N. 760 - I costi della mobilità nei mercati del credito

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di Guglielmo Barone, Roberto Felici e Marcello Pagninigiugno 2010

Il lavoro studia le determinanti della scelta di un’impresa di cambiare o confermare la sua banca principale. L’avvio del rapporto tra una banca e un’impresa si caratterizza solitamente per alcuni costi iniziali. Nel corso della relazione, l’impresa sostiene dapprima costi di apprendimento riferibili alle regole e consuetudini seguite dalla banca nei rapporti con la clientela e, successivamente, la continua interazione genera per entrambe le parti un patrimonio informativo, spesso non codificato e difficilmente trasmissibile (la cosiddetta soft information generata dal relationship lending). Questo capitale informativo può generare benefici per l’impresa in termini di maggiore disponibilità di fondi, minori tassi di interesse, maggiore sostegno in periodi di difficoltà finanziarie, più favorevole distribuzione intertemporale del rimborso del prestito. Nel caso in cui l’impresa decida di cambiare banca finanziatrice l’insieme dei costi già affrontati andrebbe sostenuto nuovamente e si perderebbero i benefici della stretta relazione creditizia con la vecchia banca. Questo genera dei costi di mobilità (switching costs) che rilevano sia con riferimento al funzionamento del mercato dei prestiti sia per quanto riguarda la trasmissione al mercato al dettaglio degli impulsi di politica monetaria.

In questo lavoro ci si concentra soprattutto sull’esistenza di costi di mobilità nei mercati locali del credito. L’analisi empirica è svolta con riferimento a quattro province italiane, differenti per un insieme di caratteristiche socio-economiche. I risultati mostrano che le imprese tendono a reiterare con elevata probabilità la scelta della loro banca principale e che questa forte inerzia riflette l’esistenza di costi di mobilità. Questi costi sono sostenuti anche dalle imprese con più banche finanziatrici, a dimostrazione del ruolo particolare rivestito dalla banca principale.

A fronte di questi costi, le banche praticherebbero una discriminazione di prezzo tra clienti vecchi e nuovi, offrendo ai secondi, a parità di altre condizioni, prestiti a tassi di interesse inferiori di circa 44 punti base rispetto al tasso di interesse medio. Lo sconto collegato con il cambiamento della banca è più elevato per le imprese monoaffidate che verosimilmente sostengono costi di mobilità più alti anche per via del maggior valore che il relationship lending riveste per queste imprese.

Nel complesso, i risultati sono coerenti con le implicazioni dei modelli teorici sui costi di mobilità che ipotizzano che il lato dell’offerta sia in grado di individuare e attrarre i nuovi clienti finanziando una parte dei loro switching costs.

Pubblicato nel 2011 in: International Journal of Industrial Organization, v. 29, 6, pp. 694-704

Testo della pubblicazione