N. 23 - L'economia delle regioni italianeDinamiche recenti e aspetti strutturali

Sommario

Il consolidamento della ripresa economica ha interessato nel 2017 tutte le macroaree. Secondo le stime preliminari dell'Istat pubblicate lo scorso giugno, nel 2017 il PIL a valori concatenati è cresciuto a ritmi più intensi nel Nord Ovest e nel Nord Est rispetto al Mezzogiorno e al Centro. La crescita è stata sostenuta dalla favorevole dinamica delle esportazioni, il cui impatto sull'attività economica è risultato più forte nelle regioni del Centro Nord, e dalla crescita degli investimenti in tutte le aree. Gli occupati sono aumentati in tutte le macroaree. Le dinamiche positive del mercato del lavoro hanno sostenuto il reddito disponibile e i consumi delle famiglie in tutte le ripartizioni, più intensamente nel Nord che nel Mezzogiorno.

Il PIL risulta ancora di circa nove punti percentuali inferiore a quello del 2007 nel Mezzogiorno, di circa quattro nel Centro Nord. In termini di prodotto pro capite, il ritardo rispetto al 2007 è ovunque maggiore, ma la differenza tra le due aree risulta meno marcata. Nel 2017 il prodotto pro capite meridionale era circa il 56 per cento di quello del Centro Nord. Tale divario riflette in parti pressoché equivalenti la diversa quota di popolazione occupata e la produttività, che nelle regioni meridionali è più bassa di oltre il 20 per cento nel confronto con il resto del Paese.

In base all'indicatore recentemente prodotto dalla Banca d'Italia per tracciare a frequenza trimestrale l'attività economica regionale (ITER), nei primi due trimestri del 2018 la crescita sarebbe proseguita nel Mezzogiorno e nel Nord Ovest e si sarebbe arrestata nel resto del Paese. Gli investimenti hanno continuato a crescere in tutte le aree. Si è indebolito il sostegno della domanda estera: le esportazioni hanno rallentato in tutte le aree, specie al Centro.

La crescita dei prestiti alle imprese, che a dicembre 2017 caratterizzava in maniera significativa solo il Nord Ovest, si è successivamente estesa anche al Mezzogiorno; al Centro e al Nord Est è invece rimasta pressoché nulla. Il divario tra Mezzogiorno e Centro Nord nel tasso di deterioramento del credito alle imprese che aveva raggiunto un picco di 4,8 punti percentuali alla fine del 2012, è diminuito significativamente nel corso del 2017 e nei primi mesi del 2018 portandosi a circa un punto percentuale.

Quest'anno il documento presenta numerosi  approfondimenti su tematiche rilevanti per la comprensione dei divari economici tra le aree. Alcuni esempi:

La produttività totale dei fattori (PTF) delle imprese manifatturiere risulta nel Mezzogiorno significativamente più bassa. A partire dal 2008 il divario di produttività rispetto al Centro Nord si è però ridotto. Vi ha contribuito l'impatto della recessione sulla demografia d'impresa, che ha comportato l'uscita dal mercato delle imprese meno efficienti: questo effetto è stato più forte nel Mezzogiorno rispetto a quanto osservato nel resto d'Italia.

Nell'ultimo decennio la quota di lavoratori meno qualificati sul totale dei lavoratori è aumentata ovunque ma più intensamente al Centro Nord, anche per effetto dell'incremento dell'offerta di lavoratori immigrati. I cittadini stranieri sono giunti a rappresentare nel 2017 il 13,0 per cento della forza lavoro nel Centro Nord (8,2 del 2007) e il 5,8 nel Mezzogiorno (2,5 del 2007). All'aumento della quota di lavoratori meno qualificati si è associata, in entrambe le aree, una stasi della quota occupazionale relativa alle qualifiche più alte e, concentrata nel periodo 2011-13, una riduzione della quota di lavoratori a qualifica intermedia (maggiore al Centro Nord).

È aumentato il divario nelle retribuzioni orarie nette tra lavoratori dipendenti del Centro Nord e del Mezzogiorno. Vi ha inciso soprattutto l'ampliarsi delle differenze nel tasso di disoccupazione: nel 2017 quello del Mezzogiorno era di 11,6 punti percentuali superiore rispetto a quello del resto del Paese, contro 7,5 nel 2008.

Rispetto al Centro Nord, le imprese meridionali fronteggiano condizioni di accesso ai finanziamenti bancari tradizionalmente peggiori. Questo divario riflette differenze nella composizione settoriale e dimensionale delle imprese, nonché differenti condizioni di contesto. Un nuovo indicatore (basato sulle richieste di prima informazione che le banche rivolgono alla Centrale dei Rischi), permette di valutare la dinamica dell'offerta di credito in base alla classe di rischio delle imprese: secondo questo indicatore, l'accesso al credito è migliorato a partire dal 2014 in tutte le aree e , a parità di rischiosità delle imprese affidate, l'evoluzione nel Mezzogiorno è stata relativamente più favorevole.

Tra il 2011 e il 2016 i lavori pubblici decisi dalle Amministrazioni locali si sono ridotti in tutte le aree, ma in misura superiore nel Mezzogiorno. Il calo ha riflesso ovunque le decisioni di investimento che fanno capo ai Comuni, soprattutto quelli più piccoli, e ha riguardato sia le nuove realizzazioni sia i lavori di manutenzione. La riduzione dei lavori pubblici ha penalizzato soprattutto le opere ambientali ed energetiche nel Centro Nord e le infrastrutture di trasporto nel Mezzogiorno.

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