Bollettino economico BCE, n. 4 - 2015

Il Consiglio direttivo mantiene un orientamento monetario stabile, attuando con fermezza tutte le sue decisioni di politica monetaria. Secondo le intenzioni, gli acquisti nel quadro del Programma di acquisto di attività (PAA) ampliato (per 60 miliardi di euro al mese) saranno effettuati sino alla fine di settembre 2016 e, in ogni caso, finché il Consiglio direttivo non riscontri un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione coerente con il proprio obiettivo di conseguire tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine. Nel condurre la sua valutazione, il Consiglio direttivo seguirà la propria strategia di politica monetaria e si concentrerà sulle tendenze dell’inflazione guardando oltre le variazioni di qualsiasi segno di quest’ultima se considerate temporanee e senza implicazioni per le prospettive per la stabilità dei prezzi nel medio periodo.

I programmi di acquisto di attività procedono correttamente e sono visibili effetti positivi. Le misure di politica monetaria hanno contribuito a un allentamento generalizzato delle condizioni finanziarie, che rimangono molto accomodanti. Le aspettative di inflazione sono aumentate rispetto ai minimi di metà gennaio e le condizioni di finanziamento a famiglie e imprese hanno continuato a evolvere favorevolmente. Gli effetti di queste misure si stanno propagando nell’economia e contribuiranno ulteriormente a migliorarne le prospettive.

In un contesto di tassi di interesse estremamente bassi, la crescita della moneta e dei prestiti ha continuato a recuperare. In parte come conseguenza del PAA ampliato, gli indicatori monetari sono migliorati ulteriormente e la dinamica del credito ha continuato a rafforzarsi, pur rimanendo modesta. Ad aprile la contrazione dei prestiti alle società non finanziarie (SNF) ha continuato ad attenuarsi e il tasso di crescita dei prestiti alle famiglie ha registrato un lieve aumento. Questi andamenti sono stati sostenuti da un calo significativo dei tassi sui prestiti bancari in gran parte dell’area dell’euro a partire dall’estate del 2014, oltre che dai segnali di miglioramento sia dell’offerta sia della domanda di tali prestiti. Nel complesso, gli andamenti recenti confermano che le misure di politica monetaria della BCE stanno contribuendo a ripristinare il corretto funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria e ad allentare le condizioni del credito bancario. L’indagine di aprile 2015 sul credito bancario nell’area dell’euro mostra in effetti che le condizioni più distese per la concessione di prestiti continuano a sostenere un ulteriore rafforzamento della crescita di questi ultimi, in particolare alle imprese. Inoltre la maggiore concorrenza tra banche nel primo trimestre del 2015 ha favorito un allentamento delle condizioni creditizie che è andato di pari passo con una ripresa della domanda di prestiti da parte delle imprese. A ciò si aggiunge il fatto che, come conferma l’indagine sull’accesso al credito delle imprese dell’area dell’euro, il miglioramento delle condizioni nel mercato creditizio riguarda anche le piccole e medie imprese (PMI) e non solo quelle di grandi dimensioni.

Diversi fattori sostengono la graduale ripresa dell’attività economica e del mercato del lavoro nell’area dell’euro. Nel primo trimestre del 2015 la variazione percentuale del PIL in termini reali sul periodo precedente è salita allo 0,4 per cento, dallo 0,3 del quarto trimestre del 2014. I dati indicano che la ripresa economica si è ampliata, un andamento che può essere ricondotto a diversi fattori. Le misure di politica monetaria della BCE stanno contribuendo ad allentare sostanzialmente le condizioni finanziarie generali e agevolano l’accesso al credito, tanto per le PMI quanto per le imprese più grandi. I progressi compiuti nel risanamento dei conti pubblici e nell’attuazione delle riforme strutturali hanno esercitato un impatto favorevole sulla crescita economica. Inoltre il calo dei prezzi del petrolio sospinge il reddito disponibile reale e la redditività delle imprese, sostenendo gli investimenti e i consumi privati, mentre l’indebolimento del tasso di cambio dell’euro ha favorito le esportazioni. In linea con l’ampliamento della ripresa, il mercato del lavoro nell'area dell'euro ha continuato a migliorare lievemente, come riflesso da un calo graduale della disoccupazione, che rimane tuttavia elevata sia nell'insieme dell'area dell'euro sia, a livello nazionale, in una pluralità paesi.

