Una panoramica della strategia di politica monetaria della BCE

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  1. Introduzione
  2. Il contesto economico e la narrativa dell'inflazione nel passato
  3. La nuova strategia di politica monetaria della BCE
  4. Il quadro analitico integrato della BCE
  5. La comunicazione delle decisioni di politica monetaria della BCE
  6. Un ciclo di riesame periodico

1. Introduzione

La nuova strategia di politica monetaria della Banca centrale europea (BCE) è stata pubblicata l’8 luglio 2021. Sebbene il mandato sia conferito alla BCE dai Trattati, quest’ultima è tenuta a delineare la propria strategia di politica monetaria. Tale strategia definisce come conseguire l’obiettivo primario del mantenimento della stabilità dei prezzi nell’area dell’euro, facendo riferimento a un insieme adeguato di strumenti, indicatori e obiettivi intermedi di politica monetaria, nonché come tenere conto di altre considerazioni, fatta salva la stabilità dei prezzi. Una strategia di politica monetaria persegue due finalità principali: in primo luogo, fornisce ai responsabili delle politiche un quadro analitico coerente che incorpora gli andamenti economici effettivi o attesi nelle decisioni di politica monetaria; in secondo luogo, funge da mezzo di comunicazione con il pubblico. La strategia di politica monetaria della BCE è stata rivista l’ultima volta nel 2003 e i cambiamenti intervenuti nel contesto economico e finanziario, nonché le principali sfide sul piano delle politiche, hanno reso necessario un aggiornamento. Questa panoramica illustra le motivazioni e le riflessioni alla base della strategia e i suoi elementi principali.

2. Il contesto economico e la narrativa dell'inflazione nel passato

La strategia di politica monetaria della BCE, adottata nel 1998 e rivista nel 2003, era costituita da tre elementi principali. In primo luogo, si basava su una doppia formulazione dell’obiettivo della stabilità dei prezzi, che comprendeva una definizione quantitativa della stabilità dei prezzi intesa come un aumento sui dodici mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) inferiore al 2 per cento e, nell’ambito di tale definizione, l’obiettivo di mantenere i tassi di inflazione per l’area dell’euro su livelli “inferiori ma prossimi al 2 per cento”; in secondo luogo, aveva un orientamento a medio termine in considerazione degli sfasamenti temporali degli effetti della politica monetaria sull’inflazione; infine, l’analisi dei rischi per la stabilità dei prezzi era condotta sulla base di due pilastri: l’analisi economica e l’analisi monetaria, con una verifica incrociata delle informazioni per formare una valutazione complessiva unitaria.

A partire dal precedente riesame della strategia di politica monetaria della BCE, risalente al 2003, il mondo ha registrato importanti cambiamenti che pongono le banche centrali, compresa la BCE, di fronte a numerose nuove sfide. Di diretta rilevanza per la conduzione della politica monetaria è il fatto che nell’area dell’euro (e a livello mondiale) gli andamenti strutturali hanno ridotto il tasso di interesse reale di equilibrio – il tasso di interesse coerente con l’obiettivo di inflazione e quello in cui l’economia opera al suo potenziale[1]. Vi è ampio consenso sul fatto che un calo della crescita della produttività, i fattori demografici e il persistente aumento della domanda di attività sicure e liquide a seguito della crisi finanziaria globale abbiano contribuito a ridurre il tasso di interesse reale di equilibrio, sebbene le stime restino soggette a incertezza. Il calo di tale tasso, unitamente a tassi di inflazione persistentemente bassi, ha accresciuto l’incidenza e la durata degli episodi in cui i tassi di interesse di riferimento nominali si collocano su valori prossimi al limite inferiore effettivo, fra cui quello attuale, in corso da più di dieci anni. Questa situazione fornisce un punto di partenza molto diverso rispetto al 2003, quando il tasso di interesse reale di equilibrio si stimava fosse significativamente più alto.

Il calo del tasso di interesse reale di equilibrio ha ridotto il margine a disposizione per un allentamento monetario della politica convenzionale dei tassi di interesse a fronte di shock disinflazionistici. Ciò rafforza la validità di mantenere un margine di inflazione a medio termine che consenta al tasso di interesse nominale di equilibrio di essere sufficientemente superiore al limite inferiore effettivo in modo da permettere un uso attivo della politica dei tassi di interesse in risposta ad andamenti avversi. In prossimità del limite inferiore effettivo è improbabile che la politica dei tassi di interesse sia sufficiente a preservare la stabilità dei prezzi in caso di shock disinflazionistici, che richiedono l’adozione di ulteriori strumenti di policy (per un’analisi dettagliata delle implicazioni, cfr. anche la sezione 3).

Oltre al calo del tasso di interesse reale di equilibrio, il mondo è cambiato da altri punti di vista, che hanno influenzato l’economia dell’area dell’euro e il contesto in cui opera la politica monetaria. L’area dell’euro è stata colpita da diversi importanti shock, quali la crisi finanziaria globale e la crisi del debito sovrano, e più di recente la pandemia di coronavirus (COVID‑19), che hanno causato rallentamenti economici ed esercitato pressioni al ribasso sull’inflazione, rendendo quindi necessarie risposte rilevanti sul piano delle politiche. La globalizzazione e la digitalizzazione influiscono sulla struttura dei mercati dei beni, dei servizi e del lavoro, e hanno un effetto diretto sui prezzi che, interagendo con altri fattori, compresi i vincoli alla politica monetaria, possono incidere sull’inflazione oltre il breve termine. L’evoluzione delle strutture finanziarie, come l’aumento dell’intermediazione finanziaria attraverso il settore non bancario, ha modificato la trasmissione della politica monetaria. Anche l’architettura istituzionale dell’area dell’euro è stata oggetto di riforme sostanziali dal 2003, ma resta incompleta. I cambiamenti climatici – la sfida più importante di questo secolo per il genere umano – e le relative politiche di mitigazione modificano la struttura e la dinamica dell’economia e del sistema finanziario, incidendo in tal modo sulla stabilità dei prezzi. Anche il panorama della comunicazione è cambiato, essendo quello odierno caratterizzato da una minore diffusione dei tradizionali mezzi di comunicazione (stampa), da destinatari più frammentati, polarizzati e attivisti, dalla crescente importanza dei canali di comunicazione diretti, come i social media, e dalla crescente domanda di verificabilità e di trasparenza da parte del pubblico.

