N. 12 - L'economia delle MarcheRapporto annuale

Nel 2012 è proseguita la fase recessiva dell'economia marchigiana iniziata nella seconda metà del 2011. Secondo le stime disponibili, nel 2012 il prodotto interno lordo in regione è calato di circa il 2,5 per cento rispetto all'anno precedente, un valore analogo a quello medio nazionale; è invece diminuito più che in Italia nell'arco dell'ultimo quinquennio. Le rilevazioni condotte presso le imprese confermano la debolezza dell'attività nei primi mesi del 2013.

La produzione industriale è scesa, specie nei comparti della moda e in quelli connessi con l'edilizia; la dinamica dell'attività produttiva è risultata più sfavorevole per le piccole aziende. La domanda interna si è ulteriormente indebolita, mentre quella estera ha continuato a fornire un moderato sostegno all'attività economica; le esportazioni marchigiane, a differenza di quelle italiane, restano però ancora su livelli inferiori a quelli raggiunti prima della crisi. Gli investimenti delle imprese sono diminuiti; in assenza di un miglioramento delle condizioni per investire, i piani delle aziende non prefigurano una ripresa del processo di accumulazione del capitale nel 2013.

L'economia marchigiana è risultata particolarmente esposta alla crisi iniziata nel 2008. Vi hanno concorso la spiccata vocazione industriale, la notevole diffusione di imprese subfornitrici di piccola dimensione e la specializzazione produttiva, per una quota consistente orientata alla produzione di beni per la casa (soprattutto elettrodomestici e mobili). Questi comparti, nei cui confronti si è intensificata la concorrenza internazionale, hanno molto risentito del generale contenimento della spesa delle famiglie italiane per beni durevoli, connesso anche al calo degli acquisti di abitazioni.

Nel complesso dell'industria, hanno conseguito risultati migliori le imprese di media e grande dimensione, titolari di marchi conosciuti e radicate sui mercati internazionali; le piccole aziende, per contro, spesso poco capitalizzate, non sono state generalmente in grado di affermare una propria presenza autonoma sui mercati esteri per supplire al calo degli ordini in subfornitura. Negli anni di crisi più recenti, i fallimenti di società di capitale si sono intensificati, in misura superiore alla media nazionale.

Nel 2012 il valore della produzione dell'edilizia è nettamente sceso, accentuando la tendenza in atto dal 2008, anno in cui si era interrotta una fase espansiva durata un decennio. Le compravendite di abitazioni si sono ridotte di un quarto; rispetto al picco del 2006, il numero di transazioni si è più che dimezzato.

I prezzi delle abitazioni sono scesi in misura più contenuta. L'attività si è indebolita anche nel settore terziario. La flessione del reddito disponibile ha influito negativamente sulla spesa per consumi delle famiglie, in particolar modo per beni durevoli, con ripercussioni negative sugli esercizi commerciali; i flussi turistici si sono lievemente ridotti; nel comparto dei trasporti si è osservata una contrazione dei movimenti di merci e passeggeri.

Il tasso di disoccupazione ha continuato a salire, specie tra i giovani; alla fine del 2012 esso ha sostanzialmente eguagliato quello italiano, mentre prima della crisi era inferiore di circa 2 punti percentuali. A differenza di quanto osservato nel resto del paese, dove le condizioni lavorative si sono deteriorate soprattutto per i lavoratori con bassi livelli di istruzione, in regione il peggioramento è risultato diffuso, indipendentemente dal titolo di studio posseduto.

Nel 2012 i prestiti bancari nelle Marche sono leggermente diminuiti. La flessione ha riguardato i finanziamenti alle imprese, specie quelle di minore dimensione; il credito alle famiglie, pur decelerando nettamente, ha conservato un tasso di crescita positivo. La dinamica dei prestiti è stata influenzata sia dalla debolezza della domanda sia dal permanere di condizioni di offerta tese. Su queste ultime grava il peggioramento della qualità del credito indotto dalla recessione, che nell'ultimo biennio è stato più intenso per il settore delle costruzioni.

La raccolta bancaria è stata sospinta dai depositi bancari con scadenza maggiormente protratta, che hanno mostrato una dinamica più sostenuta rispetto alle altre forme di investimento del risparmio, anche a motivo delle politiche di offerta più remunerative adottate dalle banche.

Testo della pubblicazione