N. 656 - Gli effetti della politica fiscale in Italia: un’analisi VAR

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di Raffaela Giordano, Sandro Momigliano, Stefano Neri e Roberto Perottigennaio 2008

Il lavoro esamina da un punto di vista empirico, con riferimento all’Italia, gli effetti della politica di bilancio sul prodotto, le sue componenti, il livello dei prezzi e i tassi di interesse.

L’analisi degli effetti macroeconomici della politica fiscale viene tradizionalmente effettuata con simulazioni condotte con modelli econometrici. Tale approccio presenta lo svantaggio di fornire indicazioni che dipendono fortemente dalle ipotesi fatte nella costruzione del modello utilizzato. Negli ultimi anni la questione è stata affrontata anche con modelli autoregressivi vettoriali strutturali (SVAR), che hanno il vantaggio di limitare al massimo la necessità di imporre ipotesi a priori sulle relazioni tra le variabili. Tuttavia, l’applicazione alla politica di bilancio di questo strumento di analisi, diffuso nell’ambito degli studi sulla politica monetaria, è limitata tipicamente dalla carenza di serie statistiche ad alta frequenza riguardanti i conti pubblici.

Questo lavoro utilizza un modello SVAR; a questo scopo è stata costruita una base di dati trimestrali di finanza pubblica per il periodo 1982-2004, utilizzando sia le informazioni contenute nelle Relazioni trimestrali di cassa curate dal Ministero dell’Economia sia la serie del fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche, elaborata dalla Banca d’Italia. I dati sono confrontati con le serie annuali di contabilità nazionale e viene esaminata la loro coerenza con gli eventi rilevanti della politica di bilancio di quegli anni. I risultati tendono a fornire indicazioni positive circa la qualità e attendibilità delle serie. I dati così costruiti consentono, contrariamente a quanto effettuato negli studi precedenti, di scomporre la spesa pubblica in due componenti principali: la spesa per acquisti di beni e servizi e quella per i redditi da lavoro.

I risultati dell’analisi indicano che nel breve termine l’effetto maggiore e più robusto sull’attività economica è attribuibile a uno shock alla spesa pubblica per acquisti di beni e servizi. In particolare, un aumento di queste erogazioni pari all’1 per cento del prodotto ha un effetto positivo sul PIL del settore privato che raggiunge un valore massimo di 0,6 punti percentuali nel terzo trimestre. L’effetto si riduce poi gradualmente, fino ad azzerarsi dopo circa due anni, riflettendo con un certo ritardo il ritorno della spesa sui livelli iniziali. L’impatto sui consumi e sugli investimenti privati è analogo a quello sul prodotto. L’impatto sui prezzi è anch’esso positivo, ma modesto e di breve durata. L’effetto sui tassi di interesse è trascurabile.

Un aumento della spesa per i redditi da lavoro dei dipendenti pubblici — che nella gran parte degli studi sull’argomento è considerata congiuntamente alla componente di spesa per acquisti di beni e servizi — non determina invece alcun effetto significativo sul prodotto nei primi due anni; successivamente, l’impatto diventa negativo. La reazione dei prezzi e dei tassi di interesse è positiva e maggiore di quella stimata nel caso di uno shock alla spesa per acquisti di beni e servizi.

Uno shock al complesso delle altre componenti del bilancio pubblico ha effetti modesti su tutte le variabili macroeconomiche considerate.

Va tuttavia rilevato che la metodologia utilizzata potrebbe non essere in grado di cogliere gli effetti di lungo periodo sulla crescita della riduzione delle distorsioni connesse con la tassazione. In generale, i risultati del lavoro vanno interpretati con cautela. Ad esempio, gli interventi pubblici sono a volte preceduti da annunci. Se gli agenti economici modificano i propri comportamenti anche al momento dell’annuncio e non solo quando l’intervento si realizza, l’approccio utilizzato in questo saggio conduce a una sottostima degli effetti di quest’ultimo.

Pubblicato nel 2007 in: European Journal of Political Economy, v. 23, 3, pp. 707-733

Testo della pubblicazione