La robustezza di una nuova strategia dipende da una comprensione approfondita delle cause per cui l’inflazione a partire dal 2013 si è mantenuta su livelli persistentemente bassi (e inferiori all’obiettivo di inflazione della BCE). L’evidenza indica che è necessaria una combinazione di fattori interconnessi per spiegare il livello persistentemente basso dell’inflazione. Durante il primo decennio dell’Unione economica e monetaria (UEM) gli shock all’inflazione sono stati prevalentemente al rialzo. Nell’ultimo decennio si è verificato uno spostamento verso shock disinflazionistici durante e dopo la crisi finanziaria mondiale. Le determinanti cicliche, in particolare l’impatto disinflazionistico delle due recessioni del 2009 e del 2012, hanno interagito con le tendenze strutturali in atto (quali la globalizzazione, la digitalizzazione e i fattori demografici) in un contesto in cui il limite inferiore effettivo implica che gli shock disinflazionistici non possano essere facilmente contrastati dalla politica dei tassi di interesse. La persistenza di una bassa inflazione ha altresì contribuito a ridurre le aspettative di inflazione, che potrebbero essere divenute meno saldamente ancorate all’obiettivo di inflazione della BCE.

L’adozione di misure non convenzionali di politica monetaria, soprattutto a partire dal 2014, ha contribuito in misura significativa a contrastare le spinte disinflazionistiche, a dissipare i timori di deflazione e a evitare una più pronunciata tendenza al ribasso delle aspettative di inflazione. Nell’ambito del riesame della strategia è stata condotta un’approfondita valutazione dell’insieme degli strumenti monetari non convenzionali della BCE, il cui esito è stato quello di rilevare che ciascuno di questi strumenti (fra cui tassi di interesse negativi, indicazioni prospettiche, acquisti di attività e operazioni di rifinanziamento a più lungo termine) è riuscito ad accrescere il prodotto, l’occupazione e l’inflazione, e che i diversi strumenti si sono vicendevolmente rafforzati. Il Consiglio direttivo ritiene che tali misure siano state proporzionate, tenendo conto dei potenziali effetti collaterali, ad esempio sul settore finanziario e in tema di disuguaglianza. La prossimità dei tassi di interesse al limite inferiore effettivo e l’incertezza circa l’efficacia e gli effetti collaterali di altri strumenti hanno limitato la portata e la rapidità della risposta di politica monetaria agli shock disinflazionistici, contribuendo a mantenere i tassi di inflazione al di sotto dell’obiettivo di inflazione. La potenziale ambiguità circa il livello dell’obiettivo di inflazione nella doppia formulazione dell’obiettivo da parte della BCE e la percezione di un’asimmetria dell’obiettivo potrebbero aver ulteriormente contribuito alla persistenza di bassa inflazione ancorando in misura insufficiente le aspettative di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento. Infine, le politiche di bilancio, sulla scia dei timori per la sostenibilità del debito, hanno frenato la crescita e l’inflazione all’indomani della crisi finanziaria.



[1]     Il tasso di interesse reale di equilibrio è in parte il risultato di scelte di policy. Ad esempio, l’impatto dell’evoluzione demografica sul tasso di interesse reale di equilibrio dipende da politiche quali l’età pensionabile stabilita per legge e le misure volte ad accrescere il tasso di partecipazione alla forza lavoro.

3. La nuova strategia di politica monetaria della BCE

3.1 L'obiettivo della stabilità dei prezzi

Il riesame della strategia parte dal mandato della BCE, così come conferito. Il Consiglio direttivo è vincolato dal mandato primario della BCE di stabilità dei prezzi sancito all’articolo 127, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Poiché il Trattato non fornisce una definizione precisa di ciò che si intende per “mantenere la stabilità dei prezzi”, spetta alla strategia di politica monetaria della BCE definire le modalità di attuazione di questo mandato da parte del Consiglio direttivo, in cui rientrano la scelta dell’indice dei prezzi e la modalità di quantificazione della stabilità dei prezzi. Tale quantificazione fornisce un valore di riferimento in relazione al quale la BCE dà conto del proprio operato e contribuisce al conseguimento della stabilità dei prezzi ancorando le aspettative di inflazione.

Misurazione dell'indice dei prezzi

Lo IAPC complessivo resta l’indice adeguato per quantificare l’obiettivo di stabilità dei prezzi per l’area dell’euro e sarà mantenuto quale indice dei prezzi utilizzato per misurare l’inflazione dell’area dell’euro ai fini della politica monetaria. La valutazione dell’idoneità dello IAPC si basa su quattro criteri: tempestività, affidabilità (ad esempio, le revisioni sono infrequenti), comparabilità (nel tempo e tra paesi) e credibilità[2]. Dal 2003 la qualità dello IAPC come misura dell’inflazione per l’area dell’euro è stata migliorata significativamente dall’Eurostat e dagli istituti nazionali di statistica degli Stati membri dell’UE. Tali miglioramenti includono l’introduzione di aggiornamenti annuali delle ponderazioni della spesa, una migliore rappresentazione delle voci stagionali e la disponibilità di stime preliminari per tutti gli Stati membri. Sebbene l’obiettivo di stabilità dei prezzi sia quantificato in termini di inflazione complessiva, che rappresenta la misura più ampia del paniere dei consumi delle famiglie, il Consiglio direttivo continuerà a monitorare un’ampia gamma di indicatori dei prezzi, comprese le misure dell’inflazione di fondo che escludono alcune componenti volatili. Tali misure si sono dimostrate utili nel segnalare la probabile evoluzione dell’inflazione nell’orizzonte di medio periodo.

Per accrescere ulteriormente la rappresentatività dello IAPC e la sua comparabilità fra paesi, il Consiglio direttivo ha deciso di proporre un piano d’azione per includere nello IAPC le abitazioni occupate dai proprietari (owner‑occupied housing, OOH). Il Consiglio direttivo accoglie con grande favore il lavoro svolto dal Sistema statistico europeo. Sebbene i costi relativi agli alloggi rappresentino un’ampia parte della spesa delle famiglie, lo IAPC attualmente include solo in parte i costi per i servizi abitativi connessi alla proprietà, al mantenimento e all’utilizzo della propria abitazione sostenuti dai proprietari. Oltre agli aspetti pratici di misurazione, è anche difficile allineare pienamente tali costi alla base concettuale dello IAPC[3]. La BCE ritiene che per un’inclusione delle OOH il metodo da preferire sia l’approccio dell’acquisizione netta, basato sui prezzi di transazione che le famiglie sostengono per l’acquisto di abitazioni. Poiché l’indice dei prezzi delle OOH misurato con l’approccio dell’acquisizione netta incorpora attualmente una componente connessa all’investimento, la BCE sostiene i progetti di ricerca sui metodi di misurazione ottimali. Questi, in particolare, dovrebbero essere orientati a scorporare meglio la componente relativa al consumo da quella connessa all’investimento, essendo solo la prima rilevante per la politica monetaria.

