N. 633 - L'affidabilità degli indicatori di bilancio dell'UEM: rischi e soluzioni

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di Fabrizio Balassone, Daniele Franco e Stefania Zotterigiugno 2007

Le regole di bilancio vigenti nell’ambito dell’Unione economica e monetaria — definite dal Trattato di Maastricht e dal Patto di stabilità e crescita — fanno riferimento a due indicatori: il disavanzo (o indebitamento netto) e il debito lordo delle Amministrazioni pubbliche, entrambi in rapporto al PIL. Negli scorsi anni l’affidabilità di questi indicatori è stata messa in discussione da significative revisioni dei dati in alcuni paesi dell’area dell’euro.

La valutazione dell’indebitamento netto richiede: (1) la stima degli importi di competenza relativi alle entrate e alle spese delle Amministrazioni pubbliche; (2) l’identificazione delle transazioni di natura finanziaria, che devono essere escluse dal computo del saldo. Esistono inevitabili margini di discrezionalità nello stimare i valori di competenza e nel tracciare la linea di demarcazione fra operazioni di natura reale e operazioni di natura finanziaria (si rammenta che nelle stime di competenza le transazioni sono registrate nel momento in cui si ritiene che sia stato creato, trasformato o eliminato un valore economico, indipendentemente dall’effettivo movimento di cassa).

Controlli incrociati fra l’indebitamento netto e la variazione del debito lordo (che differiscono, principalmente, per le acquisizioni nette di attività finanziarie e per la differenza tra movimenti di cassa e stime di competenza) possono limitare le possibilità di utilizzare i suddetti margini di discrezionalità in modo opportunistico. In particolare, il semplice confronto fra l’entità del disavanzo e quella della variazione del debito può consentire di individuare incoerenze macroscopiche nei dati sui conti pubblici. Tuttavia i controlli non devono limitarsi al confronto tra i due indicatori e devono estendersi alle singole determinanti della differenza che intercorre tra i medesimi. Infatti, forme di “contabilità creativa” (window dressing) che riducono il disavanzo possono essere accompagnate da interventi che incidono sulla variazione del debito, mantenendo i due indicatori sostanzialmente allineati.

Il contributo di questo lavoro è duplice. Innanzitutto, gli autori esaminano le revisioni statistiche apportate ai dati di finanza pubblica in alcuni paesi dell’area dell’euro. L’analisi mostra come l’andamento del debito abbia segnalato in tempi brevi il crearsi di situazioni di squilibrio dei conti pubblici, che hanno in seguito condotto a revisioni al rialzo delle prime stime dell’indebitamento netto; ne deriva l’utilità di semplici confronti fra l’indebitamento netto e la variazione del debito, con riferimento sia ai livelli sia alla dinamica delle variabili. In secondo luogo, gli autori effettuano un’analisi econometrica dei dati di finanza pubblica dei quindici paesi che appartenevano all’Unione europea negli anni 1994-2004, con l’obiettivo di verificare la presenza di potenziali incongruenze non rilevabili dall’entità complessiva della differenza fra variazione del debito e indebitamento netto, ma solo attraverso l’analisi della sua composizione. I risultati suggeriscono che nel periodo considerato il ricorso a forme di window dressing può aver contribuito a contenere l’indebitamento netto e che altre componenti della differenza tra indebitamento netto e variazione del debito possono aver reso meno evidente l’impatto di queste operazioni.

Nell’insieme, il saggio mette in luce il ruolo che la qualità delle statistiche ha assunto negli ultimi anni nell’ambito della riforma del Patto di stabilità e crescita ed evidenzia l’importanza dell’analisi della differenza fra la variazione del debito e l’indebitamento netto nella valutazione del rispetto delle regole di bilancio europee.

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