N. 600 - Il ruolo delle relazioni sociali nel processo di ricerca di un impiego

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di Federico Cingano e Alfonso Rosoliasettembre 2006

Sociologi ed economisti hanno ampiamente documentato il ricorso da parte dei lavoratori e delle imprese alla rete dei propri contatti informali per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Recenti lavori teorici hanno razionalizzato questo fenomeno in termini di informazione imperfetta, come ad esempio nel caso di un lavoratore che non sia in grado di individuare tempestivamente le opportunità di impiego, o di un datore di lavoro non in grado di valutare le competenze di un candidato.

Stabilire l’esistenza e l’entità di questi effetti sociali è importante per almeno due motivi. Da un lato essi possono fornire elementi utili per interpretare fenomeni quali la scarsa mobilità territoriale del lavoro (verrebbero infatti perse risorse utili alla ricerca di un’occupazione) e la conseguente persistenza di differenziali salariali e occupazionali tra regioni. Dall’altro, la quantificazione di questi effetti consente una valutazione più precisa degli interventi di politica economica volti alla riduzione della disoccupazione. In presenza di effetti sociali rilevanti tali interventi migliorerebbero anche le prospettive occupazionali di quegli individui che, sebbene non direttamente interessati dalle misure in oggetto, intrattengono relazioni sociali con i diretti beneficiari.

Nel presente lavoro si fornisce una quantificazione della relazione tra l’estensione e la qualità (misurata dalla condizione occupazionale e dal livello salariale) della rete sociale e gli esiti del processo di ricerca di un impiego. L’analisi si basa sui dati raccolti dall’INPS sulla totalità dei lavoratori dipendenti delle imprese localizzate nelle province di Treviso e Vicenza nel periodo 1975-97. Per un campione di individui che hanno perso l’impiego per cause esogene (la chiusura dell’impresa), si è considerata come rete sociale rilevante l’insieme dei colleghi di lavoro nell’occupazione precedente. L’analisi empirica si basa sulla stima degli effetti di varie caratteristiche di questo insieme di individui (dalla semplice numerosità, alla composizione in termini di status occupazionale corrente, a misure di intensità basate su diversi concetti di “distanza” tra i membri di una rete di relazioni sociali, a indicatori di qualità basati sui loro salari correnti) sulla durata della disoccupazione, sul salario d’ingresso e sulla stabilità del nuovo impiego.

I risultati delle stime indicano che la durata del periodo di disoccupazione è inversamente correlata alla quota di contatti con persone occupate: a parità di estensione della rete sociale, un aumento del 10 per cento del tasso di occupazione del network riduce la durata del periodo di disoccupazione di circa il 4 per cento; inoltre le relazioni con persone occupate sono più efficaci nel favorire il reimpiego quando queste ultime hanno recentemente cambiato lavoro.

Per un disoccupato la probabilità di trovare un impiego decresce all’aumentare del numero di disoccupati nella sua rete sociale; tale probabilità aumenta con l’intensità delle relazioni tra il disoccupato e i suoi contatti. Infine, il salario iniziale e la stabilità del nuovo impiego sono influenzati positivamente dalla qualità della rete sociale, misurata dalla parte del salario dei componenti della rete di relazioni non riconducibile a caratteristiche osservabili

Pubblicato nel 2012 in: Journal of Labor Economics, v. 30, 2, pp. 291-332

Testo della pubblicazione