La tabella di marcia prevede quattro fasi principali nel passaggio all’utilizzo dello IAPC che includa i costi delle OOH quale principale indice a fini della politica monetaria. La prima fase prevede la costruzione di un indice analitico per uso interno che includa le OOH con pesi approssimati. In parallelo, saranno avviate le necessarie attività di carattere giuridico; l’Eurostat intende continuare a lavorare alla compilazione statistica delle ponderazioni delle OOH, in vista della pubblicazione, in una seconda fase, probabilmente nel 2023, di uno IAPC trimestrale sperimentale che includa i costi delle OOH. In una terza fase, che sarà probabilmente completata entro il 2026, sarà disponibile un indice trimestrale ufficiale. Nella quarta fase l’obiettivo sarebbe quello di includere i costi delle OOH nello IAPC con frequenza mensile e in modo tempestivo, creando le premesse per il passaggio a uno IAPC comprendente i costi delle OOH come principale indice ai fini della politica monetaria. Al momento appare prematuro fornire un calendario preciso per la quarta fase.

Durante il periodo di transizione il principale indice di riferimento per la politica monetaria resterà lo IAPC attuale. Questo periodo di transizione durerà fino a quando l’indice delle OOH non avrà raggiunto gli standard qualitativi e di tempestività necessari per la piena integrazione nell’indice mensile dello IAPC. Tuttavia, durante il periodo di transizione l’indice trimestrale delle OOH a sé stante svolgerà un importante ruolo supplementare nella valutazione dell’impatto dei costi delle abitazioni sull’inflazione e informerà pertanto le valutazioni di politica monetaria del Consiglio direttivo.



[2]     Tali criteri sono stati applicati anche nel riesame della strategia del 2003, cfr. Issing, O. (a cura di), Background Studies for the ECB’s Evaluation of its Monetary Policy Strategy, BCE, 2003, pag. 12 e seguenti.

[3]     Lo IAPC coglie solo le variazioni dei prezzi di beni e servizi che, una volta acquistati, generano transazioni monetarie a fini di consumo. Le OOH generano transazioni monetarie solo quando le abitazioni sono costruite e vendute. Inoltre, è difficile stabilire con precisione se un’abitazione viene acquistata a fini di consumo o di investimento.

Un obiettivo quantitativo di inflazione

Il mantenimento dell’obiettivo primario della BCE di stabilità dei prezzi può essere conseguito perseguendo un obiettivo quantitativo specifico. Sebbene la stabilità dei prezzi possa essere considerata come quello stato in cui non è necessario prendere in considerazione le variazioni del livello generale dei prezzi nelle decisioni di consumo e investimento, questo criterio generale richiede una definizione numerica che possa guidare la conduzione della politica monetaria. Allo stato attuale il Consiglio direttivo ritiene che la stabilità dei prezzi sia preservata nel modo migliore perseguendo un obiettivo di inflazione pari al 2 per cento nel medio termine. La formulazione dell’obiettivo di stabilità dei prezzi in termini di un obiettivo quantitativo specifico sostituisce la precedente doppia formulazione (che conteneva una definizione di stabilità dei prezzi in termini di inflazione compresa tra lo zero e il 2 per cento e, nell’ambito di tale definizione, il perseguimento di un livello di inflazione inferiore ma prossimo al 2 per cento). Il nuovo obiettivo è semplice, chiaro e facile da comunicare, e dovrebbe pertanto contribuire a un più solido ancoraggio delle aspettative di inflazione a più lungo termine.

Livello obiettivo del 2 per cento

Un obiettivo di inflazione pari al 2 per cento sottolinea l’impegno della BCE a fornire un adeguato margine di sicurezza per cautelarsi contro il rischio di deflazione e salvaguardare l’efficacia della politica monetaria nel rispondere agli shock disinflazionistici. Tale rischio è più accentuato a fronte di una maggiore prevalenza e durata degli episodi di raggiungimento del limite inferiore, rispetto a quelle che erano le condizioni prevalenti nel 2003, dovuta principalmente al calo del tasso di interesse reale di equilibrio. Il livello di quest’ultimo e quello dell’obiettivo di inflazione determinano congiuntamente il margine di manovra disponibile in termini di tassi di interesse nominali. A parità di altre condizioni, un calo del tasso di interesse reale di equilibrio riduce il margine di manovra disponibile per la politica monetaria.

Un obiettivo di inflazione pari a due punti percentuali tiene conto di una serie di considerazioni. Gli studi basati sulle simulazioni mostrano che un obiettivo di inflazione del 2 per cento presenta buoni risultati in termini di stabilizzazione nel lungo periodo del livello medio dell’inflazione verso il suo obiettivo, di mantenimento di una varianza contenuta dell’inflazione e di riduzione della frequenza degli episodi in cui si raggiunge il limite inferiore. Al tempo stesso, un obiettivo del 2 per cento cerca di mitigare i costi sociali dell’aumento dell’inflazione, che aumentano in modo non lineare con il livello dell’obiettivo. Ciò spiega la scelta di un livello dell’obiettivo solo lievemente superiore (al 2 per cento) rispetto a quello fissato nel 2003. Inoltre, questa scelta riflette anche il fatto che nel tempo la BCE ha adeguato il proprio strumentario di politica monetaria per superare in parte i vincoli posti dal limite inferiore attraverso l’impiego di nuovi strumenti di politica monetaria che si sono dimostrati efficaci nel sospingere l’inflazione (cfr. la sezione 3.2).

Tre fattori aggiuntivi, presenti già nel 2003 e sostanzialmente invariati da allora, richiedono un sufficiente margine di inflazione. In primo luogo, un margine di inflazione consente una correzione più ordinata degli squilibri macroeconomici fra i paesi dell’area dell’euro, evitando che l’inflazione nei singoli paesi scenda persistentemente in territorio negativo. In secondo luogo, tenendo conto delle rigidità al ribasso dei salari nominali, un margine di inflazione riduce il rischio che i rallentamenti macroeconomici si riflettano prevalentemente in un aumento eccessivo della disoccupazione. In terzo luogo, tale margine permette di tenere conto della presenza di distorsioni nella misurazione dello IAPC, considerato che una distorsione di misurazione positiva implica un tasso di inflazione “vero” inferiore al livello misurato.

Simmetria dell'obiettivo di inflazione

La nuova strategia declina l’obiettivo della stabilità dei prezzi nei termini di un obiettivo univoco e simmetrico. La precedente doppia formulazione dell’obiettivo di stabilità dei prezzi è riuscita ad ancorare le aspettative di inflazione su livelli coerenti con la definizione di stabilità dei prezzi adottata dal Consiglio direttivo al momento dell’introduzione dell’euro, in tempi in cui la BCE doveva consolidare la propria credibilità in un contesto in cui i principali timori riguardavano livelli di inflazione troppo elevati. Successivamente, tuttavia, questa doppia formulazione potrebbe aver determinato una possibile ambiguità circa il livello dell’obiettivo di inflazione e la percezione di un’asimmetria dell’obiettivo, il che – in prossimità del limite inferiore effettivo – potrebbe aver contribuito al contesto di bassa inflazione.

