N. 738 - Commercio internazionale e politica monetaria in un’unione monetaria

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di Martina Cecionifebbraio 2010

Il lavoro analizza la relazione tra il grado di apertura al commercio internazionale dei paesi appartenenti aun’unione monetaria, da un lato, e la dinamica delle principali variabili macroeconomiche e la politica monetaria ottima, dall’altro lato. Lo studio utilizza un modello neo-keynesiano di economia apertaper l’analisi, descrittiva e normativa, degli andamenti macroeconomici di un’unione monetaria composta da due paesi caratterizzati da un diverso grado di apertura al commercio internazionale. Le principaliconclusioni sono due.

In primo luogo, in presenza di eterogeneità nel grado di apertura internazionale le dinamiche di inflazione e di output gap medi dell’unione monetaria sono influenzate, non solo dalla competitività di prezzo (ragione di scambio) con il resto del mondo, ma anche dalla competitività di prezzo tra i paesi membri. Una variazione del prezzo relativo tra i beni prodotti dai due paesi membri induce una sostituzione imperfetta nelle importazioni di tali beni da parte del resto del mondo, con effetti aggregati sul commercio internazionale dell’unione e, di conseguenza, sull’inflazione e sull’output.

In secondo luogo, differenze nel grado di apertura internazionale tra i paesi membri possono influenzare la risposta della politica monetaria agli shock di domanda e di offerta. Ad esempio, uno shock tecnologico positivo all’economia dell’unione induce una diminuzione dell’inflazione e una conseguente riduzione del tasso nominale d’interesse che, a sua volta, genera un deprezzamento della valuta comune. Nel caso di eterogeneità nel grado di apertura al commercio tra i due paesi, tale deprezzamento amplifica il differenziale d’inflazione a sfavore del paese più aperto al commercio internazionale. Per massimizzare il welfare, la banca centrale dovrebbe ridurre il tasso d’interesse meno di quanto farebbe in assenza di eterogeneità, tollerando una maggiore variabilità dell’inflazione a favore di un contenimento della volatilità del tasso di cambio.

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