N. 1026 - Una scomposizione delle esportazioni bilaterali per cogliere il contenuto di valore aggiunto

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di Alessandro Borin e Michele Manciniluglio 2015

Con la diffusione delle catene globali del valore (CGV) le statistiche tradizionali del commercio internazionale hanno in parte perso la capacità di rappresentare adeguatamente i rapporti tra produzione e domanda finale tra i paesi. Il problema è stato affrontato attraverso lo sviluppo di nuove fonti informative, come le tavole Input-Output globali, e di nuovi modelli di analisi. Koopman, Wang e Wei, 2014 (KWW) hanno proposto una scomposizione accurata delle esportazioni totali di un paese, basata sull’origine e sull’assorbimento finale del valore aggiunto in esse contenuto.

Il presente lavoro estende la metodologia di KWW all’analisi dei flussi commerciali bilaterali e ne rivede alcuni aspetti insoddisfacenti, arrivando a un’attribuzione più precisa del valore aggiunto esportato da ciascun paese alla domanda finale dei paesi partner. Con questo metodo anche la valutazione del peso dell’internazionalizzazione produttiva e del posizionamento di ciascun paese all'interno delle CGV risulta più precisa.

Seguendo la logica proposta da Nagengast e Stehrer (2014), sono state elaborate due diverse scomposizioni dei flussi bilaterali: la prima assume la prospettiva del mercato di destinazione finale (approccio sink-based), la seconda quella del paese in cui ha origine il valore aggiunto (approccio source-based).

Nella parte empirica del lavoro le due scomposizioni sono state utilizzate per analizzare due questioni: (1) il posizionamento dell’Italia nelle CGV; (2) l’indebolimento della relazione tra commercio e prodotto dopo la crisi. Dall’analisi delle esportazioni italiane emerge un’elevata integrazione delle nostre imprese nelle filiere internazionali di produzione, soprattutto europee, con un ruolo centrale per la Germania, che spesso esporta i prodotti finali della “fabbrica Europa”  destinati ai mercati extra-europei. Le esportazioni dirette dell’Italia verso questi mercati riguardano prodotti con alto contenuto di valore aggiunto italiano, in larga parte destinati a soddisfare la domanda locale.

La recente debolezza del commercio mondiale si associa a un rilevante calo della sua elasticità rispetto al PIL. Scomponendo l’elasticità in fattori strutturali e ciclici, si osserva che: i) il crescente coinvolgimento delle imprese nelle CGV in diverse aree del mondo spiega una parte consistente dell’aumento dell’elasticità occorso dagli anni ’90 fino a metà dello scorso decennio; ii) il ruolo delle CGV si è poi ridimensionato, contribuendo al recente indebolimento del commercio mondiale. Pertanto il calo del commercio dipende sia dal ciclo economico sia da fattori strutturali e, se l’espansione delle CGV ha raggiunto la sua massima diffusione, l’abbassamento dell’elasticità potrebbe rivelarsi persistente.

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