N. 1093 - La trasformazione strutturale e l'efficienza allocativa in Cina e India

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di Enrica Di Stefano e Daniela Marconidicembre 2016

Il lavoro analizza le trasformazioni strutturali occorse in Cina e in India nel trentennio 1980-2010, un periodo caratterizzato da profondi cambiamenti nella composizione del prodotto e nell’allocazione settoriale di capitale e lavoro nei due paesi.

Alla luce di tali trasformazioni, il lavoro (i) confronta l’allocazione osservata dei fattori con quella che risulterebbe in assenza di distorsioni sui mercati dei fattori; (ii) fornisce evidenza sull’evoluzione del grado di inefficienza allocativa del capitale e del lavoro nelle due economie; (iii) calcola il guadagno in termini di maggiore produttività totale dei fattori ottenibile da un’allocazione efficiente; (iv) commenta i risultati alla luce dei cambiamenti del contesto economico dei due paesi nel periodo considerato.

L’analisi è condotta con un modello a più settori analogo a quello di Aoki (2012). Nel modello, senza frizioni l’allocazione sarebbe efficiente e il valore delle produttività marginali di capitale e lavoro sarebbe uguale tra settori. E’ possibile pertanto valutare il grado di inefficienza e quantificare i costi per l’intera economia confrontando il prodotto aggregato effettivo con quello che si otterrebbe nel modello in assenza di frizioni.

Tale stima è ottenuta per ciascun paese utilizzando dati su valore aggiunto, occupazione, stock e remunerazione del capitale per 26 settori produttivi nel periodo 1980-2010.

I principali risultati dell’analisi mostrano che: (i) l’inefficienza nell’allocazione dei fattori è molto elevata sia in Cina sia in India, ma con alcune specificità: in India l’allocazione del lavoro risulta relativamente più distorta. Il contrario accade in Cina (in questo paese, le inefficienze nell’allocazione del capitale mostrano un trend crescente dalla metà degli anni novanta); (ii) nel periodo osservato, i potenziali guadagni di efficienza, misurati in termini di produttività totale dei fattori per l’intera economia, sarebbero dell’ordine del 25-35 per cento in Cina e del 35-40 per cento in India (a titolo di confronto, per gli Stati Uniti nel 2010 i guadagni di produttività derivanti da una riallocazione efficiente dei fattori sarebbero pari ad appena il 5 per cento); (iii) alle persistenti inefficienze in agricoltura in entrambi i paesi, si associano quelle nel settore terziario in Cina e nel settore secondario in India.

I risultati, suggeriscono perciò priorità di riforma ben distinte nei due paesi.

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