N. 695 - Le retribuzioni degli immigrati nel mercato del lavoro italiano

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di Antonio Accetturo e Luigi Infantedicembre 2008

I flussi migratori provenienti da paesi meno sviluppati, dalle economie emergenti e in transizione contribuiscono in maniera rilevante alla dinamica demografica italiana ed europea. La partecipazione al mercato del lavoro rappresenta la prima fase dell’integrazione di queste persone nella vita economica e sociale del nostro Paese.

Il lavoro analizza le determinanti dei salari percepiti in Italia da lavoratori stranieri provenienti da paesi a forte pressione migratoria, ponendo particolare attenzione al grado di trasferibilità del capitale umano accumulato nel paese di origine Quest’ultimo è approssimato sia dal livello di istruzione sia dalle esperienze di lavoro maturate nel paese di origine.

Le analisi, relative al periodo 2001-2005, si basano sulla banca dati sviluppata dall’ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) a partire da rilevazioni annuali, avviate nel 2001, effettuate su un campione di circa 8.000 immigrati residenti in Lombardia e provenienti da nazioni in via di sviluppo. Contrariamente ad altre basi informative sugli immigrati, quella dell’ISMU raccoglie anche informazioni relative allo status legale dell’immigrato.

Il rendimento dell’istruzione per gli immigrati occupati in Lombardia è stimabile in poco meno di un punto percentuale per ogni anno di scolarità, un valore inferiore a quello generalmente stimato per i lavoratori italiani, tra il 5 e il 6 per cento. Questo risultato, in linea con altre evidenze internazionali, suggerisce la non completa trasferibilità del capitale umano acquisito nel paese di origine, presumibilmente dovuta sia alla diversa qualità del sistema scolastico d’origine sia all’imperfetta conoscenza della lingua italiana.

Con riferimento alle specifiche aree di provenienza, gli immigrati dai paesi dell’Europa dell’Est registrano un ritorno sull’istruzione superiore a quello degli immigrati asiatici, africani e dell’America Latina. Inoltre, tra gli occupati extracomunitari, coloro che sono entrati in Italia da altre regioni ma hanno successivamente deciso di spostarsi in Lombardia (circa il 39 per cento degli immigrati nel campione) ricevono un premio sull’istruzione maggiore di coloro che sono entrati in Italia direttamente nella regione Lombardia. Questo dipende probabilmente dal fatto che gli immigrati con maggiore potenziale di reddito hanno anche una più elevata mobilità sul territorio nazionale e si autoselezionano nelle regioni più ricche e con maggiori opportunità di lavoro.

Il ritorno sull’esperienza lavorativa degli immigrati è stimabile in circa 4 punti percentuali per ogni anno aggiuntivo di occupazione. Contrariamente al rendimento dell’istruzione, quello sull’esperienza sarebbe solo leggermente più alto di quello registrato dai lavoratori italiani, stimabile tra il 2 e il 3 per cento. Questo suggerisce che, una volta superati gli ostacoli iniziali all’integrazione nel mercato del lavoro, la progressione salariale degli immigrati non si discosta da quella media del paese.

Per contro, le esperienze lavorative maturate nel paese di origine si riflettono meno sul salario percepito in Italia, attorno allo 0,8 per cento per ogni anno di occupazione, presumibilmente per via delle differenze tra i requisiti richiesti e le competenze acquisibili nei due mercati del lavoro.

Infine, lo status legale dell’immigrato ne influenza il salario. Gli immigrati irregolari hanno una retribuzione inferiore di circa il 20 per cento rispetto a quelli regolarmente presenti in Italia; il riconoscimento della cittadinanza italiana, a parità di condizioni, si associa a un salario dell’8 per cento circa più elevato di quello di un immigrato con il solo permesso di soggiorno.

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