La simmetria dell’obiettivo di inflazione implica che il Consiglio direttivo considera parimenti indesiderabili deviazioni negative e positive dell’inflazione rispetto all’obiettivo stesso. L’obiettivo simmetrico del due per cento fornisce un ancoraggio chiaro per le aspettative di inflazione a più lungo termine, il che è fondamentale per il mantenimento della stabilità dei prezzi. Fluttuazioni temporanee e moderate dell’inflazione effettiva, sia al di sopra che al di sotto dell’obiettivo di medio termine del 2 per cento, sono inevitabili; tuttavia, scostamenti ampi e persistenti possono destabilizzare le aspettative di inflazione a più lungo termine. Ciò vale sia per un’inflazione troppo elevata, sia per un’inflazione troppo bassa. Di conseguenza, è importante che la politica monetaria reagisca con determinazione a deviazioni ampie e durevoli dell’inflazione dall’obiettivo in entrambe le direzioni. Il limite inferiore effettivo e il basso tasso di interesse reale di equilibrio, se persistenti, fanno sì che il rischio di fasi prolungate con tassi di inflazione inferiori all’obiettivo sia particolarmente pronunciato (le implicazioni di tale circostanza sulla risposta della politica monetaria della BCE vengono illustrate nella sezione 3.2). Ancorare in modo esplicito l’impegno alla simmetria nel nuovo quadro di riferimento strategico elimina ogni residua percezione di ambiguità sulle aspirazioni del Consiglio direttivo. In particolare, il 2 per cento non dovrebbe essere interpretato come un limite massimo.

L'orientamento a medio termine

La nuova strategia conferma l’orientamento a medio termine della politica monetaria, che ha permesso al Consiglio direttivo di rispondere in maniera flessibile agli shock economici. L’orientamento a medio termine è importante per tenere conto delle incertezze nel processo inflazionistico e nel meccanismo di trasmissione, al fine di riconoscere il controllo imperfetto dell’inflazione da parte della politica monetaria nel breve periodo, a causa della variabilità degli sfasamenti temporali di trasmissione all’economia e all’inflazione. Poiché diverse tipologie di shock possono sospingere l’inflazione e l’attività economica reale nella stessa direzione (come nel caso degli shock dal lato della domanda) o creare un trade‑off temporaneo (come nel caso degli shock dal lato dell’offerta), l’orientamento a medio termine fornisce anche la flessibilità decisionale necessaria a valutare l’origine degli shock e a guardare oltre gli shock temporanei che potrebbero svanire spontaneamente, in tal modo evitando volatilità superflua nell’attività economica e nell’occupazione.

Un orientamento di medio periodo consente al Consiglio direttivo di tenere conto, nelle proprie decisioni di politica monetaria, di altre considerazioni rilevanti per il perseguimento della stabilità dei prezzi (cfr. anche la sezione 3.3). Ad esempio, l’orientamento a medio termine garantisce flessibilità nel tenere conto dell’andamento dell’occupazione in risposta a shock economici che danno luogo a un temporaneo trade‑off tra occupazione e stabilizzazione dell’inflazione nel breve termine, senza mettere a repentaglio la stabilità dei prezzi nel medio termine. Tale orientamento consente inoltre alla BCE di tenere conto, ove opportuno, della stabilità finanziaria alla luce dell’interdipendenza tra stabilità dei prezzi e stabilità finanziaria. Il ricorso a tale flessibilità potrebbe anche essere il risultato di un’attenta valutazione della proporzionalità delle appropriate misure di politica monetarie (come spiegato di seguito).

La valutazione della proporzionalità quale parte integrante delle decisioni di politica monetaria

Ciascuna decisione di politica monetaria del Consiglio direttivo si basa su una valutazione dell’orientamento di politica monetaria, nonché della scelta e delle caratteristiche degli strumenti. La valutazione effettuata dalla BCE sull’orientamento di politica monetaria determina se quest’ultima contribuisca agli andamenti economici, finanziari e monetari in modo da mantenere la stabilità dei prezzi nel medio periodo. L’adeguato orientamento di politica monetaria si realizza attraverso la scelta, la struttura e la calibrazione degli strumenti, sia presi singolarmente, sia combinati fra loro.

Nel prendere le decisioni di politica monetaria, il Consiglio direttivo valuta sistematicamente la proporzionalità delle proprie misure. Tale valutazione include un’analisi dei benefici e dei possibili effetti collaterali delle misure di politica monetaria, della loro interazione e del loro equilibrio nel tempo. La valutazione dei benefici si applica sia in termini di trasmissione alle condizioni di finanziamento, sia in termini di effetto desiderato sull’inflazione, mentre la valutazione dei possibili effetti collaterali riguarda gli effetti indesiderati sull’economia reale e sul sistema finanziario. La valutazione della proporzionalità tiene conto dell’incertezza circa l’efficacia e gli effetti collaterali degli strumenti di politica monetaria, nonché dei rischi di un disancoraggio delle aspettative di inflazione a più lungo termine dall’obiettivo del 2 per cento. La valutazione della proporzionalità è particolarmente importante alla luce dell’uso di strumenti di politica monetaria diversi dai tassi di riferimento standard. Il risultato di tale valutazione può influire sia sulla calibrazione di tali misure, sia sulle caratteristiche tecniche con cui vengono progettate, che può essere modificata per limitare gli effetti collaterali (ad esempio attraverso l’esclusione dei mutui ipotecari delle famiglie nelle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine) oppure per contrastare effetti collaterali indesiderati (come l’introduzione di un sistema a due livelli per la remunerazione della liquidità in eccesso).

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3.2 Implicazioni del limite inferiore effettivo per la politica monetaria

Nuovi strumenti di politica monetaria nello strumentario della BCE

Poiché è probabile che il tasso di interesse reale di equilibrio rimanga su livelli bassi, è prudente che la politica monetaria tenga conto del limite inferiore effettivo dei tassi di interesse nominali. Dopo il riesame del 2003, il tasso di interesse reale di equilibrio nell’area dell’euro è diminuito in misura significativa. Le aspettative di mercato attuali indicano che il tasso rimarrà basso nel corso del prossimo decennio. La BCE, al pari di altre importanti banche centrali, ha dovuto trovare nuove modalità oltre la politica convenzionale dei tassi di interesse per adeguare l’orientamento della politica monetaria al fine di contrastare la distorsione deflazionistica indotta dal limite inferiore effettivo. Episodi caratterizzati da tassi di riferimento prossimi al limite inferiore effettivo possono derivare da un basso tasso di interesse reale di equilibrio o da shock disinflazionistici ampi e persistenti che hanno spinto i tassi di interesse al ribasso, oppure da una combinazione dei due fattori. Un’ulteriore complicazione specifica dell’area dell’euro è stata la frammentazione osservata in seguito alla crisi del debito sovrano, che ha ostacolato il meccanismo di trasmissione della politica monetaria e, se non gestita, avrebbe esacerbato i rischi al ribasso per la stabilità dei prezzi.

