Lo stato delle banche italiane: lettera al New York Times di Luigi Federico Signorini, Vice Direttore Generale della Banca d'Italia

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In un articolo apparso ieri sul New York Times (A New Hurt in Italy From the Coronavirus: A Banking Crisis, di Peter S. Goodman) si asserisce "le banche italiane sono a un passo da una calamità che potrebbe costringerle a un'operazione di salvataggio". Sebbene nell'articolo si riconoscano i progressi fatti dal sistema bancario italiano, vengono omesse informazioni fondamentali sulla sua reale condizione, finendo così per fornire una rappresentazione alquanto fuorviante della sua capacità di tenuta.

Numerosi sono i riscontri che segnalano come, negli ultimi anni, le banche italiane si siano significativamente rafforzate.

  • La qualità degli attivi. Nel quarto trimestre del 2019 il rapporto di nuovi crediti deteriorati (NPL) sul totale dei finanziamenti in essere era pari all'1,2 per cento, contro il 2,1 per cento rilevato nel periodo corrispondente del 2007, alla vigilia della crisi finanziaria mondiale. La riduzione della quota di crediti deteriorati sui prestiti complessivi totali è proseguita, anche grazie alle massicce cessioni effettuate da un elevato numero di banche. A fine dicembre la quota dei crediti deteriorati era pari al 3,3 per cento al netto delle svalutazioni (è questo il vero ammontare che grava sui bilanci delle banche), in calo dal 9,8 per cento di dicembre 2015.
  • Esposizioni sovrane. Alla fine di gennaio i titoli di Stato detenuti dalle banche ammontavano a 316 miliardi di euro, pari al 9,8 per cento del totale degli attivi; all'inizio del 2015 hanno raggiunto il loro punto di massimo, pari a 403 miliardi. Da maggio 2019 a gennaio 2020, in concomitanza con la crescita della domanda di titoli di Stato italiani, gli intermediari hanno effettuato cessioni nette per un ammontare pari a circa quasi 40 miliardi di euro di titoli pubblici, confermando il proprio ruolo di investitori in controtendenza acquistando a basso prezzo nel mezzo della turbolenza finanziaria per poi rivendere a un prezzo più alto.
  • Adeguatezza patrimoniale. Nel corso degli ultimi anni le banche italiane hanno anche notevolmente rafforzato la propria base patrimoniale. Alla fine di dicembre 2019 il coefficiente di CET1 medio del sistema bancario era del 13,9 per cento; alla fine del 2007 era del 7,1 per cento. Lo scarto fra il coefficiente degli enti significativi e la media dell'area dell'euro si sta riducendo, e attualmente si attesta a circa un punto percentuale.
  • Redditività. Nel 2019 la redditività delle banche italiane è rimasta sostanzialmente in linea con l'anno precedente. Il ROE annualizzato, al netto di componenti straordinarie, era il 5,0 per cento (dal 5,7 per cento del 2018). Come per numerose altre controparti europee, la redditività delle banche italiane rimane al di sotto della stima del costo del capitale, rendendo difficoltosa la raccolta sul mercato azionario in caso di necessità. Ci si attende che le banche beneficino del processo di ristrutturazione e consolidamento in atto (in particolare le banche cooperative di piccole dimensioni, a fronte del fatto che il nuovo quadro normativo rafforzerà la loro capacità di attrarre investitori, preservando nel contempo la natura mutualistica del settore).

Nel delineare una risposta alle ricadute economiche della pandemia, il Governo italiano ha appena introdotto misure di sostegno alle banche per l'erogazione di credito alle imprese (in particolare le PMI) e alle famiglie.

  • Moratoria sul rimborso dei prestiti. Questa misura prevede una moratoria sui prestiti a favore delle PMI al fine di contenere il calo del prodotto dovuto alla pandemia. La misura è indirizzata alle PMI che hanno in essere prestiti o linee di credito ottenuti da banche o da altri intermediari finanziari e che sono attualmente in regola con i pagamenti. Dato che la moratoria non genera nuovi o ulteriori oneri per gli intermediari (risultando conforme al principio di neutralità attuariale), essa risulta neutrale rispetto ai requisiti che gli intermediari applicano nella valutazione della qualità del credito in maniera tale da evitare variazioni automatiche nella classificazione della qualità del credito di tali esposizioni.
  • Garanzie pubbliche sulle misure di moratoria. In considerazione del fatto che è comunque possibile che si verifichi un deterioramento della qualità del credito alla fine del periodo di moratoria, il Governo ha introdotto garanzie pubbliche a parziale copertura delle esposizioni che beneficiano della moratoria. Tale misura rappresenterebbe un incentivo per le banche a proseguire nell'erogazione del credito all'economia.
  • Incentivi fiscali alla dismissione dei crediti deteriorati (NPL). Questa misura fornisce temporaneamente alle imprese un incentivo a cedere i loro crediti deteriorati al fine di conseguire un ulteriore consolidamento di bilancio (l'incentivo consiste nella possibilità di trasformare le imposte differite in un credito di imposta per un valore pari circa al 5% dei crediti deteriorati conferiti).

L. Federico Signorini

Vice Direttore Generale della Banca d'Italia