N. 638 - L'andamento dei vantaggi comparati e le determinanti interne nei paesi emergenti: un'analisi incentrata sulla tecnologia

Go to the english version Cerca nel sito

di Daniela Marconi e Valeria Rollisettembre 2007

Negli ultimi due decenni si è accresciuta, in numerose economie emergenti, la capacità di usare e sviluppare nuove tecnologie. L’ampio guadagno di produttività che ne è conseguito ha permesso di avviare produzioni a più elevato contenuto tecnologico, riducendo progressivamente la rilevanza di quelle a maggiore intensità di lavoro. Questa ricomposizione produttiva si è riflessa nei mutamenti della distribuzione dei vantaggi comparati rivelati nel commercio internazionale (per vantaggi comparati rivelati si intende la superiore capacità di un paese, rispetto agli altri, di produrre determinati beni, così come deducibile dalla composizione settoriale dei suoi flussi commerciali). Malgrado lo stretto nesso tra i due aspetti della concorrenza internazionale – quello della specializzazione internazionale (o dei vantaggi comparati rivelati) e quello della competitività dell’industria manifatturiera – essi sono stati raramente analizzati congiuntamente nella letteratura empirica sui paesi emergenti.

Il presente lavoro intende colmare questa lacuna analizzando, per un campione di 16 paesi emergenti caratterizzati da settori manifatturieri ampi e diversificati, i legami tra la struttura e la dinamica dei rispettivi vantaggi comparati rivelati e le determinanti fondamentali del grado di competitività dei singoli settori manifatturieri. Lo studio ha l’obiettivo di verificare, nelle economie emergenti, quali caratteristiche del sistema produttivo favoriscono lo sviluppo di produzioni competitive a livello internazionale, nelle industrie caratterizzate da un più elevato grado di complessità tecnologica.

Per condurre l’analisi, gli autori costruiscono degli indicatori di vantaggio comparato rivelato, a partire dai flussi di esportazione e importazione relativi a oltre cento prodotti, utilizzando una versione modificata dell’indice di Lafay. Tale indice è particolarmente adatto a misurare la specializzazione internazionale in presenza di strutture produttive frammentate internazionalmente, in cui risulta elevata la quota degli input importati sul valore delle esportazioni. I settori industriali sono stati distinti in due gruppi, rispettivamente a intensità tecnologica bassa e medio-alta, utilizzando una classificazione che considera sia le caratteristiche generali del processo produttivo, sia la rilevanza delle attività di ricerca e sviluppo delle imprese statunitensi in tali settori.

L’esercizio econometrico è condotto su dati panel relativi a 28 settori manifatturieri e 16 paesi emergenti, per il periodo 1985-2000. I risultati mostrano che i vantaggi comparati rivelati sono tipicamente associati a bassi costi unitari del lavoro, sia nei settori ad alta intensità di lavoro, sia in quelli a medio-alto contenuto tecnologico. Il tasso di accumulazione del capitale fisico, invece, influisce positivamente (e in misura statisticamente significativa) sui vantaggi comparati soltanto nei settori a più elevato contenuto tecnologico. Infine, quanto più un paese dispone di un’ampia dotazione di capitale umano, ha accesso a un mercato ampio e importa macchinari che incorporano la più avanzata tecnologia estera, tanto più forte risulta il vantaggio comparato detenuto nelle industrie a media e alta tecnologia.

Testo della pubblicazione