Gli strumenti di politica monetaria utilizzati dalla BCE a partire dalla crisi finanziaria si sono dimostrati efficaci nel contrastare le pressioni disinflazionistiche e continueranno a essere parte integrante dello strumentario della BCE in prossimità del limite inferiore effettivo. Il principale strumento della politica monetaria è l’insieme dei tassi di riferimento della BCE. Congiuntamente alla possibilità di ridurre i tassi di interesse portandoli su valori negativi, il ricorso a strumenti aggiuntivi quali le indicazioni prospettiche (forward guidance), gli acquisti di attività e le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine dipenderà, come già in passato, dal contesto specifico e sarà calibrato al fine di raggiungere l’obiettivo di inflazione della BCE nel medio termine. Poiché è probabile che in futuro il limite inferiore effettivo dei tassi di interesse rappresenterà ancora un vincolo talvolta stringente, questi strumenti aggiuntivi continueranno ad avere la loro importanza. Essi ampliano lo spazio di manovra delle politiche espansive, sebbene entro certi limiti. Al tempo stesso, il Consiglio direttivo riconosce la necessità di limitare i possibili effetti collaterali dei nuovi strumenti di politica monetaria e ribadisce pertanto il suo impegno a continuare a svolgere un’attenta valutazione di proporzionalità e ad adeguare le caratteristiche delle misure previste da tali strumenti in modo da ridurre al minimo gli effetti collaterali, senza compromettere la stabilità dei prezzi.

Tenere conto dell'asimmetria indotta dal limite inferiore effettivo

Il limite inferiore effettivo dei tassi di interesse nominali limita la capacità della politica convenzionale dei tassi di interesse di contrastare gli shock disinflazionistici. Se da un lato le banche centrali possono, perlomeno in linea di principio, aumentare illimitatamente i tassi di interesse nominali, dall’altro lo spazio per l’abbassamento dei tassi in territorio negativo è limitato, a causa del limite inferiore relativo al contante e della possibile presenza di un tasso di inversione basato sulle circostanze contingenti, a fronte del quale le riduzioni dei tassi di interesse perdono efficacia. Questa limitata capacità di ridurre i tassi, se non gestita, determinerà persistenti deviazioni al ribasso dell’inflazione rispetto all’obiettivo, in particolare quando l’economia è ripetutamente colpita da shock disinflazionistici. Ciò potrebbe portare le aspettative di inflazione a collocarsi al di sotto del tasso fissato dalla banca centrale come obiettivo e questo rischio è particolarmente elevato se l’obiettivo di inflazione è percepito come un limite massimo. Le indicazioni prospettiche (forward guidance), le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine, i tassi di interesse negativi e gli acquisti di attività hanno contribuito a superare in parte i vincoli indotti dal limite inferiore e continueranno a essere utilizzati, come più opportuno. Il Consiglio direttivo continuerà a rispondere in maniera flessibile alle nuove sfide che via via si presenteranno, e a considerare nel perseguimento del proprio obiettivo di inflazione l’introduzione di nuovi strumenti di politica monetaria, purché proporzionati e se necessari.

L’impegno a conseguire un obiettivo di inflazione simmetrico richiede interventi di politica monetaria particolarmente vigorosi o duraturi quando l’economia è prossima al limite inferiore effettivo, così da evitare che le deviazioni negative dall’obiettivo di inflazione diventino radicate. Una risposta particolarmente vigorosa o persistente alle deviazioni negative è giustificata dall’esigenza di sostenere l’ancoraggio delle aspettative di inflazione a più lungo termine al 2 per cento, contribuendo al mantenimento della stabilità dei prezzi nel medio periodo. Ciò significa che, di fronte a forti shock avversi, la risposta di politica monetaria della BCE comprenderà, ove opportuno e sulla base di un’attenta analisi di proporzionalità, un uso particolarmente deciso degli strumenti di politica monetaria. Inoltre, più in prossimità del limite inferiore effettivo, potrebbe rendersi necessario un uso più prolungato di questi strumenti. Ciò potrebbe anche comportare un periodo transitorio in cui l’inflazione è moderatamente superiore all’obiettivo.

Il ruolo stabilizzante delle politiche di bilancio e di altre politiche

Le politiche di bilancio e di altra natura sono importanti per la stabilizzazione macroeconomica, soprattutto in prossimità del limite inferiore effettivo. Una politica di bilancio anticiclica richiede un’azione risoluta durante le grandi recessioni, ma richiede anche, elemento essenziale, la ricostituzione di riserve una volta che la ripresa dell’economia torna a essere salda, in modo da assicurare la sostenibilità del debito. Stabilizzando l’economia in periodi di grave recessione, assicurando nel contempo la sostenibilità del debito, anche la politica di bilancio fornisce il suo miglior contributo alla stabilità dei prezzi. Contribuendo alla stabilizzazione macroeconomica, una politica di bilancio anticiclica amplifica l’efficacia della politica monetaria. Mentre in circostanze normali il ruolo di stabilizzazione della politica di bilancio può essere in larga misura ricondotto all’azione degli stabilizzatori automatici, le misure discrezionali di una politica di bilancio anticiclica sono importanti nei periodi di crisi e in particolare in prossimità del limite inferiore dei tassi di interesse. In primo luogo, l’esperienza maturata in seguito alla crisi finanziaria mondiale del 2008‑2009, alla crisi del 2011‑2012 nell’area dell’euro e alla pandemia mondiale nel 2020‑2021 suggerisce che un’efficace stabilizzazione macroeconomica richiede una politica di bilancio e una politica monetaria che nei periodi di crisi si complementino. In secondo luogo, vi sono ampie evidenze empiriche secondo cui una politica di bilancio espansiva è particolarmente efficace quando i tassi di interesse sono prossimi al limite inferiore. Inoltre, le politiche di bilancio e strutturali possono sostenere la crescita della produttività e dell’offerta di lavoro, contribuendo a invertire la tendenza del tasso di interesse reale di equilibrio e quindi a creare margini di manovra per la politica monetaria. Infine, il completamento dell’UEM, compresa l’unione bancaria e l’unione dei mercati dei capitali, è essenziale per rafforzare la capacità dell’area dell’euro di assorbire gli shock.

