N. 8 - L'economia dell'Emilia RomagnaRapporto annuale

Nel 2013 l'attività economica in Emilia-Romagna ha continuato a contrarsi; nella se-conda metà dell'anno la flessione è diventata meno accentuata. Secondo le stime di Prometeia, il PIL regionale è diminuito dell'1,6 per cento (2,4 nel 2012).

L'andamento del prodotto ha risentito della marcata flessione della domanda interna, soprattutto nella componente degli investimenti e dei consumi di beni durevoli. Le esportazioni, in modesta crescita, hanno fornito il principale impulso all'attività economica. Nell'intero periodo dal 2009 al 2013, tuttavia, l'incremento delle esportazioni regionali è stato significativamente inferiore a quello della domanda mondiale.

Gli ordini e la produzione delle imprese industriali hanno continuato a diminuire, con un'attenuazione del calo nella seconda parte dell'anno. La perdurante incertezza sui tempi e sulla robustezza della ripresa e le tensioni sul mercato del credito hanno determinato un'ulteriore diminuzione degli investimenti. Per il 2014 le imprese industriali si attendono tuttavia un lieve aumento dei fatturati e il riavvio dell'accumulazione di capitale. Nel settore delle costruzioni la crisi è proseguita anche nel 2013. Le compravendite residenziali hanno registrato un ulteriore calo accompagnato da una flessione dei prezzi. Anche nel terziario l'attività si è ridotta: le vendite al dettaglio e le presenze di turisti hanno segnato un calo.

L'ulteriore contrazione dell'attività economica ha determinato una riduzione del numero di occupati, con un calo più intenso nell'industria. Il tasso di disoccupazione è salito all'8,5 per cento, il massimo storico, e al 21,3 per i giovani tra i 18 e i 29 anni. In seguito alla crisi, le opportunità occupazionali dei giovani, in particolare di quelli meno istruiti, sono peggiorate. Le imprese industriali e dei servizi si attendono per l'anno in corso un ulteriore calo dell'occupazione.

Si stima che nel 2012 la ricchezza netta delle famiglie della regione fosse pari a 187.000 euro pro capite, superiore alla media italiana di circa il 30 per cento e pari a 8,7 volte il reddito disponibile lordo. Fra il 2008 e il 2012 si è registrata una lieve diminuzione principalmente per effetto delle variazioni dei prezzi degli immobili e delle attività finanziarie.

I dati del Censimento 2011, recentemente resi disponibili, mostrano per il decennio 2001-2011 un aumento del numero degli occupati, più modesto rispetto al decennio 1991-2001 e concentrato nel periodo precedente la crisi. Tale dinamica si è accompagnata a un ridimensionamento dell'occupazione manifatturiera in favore di quella nel settore terziario e a un modesto aumento della dimensione media delle unità locali delle imprese. Nel manifatturiero, il numero di addetti nei comparti a contenuto tecnologico alto e medio-alto ha mostrato una crescita significativa, in controtendenza con il dato medio nazionale. I dati confermano la dipendenza della regione dai canali della domanda estera e degli investimenti, a fronte di una contenuta dipendenza dalla domanda pubblica.

È proseguita la flessione dei prestiti, che ha interessato soprattutto i finanziamenti alle imprese e in particolare a quelle più piccole e a quelle operanti nel manifatturiero. Come nel 2012 la contrazione ha riguardato, sebbene in misura più contenuta, anche le unità produttive con una situazione economica e finanziaria più solida. I finanziamenti alle famiglie consumatrici hanno registrato una diminuzione, dopo la sostanzia-le stasi del 2012; le nuove erogazioni per l'acquisto di abitazioni sono in ripresa dal secondo semestre del 2013, pur rimanendo su un livello storicamente basso.

Tali dinamiche hanno risentito della debolezza della domanda e del permanere di condizioni restrittive di accesso al credito. La domanda finalizzata agli investimenti ha registrato un'ulteriore flessione. Le richieste di prestiti per l'acquisto di abitazioni da parte delle famiglie sono lievemente aumentate nella seconda parte del 2013. La selettività degli intermediari si è manifestata principalmente sia attraverso gli spread applicati alle imprese più rischiose, in particolare quelle edili, sia richiedendo maggiori garanzie. Nelle attese degli intermediari la domanda di finanziamenti nell'anno in corso dovrebbe registrare una moderata espansione e le condizioni di offerta un lieve miglioramento.

Il permanere del quadro recessivo si è riflesso sul rischio di credito che è ulteriormente aumentato, attestandosi su livelli storicamente elevati. Il flusso delle nuove sofferenze in rapporto ai prestiti è triplicato rispetto ai livelli precedenti la crisi. La qualità del credito è peggiorata marcatamente per le imprese, soprattutto per quelle delle costruzioni; è rimasta sostanzialmente stabile per le famiglie. La maggiore concentrazione del debito tra le famiglie più abbienti, anche per effetto di politiche più selettive degli intermediari, ha permesso di mitigare gli effetti negativi della crisi sulla capacità di sostenere gli oneri del debito. Il peggioramento della qualità del credito si è arrestato tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014.

I depositi bancari di famiglie e imprese hanno segnato un rallentamento, dopo la robusta ripresa del 2012. È proseguito il ridimensionamento della struttura del sistema finanziario in regione, con un calo del numero di sportelli e di banche attive.

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