N. 8 - L'economia dell'Emilia-RomagnaRapporto annuale

In Emilia-Romagna nel 2016 e nei primi mesi del 2017 è proseguita la moderata crescita, sostenuta dalla domanda interna; l’export ha rallentato dopo due anni particolarmente positivi. In prospettiva, il consolidamento della ripresa potrebbe derivare dal rafforzamento della spesa per investimenti atteso dalle imprese nell’anno in corso.

Le imprese

La produzione industriale è aumentata per il secondo anno consecutivo in quasi tutti i comparti, mentre la congiuntura nelle costruzioni è rimasta debole. Il settore terziario ha registrato una crescita moderata: i trasporti, il turismo e i servizi immobiliari hanno mostrato un miglioramento, le vendite al dettaglio sono invece leggermente diminuite. Il rallentamento della domanda mondiale ha frenato la crescita delle esportazioni. Negli ultimi anni la regione ha comunque recuperato in parte il calo della quota di commercio mondiale subìto durante gli anni della crisi, grazie soprattutto al mix di prodotti esportati; l’aumento delle vendite all’estero ha superato sia quello della sua domanda potenziale sia quello del commercio mondiale. Le prospettive di moderata crescita della domanda, gli incentivi agli investimenti e i bassi tassi d’interesse hanno sostenuto anche nel 2016 l’accumulazione di capitale, soprattutto nell’industria. Le previsioni  formulate dalle imprese segnalano per quest’anno investimenti in aumento, anche collegati a “industria 4.0”. La redditività delle imprese si è stabilizzata sui livelli del 2015; la capacità di autofinanziamento e la liquidità si sono mantenute elevate. La lunga recessione ha determinato l’uscita dal mercato delle imprese più vulnerabili, con un aumento della quota di quelle con elevata solidità economico-finanziaria. Dopo quattro anni di contrazione i prestiti bancari alle imprese si sono stabilizzati; permangono tuttavia andamenti molto differenziati fra settori e a seconda della dimensione e della rischiosità d’impresa. I prestiti sono ancora diminuiti per le piccole imprese, per quelle rischiose e in particolare per quelle delle costruzioni. Le condizioni di accesso al credito sono rimaste distese; le banche hanno continuato tuttavia a mantenere un atteggiamento più prudente nei confronti delle imprese dell’edilizia.

Il mercato del lavoro

L’espansione dell’attività produttiva ha favorito l’aumento dell’occupazione, che ha superato per la prima volta i livelli pre-crisi. Sono cresciute le assunzioni nette a termine, mentre quelle a tempo indeterminato sono rimaste pressoché invariate. Il tasso di disoccupazione si è ulteriormente ridotto, anche per i giovani, per i quali tuttavia continua a mantenersi su valori più elevati di quelli raggiunti prima della lunga recessione.

Le famiglie

La crescita occupazionale e l’aumento delle retribuzioni orarie hanno sostenuto i redditi da lavoro e i consumi delle famiglie. Sebbene sia aumentata la quota di popolazione a basso reddito e si sia proporzionalmente ridotta quella della classe media, la distribuzione dei redditi in regione risulta più equa di quella a livello nazionale. L’indebitamento delle famiglie è cresciuto; sono aumentati sia i mutui sia il credito al consumo, riflettendo la ripresa degli acquisti di abitazioni e di beni durevoli, nonché condizioni di accesso al credito più favorevoli. Sul mercato regionale degli immobili residenziali sono aumentati gli scambi e si è arrestato il calo dei prezzi. In presenza di bassi livelli dei tassi di interesse, il risparmio finanziario si è ancora diretto verso forme d’investimento prontamente liquidabili, come i depositi in conto corrente.

Il mercato del credito

È proseguito il processo di riconfigurazione della rete territoriale delle banche nella regione, con una diminuzione del numero di sportelli concentrata presso le banche più grandi. A fronte della riduzione della rete fisica è aumentata significativamente la diffusione dei canali telematici di contatto tra le banche e la clientela. I prestiti bancari sono lievemente aumentati; il flusso di nuovi crediti problematici è diminuito. Ciononostante i bilanci bancari risentono ancora dell’accumulo di prestiti deteriorati avvenuto durante la lunga recessione.

La finanza pubblica

La spesa delle Amministrazioni locali, dopo un triennio di modesta crescita, nel periodo 2013-15 ha invertito la tendenza; alla stasi della spesa di parte corrente si è aggiunta la contrazione della spesa per investimenti, che nel 2016 ha tuttavia mostrato un recupero. Le entrate correnti degli enti territoriali sono leggermente cresciute. È proseguito il calo del debito delle amministrazioni locali, la cui incidenza sul PIL nel 2016 è rimasta inferiore alla media nazionale.

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