Bollettino economico BCE, n. 5 - 2018

Le informazioni che si sono rese disponibili dopo la riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo svoltasi il 14 giugno scorso indicano che l'economia dell'area dell'euro prosegue su un percorso di crescita solida e generalizzata. Permangono, in prevalenza, incertezze a livello mondiale, in particolare la minaccia del protezionismo, e il rischio di un protratto innalzamento della volatilità nei mercati finanziari continua a richiedere una regolare osservazione. Ciononostante, i rischi per le prospettive di crescita dell'area dell'euro possono tuttora essere ritenuti sostanzialmente bilanciati. Il vigore di fondo dell'economia ha confermato la convinzione del Consiglio direttivo che in futuro l'inflazione continui stabilmente a convergere verso il livello previsto e che tale convergenza perduri anche dopo la graduale liquidazione degli acquisti netti di attività. Nondimeno, serve ancora uno stimolo significativo da parte della politica monetaria per sostenere l'ulteriore accumularsi di pressioni interne sui prezzi e la dinamica dell'inflazione complessiva nel medio periodo. Tale sostegno continuerà a provenire dagli acquisti netti di attività sino alla fine dell'anno, dalle notevoli consistenze acquistate e dai reinvestimenti a esse collegati, nonché dalle indicazioni prospettiche rafforzate del Consiglio direttivo sui tassi di interesse di riferimento della BCE. In ogni caso, il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l'inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al livello previsto.

Lo slancio dell'economia mondiale è rimasto stabile nel secondo trimestre del 2018, ma continuano a evidenziarsi rischi al ribasso connessi ai dazi commerciali. Inoltre, gli indicatori del commercio mondiale hanno registrato una perdita di slancio. Le condizioni finanziarie si sono lievemente inasprite nelle economie di mercato emergenti, rimanendo tuttavia nel complesso favorevoli nelle economie avanzate.

I rendimenti dei titoli di Stato dell'area dell'euro hanno subito un calo dopo la riunione del 14 giugno per effetto della minore volatilità nei mercati del debito sovrano e di un calo dei tassi privi di rischio. Le quotazioni azionarie hanno subito una correzione a fronte di crescenti tensioni commerciali. Sui mercati dei cambi, l'euro si è generalmente apprezzato su base ponderata per l'interscambio.

I dati più recenti degli indicatori economici si sono stabilizzati e continuano a segnalare il perdurare di una crescita solida e generalizzata, seppure a ritmi inferiori rispetto al 2017. Questa attenuazione riflette un arretramento rispetto all'espansione molto elevata dello scorso anno ed è connessa soprattutto al più debole stimolo derivante dal commercio con l'estero, in precedenza molto vigoroso, a cui si aggiungono gli effetti di una maggiore incertezza e di alcuni fattori temporanei dal lato dell'offerta, sia a livello interno sia a livello mondiale. I consumi privati continuano a essere sostenuti dal perdurante aumento dell'occupazione, a sua volta in parte riconducibile alle passate riforme del mercato del lavoro, e dalla crescente ricchezza delle famiglie. Gli investimenti delle imprese beneficiano di condizioni di finanziamento favorevoli, dell'aumento della redditività delle imprese e del vigore della domanda. Gli investimenti nell'edilizia residenziale restano robusti. In aggiunta, l'espansione generalizzata della domanda mondiale dovrebbe proseguire, sospingendo così le esportazioni dell'area dell'euro.

Nell'area dell'euro l'inflazione sui dodici mesi misurata sullo IAPC è salita al 2,0 per cento a giugno, dall'1,9 per cento di maggio, soprattutto di riflesso all'andamento più vigoroso della componente dell'energia e dei beni alimentari. Sulla base dei prezzi correnti dei contratti future sul petrolio, è probabile che nella parte restante dell'anno l'inflazione complessiva continui a oscillare intorno al suo attuale livello. Sebbene restino in generale contenute, le misure dell'inflazione di fondo sono in aumento rispetto ai bassi livelli osservati in precedenza. Le pressioni interne sui costi divengono più forti e generalizzate a fronte dell'elevato grado di utilizzo della capacità produttiva e di condizioni più tese nei mercati del lavoro. Si attenua l'incertezza per le prospettive di inflazione. In futuro, ci si attende che l'inflazione di fondo segni un rialzo verso la fine dell'anno per poi aumentare gradualmente nel medio periodo, sostenuta dalle misure di politica monetaria della BCE, dal perdurare dell'espansione economica, dalla riduzione della capacità inutilizzata nell'economia e dalla più vigorosa dinamica salariale associate a tale espansione.

L'analisi monetaria indica che la crescita dell'aggregato monetario ampio ha di nuovo segnato un'accelerazione a giugno 2018, dopo la graduale decelerazione dal suo massimo raggiunto per l'ultima volta a settembre 2017. Prosegue la ripresa della dinamica dei prestiti al settore privato, principalmente per effetto dei prestiti alle società non finanziarie (SNF). L'indagine sul credito bancario nell'area dell'euro per il secondo trimestre del 2018 indica che la crescita dei prestiti ha continuato a essere sostenuta dall'allentamento dei criteri per la concessione del credito e dall'aumento della domanda per tutte le tipologie di prestiti. Si stima che l'emissione netta di titoli di debito da parte delle SNF dell'area dell'euro sia aumentata ulteriormente, mentre i costi di finanziamento per le SNF sono rimasti favorevoli.

Sulla base degli esiti dell'analisi economica e delle indicazioni derivanti dall'analisi monetaria, il Consiglio direttivo ha confermato che un ampio grado di accomodamento monetario è ancora necessario affinché l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine.

Il Consiglio direttivo ha quindi deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE e continua ad attendersi che si mantengano sui livelli attuali almeno fino all'estate del 2019 e in ogni caso finché necessario per assicurare che l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine. Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, il Consiglio direttivo ha confermato che l'Eurosistema continuerà a effettuare acquisti netti nell'ambito del programma di acquisto di attività (PAA) all'attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro sino alla fine di settembre 2018.

Il Consiglio ha inoltre anticipato che, se i dati più recenti confermeranno le attuali prospettive per l'inflazione a medio termine, dopo settembre il ritmo mensile degli acquisti netti di attività verrà ridotto a 15 miliardi di euro sino alla fine di dicembre 2018, dopodiché gli acquisti netti verranno interrotti. Inoltre, il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PAA per un prolungato periodo di tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

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