3.3 Ulteriori considerazioni rilevanti per il perseguimento della stabilità dei prezzi

Fatta salva la stabilità dei prezzi, nelle decisioni di politica monetaria il Consiglio direttivo tiene conto di altre considerazioni che rilevano per la conduzione della politica monetaria. Sarà spesso necessario tenere conto di tali considerazioni per mantenere la stabilità dei prezzi nel medio periodo. Nel contempo, le misure di politica monetaria hanno un impatto sull’economia e sulle politiche economiche. Il Trattato richiede specificamente all’Eurosistema di sostenere le politiche economiche generali dell’Unione europea al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea. Tali obiettivi includono una crescita economica equilibrata, un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che miri alla piena occupazione e al progresso sociale, e un elevato livello di tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente, fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi. L’Eurosistema contribuisce altresì all’ordinata conduzione delle politiche perseguite dalle autorità competenti per quanto riguarda la vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e la stabilità del sistema finanziario. Infine, l’Eurosistema agisce in conformità del principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza, favorendo un’efficace allocazione delle risorse.

Nel tenere conto di tali considerazioni, il Consiglio direttivo fonda la propria valutazione, in particolare, sulla rilevanza delle stesse per l’obiettivo primario della BCE e per la capacità della BCE di sostenere le politiche economiche generali nell’Unione, al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Unione. Ad esempio, nell’adeguare i propri strumenti di politica monetaria, il Consiglio direttivo, laddove due configurazioni degli strumenti considerati siano in pari misura favorevoli e non lesive della stabilità dei prezzi, sceglie la configurazione che sostiene al meglio le politiche economiche generali dell’Unione in relazione a crescita, occupazione e inclusione sociale, e che tutela la stabilità finanziaria e favorisce l’attenuazione dell’impatto dei cambiamenti climatici, con lo scopo di contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’Unione.

La complementarità della stabilità dei prezzi con una crescita economica equilibrata e la piena occupazione

In larga misura, una crescita economica equilibrata, la piena occupazione e la stabilità dei prezzi costituiscono obiettivi tra loro coerenti. Se le aspettative di inflazione a più lungo termine sono ancorate, l’inflazione si collocherà sul livello obiettivo se l’attività economica e l’occupazione si attestano sui propri livelli potenziali. L’orientamento a medio termine della strategia di politica monetaria della BCE tiene conto delle situazioni in cui l’inflazione, da un lato, e l’attività economica e l’occupazione, dall’altro, si muovono temporaneamente in direzioni differenti a causa di variazioni dal lato dell’offerta. Ad esempio, in presenza di uno shock negativo dal lato dell’offerta, il Consiglio direttivo potrebbe decidere di estendere l’orizzonte su cui l’inflazione deve tornare su livelli coerenti con la definizione dell’obiettivo al fine di evitare cali pronunciati nell’attività economica e nell’occupazione che, se persistenti, potrebbero a loro volta compromettere la stabilità dei prezzi nel medio termine. Una difficoltà pratica è la non osservabilità del prodotto potenziale e dell’occupazione di equilibrio, rispetto ai quali valutare l’attività e l’occupazione corrente. Su tale base, nel 2003 la BCE non si è impegnata con stime specifiche del prodotto potenziale o del tasso naturale di disoccupazione; analogamente, nell’ambito della valutazione attuale il Consiglio direttivo ha ritenuto importante esaminare una serie di stime e tener conto dell’incertezza, dell’eterogeneità e dei cambiamenti strutturali in atto che delineano le prospettive per l’attività economica e l’occupazione nell’area dell’euro e nei suoi paesi membri. Il Consiglio direttivo continuerà inoltre a valutare l’interazione bidirezionale tra distribuzione di reddito e ricchezza e politica monetaria.

Tenere conto delle considerazioni relative alla stabilità finanziaria

La stabilità finanziaria è un presupposto essenziale per la stabilità dei prezzi e viceversa. In condizioni di tensione nei mercati finanziari, le misure di politica monetaria finalizzate al mantenimento della stabilità dei prezzi in genere contribuiscono a ripristinare la stabilità finanziaria, contrastando le disfunzioni nel meccanismo di trasmissione della politica monetaria ed evitando effetti di retroazione negativi a livello macrofinanziario e fenomeni di deflazione del debito. In relazione all’accumularsi di rischi per la stabilità finanziaria, le politiche macroprudenziali e microprudenziali costituiscono la prima linea di difesa. In molti casi le politiche macroprudenziali e la politica monetaria sono complementari. Ad esempio, le politiche macroprudenziali che evitano l’accumulo di squilibri riducono la probabilità di crisi finanziarie future con effetti negativi sulla stabilità dei prezzi. La politica monetaria può influire anche sui rischi per la stabilità finanziaria. In una direzione, l’orientamento accomodante della politica monetaria può ridurre il rischio di credito stimolando i livelli di attività e la dinamica dell’inflazione. Nella direzione opposta, l’orientamento accomodante della politica monetaria può incoraggiare l’accumulo di leva finanziaria o accrescere la sensibilità dei prezzi delle attività. Considerazioni simmetriche si applicano durante le fasi di inasprimento della politica monetaria.

Alla luce dei rischi per la stabilità dei prezzi generati dalle crisi finanziarie, vi sono chiare motivazioni dal punto di vista concettuale affinché la BCE tenga conto nelle decisioni di politica monetaria delle implicazioni per la stabilità finanziaria. Ciò riflette i limiti della politica macroprudenziale esistenti nelle varie fasi del ciclo finanziario, le interazioni fra politica macroprudenziale e politica monetaria e le possibili ripercussioni della politica monetaria sulla stabilità finanziaria. Nel contempo, è importante evitare l’errata percezione secondo cui la politica monetaria ha la responsabilità di garantire la stabilità finanziaria. Il Consiglio direttivo non attua politiche sistematiche di “leaning against the wind” (in cui l’orientamento della politica monetaria diviene sistematicamente più restrittivo quando un rischio sistemico si accumula) o di “cleaning” (in cui l’orientamento della politica monetaria diviene sistematicamente più accomodante quando un rischio sistemico si concretizza). Segue piuttosto un approccio flessibile nel tener conto delle considerazioni relative alla stabilità finanziaria. Qualsiasi reazione della politica monetaria ai timori per la stabilità finanziaria dipenderà dalle circostanze prevalenti e sarà guidata dalle implicazioni per la stabilità dei prezzi nel medio periodo. A tal fine, la preparazione delle decisioni di politica monetaria sarà arricchita da ulteriori informazioni su valutazioni relative alla stabilità finanziaria, nel contesto della revisione del quadro analitico della BCE (cfr. la sezione 4).

