delle attività economiche e la rimozione dei vincoli alla mobilità personale, la regione ha solo parzialmente recuperato i livelli produttivi precedenti l'insorgere dell'emergenza sanitaria. Sia nell'industria, sia nei servizi, il consuntivo dei primi nove mesi del 2020 segna un calo del fatturato a valori correnti, più intenso tra le aziende del terziario.

Nella stagione estiva i flussi turistici sono diminuiti di circa un terzo, a causa delle minori presenze sia italiane sia straniere; i transiti crocieristici si sono pressoché azzerati. La ristorazione, il commercio al dettaglio e l'intermediazione immobiliare risentono dell'atteggiamento prudente assunto dalle famiglie nelle decisioni di spesa e di investimento. La movimentazione delle merci presso i porti è penalizzata dalla scarsa domanda di beni di consumo e intermedi determinata dalla debolezza congiunturale.

La pandemia ha avuto conseguenze anche sul settore edile, ma sono proseguiti i lavori su alcune importanti infrastrutture pubbliche, quali il Terzo Valico e il potenziamento del sistema portuale e aeroportuale genovese; ai primi di agosto, a poco meno di due anni dalla calamità che aveva colpito il ponte Morandi, è stato inaugurato il nuovo viadotto "Genova San Giorgio".

Nel primo semestre dell'anno il numero degli occupati è calato; la contrazione è stata particolarmente intensa per i lavoratori autonomi, mentre quelli dipendenti hanno trovato sostegno nel maggiore ricorso alla Cassa integrazione guadagni e nel blocco dei licenziamenti. Anche le forze di lavoro si sono ridotte: oltre al calo occupazionale, vi ha influito la significativa diminuzione delle persone in cerca di occupazione.

La fase congiunturale sfavorevole si è riflessa sulla redditività e sulla capacità di autofinanziamento delle imprese, determinando un aumento della richiesta di prestiti bancari. Grazie a condizioni di offerta distese, favorite dagli interventi di politica monetaria e dalle misure governative di garanzia pubblica, il credito al comparto produttivo è aumentato, in maggiore misura per le aziende di piccole dimensioni. I finanziamenti alle famiglie hanno decelerato rispetto al 2019, in un contesto di debolezza della domanda, sia per i mutui, sia per il credito al consumo. La qualità del credito si è mantenuta nel complesso stabile; tra i settori produttivi, le costruzioni continuano a connotarsi per una rischiosità più alta degli altri comparti.

Le scelte di impiego del risparmio sono state caratterizzate da motivi precauzionali, con una preferenza per i prodotti più liquidi e quelli maggiormente diversificati: sono aumentati i depositi bancari e le quote di fondi comuni di investimento.

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