n. 16 - L’interpretazione dei dati dell’indagine CPIS sulle attività estere di portafoglio

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di Alberto Felettigh e Paola Montiagosto 2008

Dal 1997 numerosi paesi partecipano alla Coordinated Portfolio Investment Survey (CPIS), un'indagine internazionale sulle attività estere di portafoglio coordinata dall'FMI e condotta in Italia dalla Banca d'Italia (precedentemente dall'UIC). I dati raccolti attraverso questa indagine costituiscono una fonte unica per l'analisi della distribuzione internazionale delle attività estere di portafoglio, con informazioni sul tipo di strumenti finanziari detenuti e sui paesi emittenti degli stessi. Quando le attività sull'estero di un paese sono in larga misura costituite da fondi comuni di investimento, classificati nella CPIS senza distinzione tra le attività azionarie, l'interpretazione economica della composizione geografica e per strumento delle attività estere di un paese potrebbe risultare fuorviante, in quanto offuscata da un 'velo statistico'. In tal caso, infatti, la composizione per strumento delle attività tende a essere distorta in favore delle attività azionarie, quella per paesi emittenti verso i centri finanziari specializzati nell'offerta di quote di fondi comuni di investimento. Questo è il caso dell'Italia, che investe più della metà delle sue attività estere di portafoglio in quote di fondi comuni irlandesi e lussemburghesi. Lo stesso fenomeno si riscontra per le attività estere di Francia, Germania e Spagna, anche se in misura più contenuta. Il lavoro propone, con riferimento all'Italia e a questi tre paesi, un metodo di riclassificazione dei dati della CPIS e ne esamina i risultati, al fine di fornire informazioni indicative circa l'effetto di velo introdotto dall'investimento in fondi esteri.