Tenere conto dell'impatto dei cambiamenti climatici

Il Consiglio direttivo si impegna, nell’ambito del mandato della BCE, ad assicurare che l’Eurosistema tenga pienamente conto delle implicazioni dei cambiamenti climatici e della transizione in materia di emissioni di carbonio per la politica monetaria e l’attività di banca centrale. Affrontare i cambiamenti climatici e la transizione in materia di emissioni di carbonio rappresenta una sfida importante a livello mondiale e una priorità per le politiche dell’Unione europea. Mentre i governi hanno la responsabilità primaria e gli strumenti per affrontare i cambiamenti climatici, il mandato della BCE stabilisce che la BCE valuti l’impatto dei cambiamenti climatici e integri ulteriormente le considerazioni relative al clima nel quadro delle proprie politiche, poiché i rischi fisici e di transizione connessi al cambiamento climatico hanno implicazioni sia per la stabilità dei prezzi, sia per la stabilità finanziaria, e influiscono sul valore e sul profilo di rischio delle attività detenute nel bilancio dell’Eurosistema. Qualsiasi azione deve sempre essere analizzata valutando in che misura essa condiziona la capacità del Consiglio direttivo di mantenere la stabilità dei prezzi.

Il Consiglio direttivo si è impegnato a realizzare un ambizioso piano d’azione in materia di clima al fine di includere in misura maggiore le considerazioni relative ai cambiamenti climatici nel quadro di riferimento della politica monetaria (cfr. il comunicato stampa). Il piano d’azione delinea i principali ambiti degli interventi in corso e pianificati dalla BCE allo scopo di riflettere in modo più sistematico le considerazioni relative ai cambiamenti climatici nelle proprie operazioni di politica monetaria. In primo luogo, la BCE migliorerà significativamente la propria capacità di modellizzazione analitica e macroeconomica e svilupperà indicatori statistici per promuovere la comprensione dell’impatto a livello macroeconomico delle politiche relative al clima e alla transizione riguardante le emissioni di carbonio. In secondo luogo, il Consiglio direttivo modificherà l’assetto operativo della politica monetaria in relazione alla divulgazione delle informazioni, alla valutazione dei rischi, agli acquisti delle attività del settore societario e al sistema delle garanzie.

4. Il quadro analitico integrato della BCE

I cambiamenti strutturali pervasivi che hanno interessato l’economia e i sistemi finanziari mondiali e dell’area dell’euro a partire dal 2003 hanno comportato un costante aggiornamento degli strumenti analitici e del quadro di riferimento della BCE. I cambiamenti strutturali descritti nella Sezione 2 si sono riverberati sul potenziale di crescita dell’economia dell’area dell’euro, sul tasso di interesse reale di equilibrio, sul processo inflazionistico e sulla trasmissione della politica monetaria. Ciò ha richiesto che la BCE integrasse tali tendenze nella sua valutazione periodica e nel processo di preparazione della politica monetaria. Alla luce di tali cambiamenti, l’analisi economica e l’analisi monetaria sono evolute in diversi modi, che dovrebbero essere formalizzati all’interno del quadro analitico della BCE. I cambiamenti apportati all’analisi economica riflettono la disponibilità di nuove fonti di dati e di informazioni, nonché gli sviluppi nella modellizzazione e nei profili computazionali, l’importante ruolo svolto dalle proiezioni macroeconomiche degli esperti dell’Eurosistema e della BCE nel delineare una panoramica delle prospettive a medio termine per l’attività economica e l’inflazione, nonché l’analisi più sistematica delle (variazioni delle) tendenze strutturali. L’analisi monetaria è passata dal suo ruolo principale, ossia individuare i rischi per la stabilità dei prezzi nel medio‑più lungo periodo, a una maggiore enfasi sull’offerta di informazioni per la valutazione della trasmissione della politica monetaria. Questo passaggio riflette l’indebolimento del legame empirico tra aggregati monetari e inflazione, le disfunzioni nella trasmissione della politica monetaria durante la crisi finanziaria mondiale e l’ampliamento dello strumentario di politica monetaria della BCE.

Alla luce di tali cambiamenti, le decisioni di politica monetaria della BCE si baseranno su un quadro analitico integrato rivisto che mette insieme due analisi: l’analisi economica e l’analisi monetaria e finanziaria. Il quadro integrato tiene conto dei legami intrinseci tra le strutture sottostanti, gli shock e i processi di aggiustamento contemplati dalle rispettive analisi. Entrambe le analisi forniscono informazioni preziose e, quindi, contribuiscono congiuntamente a una valutazione esaustiva e affidabile delle prospettive e dei rischi per la stabilità dei prezzi su diversi orizzonti temporali. Il nuovo quadro sostituirà il precedente quadro analitico basato su due pilastri e interromperà la verifica incrociata delle informazioni desunte dall’analisi monetaria con quelle derivanti dall’analisi economica. Per supportare l’analisi integrata saranno necessari ulteriori investimenti nello sviluppo degli strumenti di analisi, allo scopo di modellizzare e comprendere i legami macrofinanziari e le interazioni tra le misure di politica monetaria, la loro trasmissione all’economia e i loro effetti sulla stabilità del sistema finanziario.

L’analisi economica si incentra sugli andamenti economici in termini reali e nominali. Essa si basa sull’analisi degli andamenti a breve termine della crescita economica, dell’occupazione e dell’inflazione, sulla valutazione delle determinanti degli shock che colpiscono l’economia dell’area dell’euro, sulle proiezioni elaborate dagli esperti dell’Eurosistema e della BCE circa le principali variabili macroeconomiche su un orizzonte di medio periodo, nonché su una esaustiva valutazione dei rischi per la crescita economica e la stabilità dei prezzi. Debita enfasi sarà data all’analisi periodica delle tendenze strutturali e alle loro implicazioni per l’inflazione, il prodotto potenziale e il tasso di interesse reale di equilibrio; il ruolo e l’importanza delle eterogeneità e delle non linearità; il ricorso a dati granulari di recente pubblicazione, comprese indagini sulle aspettative, come ad esempio la nuova indagine sulle aspettative dei consumatori (Consumer Expectations Survey).

L’analisi monetaria e finanziaria si è riorientata in maniera significativa rispetto al riesame del 2003 in risposta alle sfide emerse durante e dopo la crisi finanziaria globale. L’analisi monetaria e finanziaria attribuisce un ruolo importante all’esame degli indicatori monetari e finanziari, con particolare attenzione al funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, soprattutto attraverso i canali del credito, dei prestiti bancari, dell’assunzione di rischio e della determinazione dei prezzi delle attività. Tali valutazioni agevolano l’individuazione di possibili variazioni nella trasmissione (connesse ad esempio a fattori strutturali come l’aumento dell’intermediazione finanziaria non bancaria) o di disfunzioni nella trasmissione, dovute ad esempio a frammentazione o a tensioni sui mercati. L’analisi monetaria e finanziaria consente inoltre una valutazione più sistematica dell’accumularsi di vulnerabilità e squilibri finanziari a più lungo termine e delle loro possibili implicazioni per i rischi estremi per il prodotto e l’inflazione. Valuta inoltre la misura in cui le misure macroprudenziali mitigano i possibili rischi per la stabilità finanziaria che sono rilevanti dal punto di vista della politica monetaria. L’analisi monetaria e finanziaria riconosce quindi che la stabilità finanziaria è un presupposto fondamentale per la stabilità dei prezzi.