In prospettiva, la ripresa dovrebbe ampliarsi ulteriormente. I consumi privati sono stati il principale fattore di sostegno alla crescita e dovrebbero continuare a trarre beneficio dalla maggiore dinamica salariale dovuta all’aumento dell’occupazione e all’impatto favorevole del calo dei prezzi dell’energia sul reddito disponibile reale. Inoltre, nel 2015 si prevede che a sospingere in maniera più rilevante la ripresa siano gli investimenti delle imprese, sorretti dal rafforzamento della domanda interna ed estera, dalla necessità di ammodernare e ricostituire lo stock di capitale obsolescente, dall’orientamento accomodante della politica monetaria e dall’aumento dei margini operativi lordi. L’atteso rafforzamento della ripresa economica mondiale dovrebbe altresì influire positivamente sulla dinamica delle esportazioni. Al contempo è probabile che i necessari aggiustamenti di bilancio in diversi settori e la lentezza a cui procede l’attuazione delle riforme strutturali possano frenare la ripresa dell’attività economica.

Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti dell’Eurosistema a giugno 2015[1] prevedono una crescita annua del PIL in termini reali pari all'1,5 per cento nel 2015, all'1,9 per cento nel 2016 e al 2,0 per cento nel 2017. Rispetto all’esercizio svolto dagli esperti della BCE a marzo 2015, le proiezioni per il tasso di crescita del PIL in termini reali rimangono sostanzialmente invariate nell’orizzonte previsivo. Il Consiglio direttivo ritiene che i rischi per le prospettive dell’attività economica, pur rimanendo orientati verso il basso, siano divenuti più bilanciati grazie alle proprie decisioni di politica monetaria e agli andamenti dei corsi petroliferi e dei tassi di cambio.

L’inflazione complessiva avrebbe raggiunto un punto di minimo agli inizi dell’anno, al venir meno degli effetti al ribasso derivanti da precedenti cali dei prezzi dell’energia. La stima rapida di Eurostat indica per maggio 2015 un tasso di inflazione misurato sull’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) pari allo 0,3 per cento, in rialzo dallo 0,0 per cento di aprile e dal minimo di ‑0,6 per cento di gennaio. La crescita va ricondotta essenzialmente al minor contributo negativo della componente energetica, che a sua volta rispecchia soprattutto la leggera ripresa delle quotazioni in dollari del petrolio amplificata da un ulteriore deprezzamento dell’euro.

I tassi d’inflazione dovrebbero, in base alle proiezioni, aumentare nel prosieguo dell’anno e registrare un incremento ulteriore nel 2016 e nel 2017. Verso la fine di quest’anno il tasso di variazione della componente energetica dovrebbe essere sospinto verso l’alto da effetti base connessi alla caduta dei corsi petroliferi a fine 2014. Inoltre, l’indebolimento del cambio dell’euro eserciterà pressioni al rialzo. Le spinte sui prezzi interni dovrebbero anche rafforzarsi per l’attesa chiusura dell’output gap, risultante in una maggiore dinamica salariale e in più ampi margini di profitto.

Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti dell’Eurosistema a giugno 2015 prevedono che l’inflazione misurata sullo IAPC si collochi, in media d’anno, allo 0,3 per cento nel 2015, all'1,5 per cento nel 2016 e all'1,8 per cento nel 2017. Rispetto all’esercizio condotto in marzo dagli esperti della BCE, le proiezioni per l’inflazione nel 2015 sono state riviste al rialzo e quelle per il 2016 e il 2017 sono rimaste invariate. Le proiezioni sono subordinate alla piena attuazione delle misure di politica monetaria della BCE. Il Consiglio direttivo continuerà a seguire con attenzione i rischi per le prospettive sull’andamento dei prezzi nel medio periodo e in questo contesto si concentrerà in particolare sulla trasmissione delle sue misure di politica monetaria e sull’evoluzione del quadro geopolitico, del tasso di cambio e dei prezzi dell’energia.

Nella riunione del 3 giugno 2015, sulla base della consueta analisi economica e monetaria e in linea con le indicazioni prospettiche (forward guidance), il Consiglio direttivo ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE. Nella valutazione del Consiglio direttivo, occorre mantenere un orientamento monetario stabile. La piena attuazione di tutte le misure di politica monetaria fornirà il sostegno necessario all’economia dell’area dell’euro e riporterà in modo durevole l’inflazione verso un livello inferiore ma prossimo al 2 per cento nel medio periodo.


[1]     Cfr. l’articolo Proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti della BCE per giugno 2015 pubblicato sul sito Internet della BCE il 3 giugno 2015.

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