N. 8 - L'economia dell'Emilia-RomagnaRapporto annuale

Nel 2015 l’economia regionale è tornata a crescere, interrompendo una prolungata fase recessiva. L’espansione ha beneficiato della dinamica positiva delle esportazioni cui si è affiancata quella dei consumi e il riavvio degli investimenti.

Nell’industria manifatturiera sono aumentate le vendite; la crescita è stata più accentuata per le imprese esportatrici, ma si è estesa anche a quelle più orientate al mercato interno. La dinamica degli ordini è stata più favorevole per le grandi imprese e ha riguardato tutti i principali comparti. Le vendite all’estero hanno continuato a crescere, trainate da quelle verso gli Stati Uniti; sono al contrario diminuite le esportazioni verso i paesi emergenti, che hanno mostrato un indebolimento dell’attività economica. Il miglioramento del quadro congiunturale e delle condizioni di accesso al credito hanno favorito la crescita degli investimenti. Nelle costruzioni i livelli di attività rimangono bassi ed è proseguita la riduzione della base produttiva; la diminuzione dei prezzi delle case e dei tassi di interesse sui mutui hanno stimolato le compravendite. Nei servizi privati non finanziari il fatturato è aumentato. Nel commercio le vendite sono tornate a crescere, soprattutto per i beni durevoli e nelle imprese della grande distribuzione; anche le presenze turistiche sono aumentate, trainate dalla componente italiana a fronte di una flessione di quella straniera.

L’occupazione è aumentata, trainata da quella dell’industria; fra i nuovi contratti hanno prevalso quelli a tempo indeterminato. Tali dinamiche hanno riflesso sia la ripresa dell’attività economica sia i provvedimenti adottati dal Governo. Il tasso di disoccupazione è diminuito, ma resta storicamente elevato.

La flessione dei prestiti alle imprese si è progressivamente attenuata nel corso dell’anno. La dinamica è stata divergente tra i settori di attività economica e per profilo di rischio dei prenditori: i prestiti sono tornati a crescere nel manifatturiero mentre continuano a diminuire nei servizi e nelle costruzioni; come negli anni precedenti la dinamica del credito è stata migliore per le imprese con una situazione economica e finanziaria più solida. La domanda di credito è stata sostenuta dalla componente finalizzata agli investimenti produttivi e al finanziamento del circolante; dal lato dell’offerta le condizioni di accesso al credito sono migliorate, sia in termini di spread applicati sia di quantità erogate. I tassi di interesse sono diminuiti beneficiando delle misure di politica monetaria della BCE.

I prestiti alle famiglie sono tornati a espandersi beneficiando della marcata crescita dei nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni. Anche il credito al consumo è aumentato, grazie alla ripresa degli acquisti di beni durevoli. I depositi delle famiglie sono cresciuti a tassi simili a quelli dell’anno precedente.

Il miglioramento del quadro congiunturale stenta a riflettersi sul rischio di credito, che rimane su livelli storicamente elevati in particolare per il settore delle costruzioni. Gli ingressi in sofferenza sono lievemente aumentati; gli altri indicatori anticipatori delle stesse mostrano invece segnali di miglioramento.

Secondo l’indagine della Banca d’Italia presso le imprese la ripresa dovrebbe consolidarsi nel 2016 ed estendersi anche alle imprese delle costruzioni. Il ritmo di crescita dell’economia rimarrebbe, peraltro, moderato; su tale scenario gravano le incertezze sull’evoluzione del commercio mondiale e sull’intensità della ripresa della domanda interna.

Gli effetti della crisi e l’intensità della ripresa sono stati differenziati sul territorio regionale e tra settori; la cosiddetta motor valley e il distretto biomedicale di Mirandola, in particolare, hanno mostrato una dinamica migliore rispetto a quella del manifatturiero, anche grazie a una maggiore proiezione internazionale e alla specializzazione in produzioni a più elevato valore aggiunto. Il settore delle costruzioni, al contrario, ha registrato un significativo ridimensionamento cui si è associata una diminuzione dei prezzi delle case; questi ultimi, peraltro, presentano un’elevata eterogeneità territoriale.

La sfavorevole congiuntura economica iniziata nel 2008 si è negativamente riflessa sulla situazione economica e finanziaria delle famiglie: sono diminuiti l’occupazione, i redditi e la ricchezza mentre sono aumentate le situazioni di povertà ed esclusione sociale; gli indicatori di benessere rimangono, tuttavia, superiori alla media nazionale. Gli effetti della crisi sulle famiglie sono stati differenziati: il calo dell’occupazione è stato maggiore per i più giovani e i meno istruiti. Nonostante i più elevati rendimenti dell’istruzione, l’ampia disponibilità di corsi di laurea e l’elevata qualità degli atenei, è diminuita la percentuale di diplomati che si immatricola nelle università.

Sul mercato del credito, alla prolungata diminuzione dei prestiti osservata negli ultimi anni si sono associati, tra le imprese, processi di deleveraging e di consolidamento del debito; tra le famiglie, il livello di indebitamento rimane basso e le situazioni di vulnerabilità finanziaria contenute.

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