Il quadro analitico integrato continuerà a tener conto delle informazioni desunte dagli aggregati monetari e creditizi. Tali aggregati, unitamente ad altre variabili utilizzate per valutare il funzionamento della trasmissione monetaria e finanziaria, continueranno a essere pienamente inclusi nel nuovo quadro di riferimento, dando conto della loro rilevanza attuale per la valutazione dell’accumularsi di vulnerabilità e rischi per la stabilità dei prezzi. Inoltre, nell’ambito dell’analisi monetaria e finanziaria verrà periodicamente condotta una valutazione approfondita dell’interazione tra politica monetaria e stabilità finanziaria. Tale valutazione sarà esaminata nelle riunioni di politica monetaria del Consiglio direttivo, sulla base della “Financial Stability Review” e di altri documenti rilevanti.

5. La comunicazione delle decisioni di politica monetaria della BCE

Nel tempo l’importanza della comunicazione di politica monetaria è aumentata considerevolmente. La comunicazione di politica monetaria è divenuta di per sé uno strumento di politica monetaria e le indicazioni prospettiche (forward guidance) ne sono un esempio di particolare rilievo. Tanto più la politica monetaria viene compresa, non solo da parte degli esperti ma anche da parte del pubblico, tanto più essa sarà efficace. La comunicazione, inoltre, svolge un ruolo fondamentale nell’assicurare che la BCE, in quanto banca centrale indipendente, assolva il proprio obbligo di rendere conto del proprio operato nei confronti del pubblico e preservi credibilità e legittimità. Una comunicazione coerente, chiara ed efficace, indirizzata a destinatari diversi, è pertanto essenziale e il Consiglio direttivo è impegnato a spiegare quanto più chiaramente possibile la sua strategia e le sue decisioni di politica monetaria a tutti i destinatari.

Il Consiglio direttivo ha esaminato attentamente la comunicazione sequenziale delle proprie decisioni di politica monetaria, al fine di migliorare le informazioni fornite e la loro accessibilità da parte dei diversi destinatari. La comunicazione delle decisioni di politica monetaria continuerà a basarsi su quattro prodotti che hanno dimostrato la propria validità: il comunicato stampa, la dichiarazione introduttiva, che sarà rinominata “Dichiarazione di politica monetaria”, il Bollettino economico e i resoconti di politica monetaria. La dichiarazione di politica monetaria sarà razionalizzata e resa più chiara. La struttura verrà adeguata, con particolare attenzione a una narrazione integrata, in linea con il nuovo quadro analitico delineato nella sezione 4. La dichiarazione non farà più riferimento alla nozione di verifica incrociata tra i pilastri, ma fornirà una narrazione della decisione di politica monetaria che si basa sulle informazioni provenienti dall’analisi economica, monetaria e finanziaria. I resoconti di politica monetaria, introdotti nel 2015, continueranno a fornire informazioni sull’intera gamma di temi presi in esame durante le deliberazioni di politica monetaria del Consiglio direttivo. Il Bollettino economico continuerà a fornire una visione d’insieme della situazione economica e un’analisi di questioni di attualità rilevanti per la politica monetaria. Verrà arricchito da analisi più approfondite su questioni monetarie e finanziarie e fornirà un aggiornamento periodico sulle valutazioni della BCE in materia di proporzionalità. Inoltre, verranno compiuti ulteriori sforzi per renderlo più comprensibile e coinvolgente. Questi prodotti saranno integrati da una versione delle comunicazioni di politica monetaria rivolta al pubblico generale, con più livelli di approfondimento e perfezionata dal punto di vista grafico.

Il riesame della strategia della BCE ha fortemente beneficiato dei contributi ricevuti attraverso le attività di “ascolto” dell’Eurosistema. Nel periodo del riesame l’Eurosistema ha organizzato numerosi eventi con la comunità accademica, le organizzazioni della società civile e il pubblico in senso ampio e ha anche intrattenuto scambi con i parlamenti nazionali e con il Parlamento europeo[4]. Inoltre, la BCE ha ricevuto circa 4.000 risposte a una serie di quesiti posti attraverso il portale “La BCE ti ascolta”. Tutti questi contributi sono confluiti nelle decisioni del Consiglio direttivo nel contesto del riesame della strategia. Alcuni dei principali messaggi messi in evidenza includono l’effetto negativo dell’inflazione sulla vita quotidiana dei cittadini; l’incidenza considerevole del costo delle abitazioni sui livelli di inflazione percepiti dai cittadini; molti intervistati ritengono che la misura dell’inflazione debba tener conto più efficacemente dei costi delle abitazioni; preoccupazioni circa gli effetti collaterali delle politiche della BCE; esortazioni rivolte alla BCE affinché promuova la crescita economica e l’occupazione e contribuisca alla tutela dell’ambiente, senza travalicare il proprio mandato; l’opinione secondo cui le banche centrali devono spiegare meglio il proprio ruolo e utilizzare un linguaggio comprensibile ed esempi chiari per coinvolgere il pubblico in senso ampio. Il Consiglio direttivo intende rendere gli eventi di comunicazione una caratteristica strutturale dell’interazione dell’Eurosistema con il pubblico. Tali eventi futuri avranno sia una dimensione di “ascolto”, sia una dimensione di “spiegazione”, per dare modo al pubblico di comprendere la strategia di politica monetaria della BCE e le sue implicazioni.

6. Un ciclo di riesame periodico

In un mondo in rapida evoluzione, la strategia di politica monetaria della BCE dovrà verosimilmente essere rivista e adeguata con maggiore regolarità. Sebbene cambiamenti di questo genere siano difficili da prevedere, fra i contesti in cui nei prossimi anni sono prevedibili sviluppi suscettibili di alterare il panorama economico e finanziario in cui opera la politica monetaria si annoverano: possibili progressi legati alla moneta digitale; miglioramenti nell’architettura dell’UEM; cambiamenti strutturali in atto nel sistema finanziario dell’area dell’euro, compreso il ruolo crescente dei soggetti non bancari; ulteriori shock economici o finanziari di rilievo per l’area dell’euro e/o le economie mondiali; ulteriori cambiamenti strutturali che influiscono sul processo inflazionistico, sul tasso di interesse reale di equilibrio o sul potenziale di crescita. In tale contesto, il Consiglio direttivo intende valutare con cadenza regolare l’adeguatezza della propria strategia di politica monetaria. La prossima valutazione è prevista per il 2025.