N. 44 - L'economia del PiemonteRapporto annuale

La crisi economica internazionale ha determinato effetti molto negativi sull'economia piemontese, particolarmente esposta al crollo del commercio internazionale e alla brusca contrazione della domanda di beni di investimento. Ne è derivata una recessione eccezionalmente intensa: nel 2008 il PIL del Piemonte, in base ai dati Istat, è calato dell'1,5 per cento rispetto all'anno precedente, più della media italiana ( 1,3 per cento); nel 2009 il prodotto regionale si è ulteriormente contratto, in una misura che le stime al momento disponibili collocano tra un minimo prossimo al dato nazionale ( 5,0 per cento) e un valore massimo del 5,9 per cento.

Nell'industria manifatturiera la domanda ha subito cali pronunciati sino all'estate scorsa. Successivamente l'andamento degli ordini, pur rimanendo su livelli molto bassi nel confronto storico, ha mostrato segnali di miglioramento, grazie soprattutto alla domanda estera e, nei primi mesi del 2010, anche alla graduale ricostituzione delle scorte delle imprese. L'attività produttiva nel 2009 si è contratta per il secondo anno consecutivo, collocandosi su livelli inferiori di circa un quarto rispetto a quelli del 2000. Tutti i settori di specializzazione della regione sono stati fortemente colpiti dalla crisi; solo nel comparto alimentare il calo dell'attività è stato contenuto, mentre in quello degli autoveicoli l'impatto è stato attenuato dagli incentivi fiscali introdotti a inizio anno. La redditività aziendale, tornata a peggiorare nel 2008 con l'insorgere della crisi soprattutto per le imprese più fragili e per quelle di dimensioni inferiori, si è ulteriormente ridotta lo scorso anno.

All'interno dei singoli settori, peraltro, l'andamento è stato piuttosto eterogeneo tra le imprese. Le indagini della Banca d'Italia suggeriscono infatti che le aziende che si erano ristrutturate nei primi anni duemila, adeguandosi maggiormente al nuovo contesto competitivo determinato dall'integrazione dei mercati e dal cambiamento del paradigma tecnologico, avrebbero subito in misura inferiore alle altre imprese l'urto della crisi e in prospettiva evidenziano una più diffusa ripresa degli investimenti e una maggiore tenuta dell'occupazione. Aspettative migliori della media sull'andamento del fatturato nell'anno in corso caratterizzerebbero le aziende più orientate all'innovazione.

Per fronteggiare la difficile congiuntura, inoltre, lo scorso anno una quota di imprese piemontesi significativa e superiore alla media nazionale ha effettuato interventi sui prodotti offerti, modificandone la qualità e la tipologia e accrescendone la gamma, e ha intrapreso azioni volte ad ampliare il numero dei mercati di esportazione e la presenza produttiva all'estero.
Anche nel settore delle costruzioni la congiuntura è rimasta negativa; vi hanno influito gli stringenti vincoli di finanza pubblica che incidono sulla domanda per lavori pubblici e l'ulteriore contrazione del mercato immobiliare, a cui si è associato l'indebolimento dell'attività di nuova costruzione.
Nel terziario, il comparto commerciale ha risentito della riduzione dei consumi delle famiglie, a cui ha contribuito il deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro; quello dei servizi alle imprese ha subito gli effetti del calo della domanda da parte delle aziende industriali; il trasporto delle merci si è ridotto riflettendo il negativo andamento della produzione industriale. Segnali positivi sono giunti invece dal comparto turistico, grazie soprattutto all'espansione nella provincia di Torino.

Le previsioni per l'anno in corso prefigurano un quadro di moderato miglioramento della congiuntura nell'industria, trainato principalmente dalla domanda estera, anche se i livelli di attività rimarrebbero inferiori a quelli precedenti lo scoppio della crisi. Rimane comunque elevata l'incertezza, anche in relazione alla perdurante debolezza della domanda interna e all'andamento dell'occupazione.
La crisi economica si è riflessa in misura significativa sul mercato del lavoro piemontese, soprattutto nell'industria, anche se gli effetti negativi sull'occupazione, calata dopo dieci anni di crescita ininterrotta, sono stati mitigati dal ricorso alla Cassa integrazione guadagni, di intensità senza precedenti. La contrazione della domanda di lavoro ha interessato in particolare le donne, i lavoratori con contratto a tempo determinato e i giovani. Il tasso di occupazione dei lavoratori stranieri si è ridotto nettamente di più di quello medio regionale. Il calo della domanda di lavoro ha contribuito a una forte crescita del numero delle persone in cerca di occupazione e all'aumento significativo del tasso di disoccupazione, tornato ai livelli del 2002.

La riduzione dell'attività produttiva e la drastica revisione al ribasso dei piani di investimento delle aziende hanno determinato nel 2009 un ulteriore marcato indebolimento della domanda di credito delle imprese, a cui si è associato un atteggiamento di perdurante elevata cautela nell'erogazione dei finanziamenti da parte degli intermediari, soprattutto di quelli più grandi. Ne è derivata una progressiva riduzione dei tassi di crescita del credito alle imprese, divenuti negativi dallo scorso settembre. La contrazione dei finanziamenti si è concentrata nel comparto manifatturiero e tra le imprese con almeno venti addetti.

Come nel 2008, la dinamica del credito al complesso del settore produttivo è stata fortemente differenziata per categorie di intermediari, riflettendo il cospicuo calo di quello erogato dalle banche appartenenti ai primi cinque gruppi e un'ulteriore espansione, ancorché a ritmi nettamente inferiori a quelli dell'anno precedente, di quello delle altre banche. Nostre elaborazioni indicano inoltre che le imprese più indebitate, quelle classificabili ad alto rischio e quelle che prima della crisi avevano mostrato minore dinamismo hanno fatto registrare un andamento dei prestiti peggiore della media.
Nel primo semestre del 2010, secondo le valutazioni delle banche, la domanda di credito delle imprese sarebbe tornata a crescere e il processo di irrigidimento dell'offerta si sarebbe concluso.
Il credito alle famiglie si è assestato dal secondo semestre dell'anno scorso su ritmi di crescita moderati, sostenuti soprattutto dai mutui per l'acquisto di abitazioni, il cui costo è diminuito fortemente nel 2009 beneficiando del calo dei tassi di mercato. Per contro, il credito al consumo delle banche ha continuato a decelerare, riflettendo anche la debolezza dell'attività di spesa delle famiglie.

I tassi di interesse a breve termine sui prestiti sono sensibilmente diminuiti nel 2009 ( 2,5 punti percentuali, al 5,3 per cento). Anche il TAEG sulle nuove erogazioni a medio e a lungo termine è calato in misura rilevante.

La qualità del credito in regione è ulteriormente peggiorata lo scorso anno, risentendo del deterioramento della situazione economica e finanziaria delle imprese. Le nuove sofferenze relative al settore produttivo sono salite al 2,5 per cento dei prestiti, il valore più alto dal 2000; l'aumento ha interessato tutti i principali settori di attività.

Le famiglie piemontesi hanno aumentato nel 2009 le disponibilità finanziarie investite in conti correnti e in obbligazioni bancarie. Rispetto al 2008 la composizione dei titoli detenuti dai risparmiatori è cambiata con un aumento del peso dei titoli di debito, sia bancari sia non bancari, e delle quote di OICR e una corrispondente diminuzione dell'incidenza dei titoli di Stato italiani e delle azioni.

Testo della pubblicazione

  • Testo pdf 1.4 MB Data pubblicazione: 01 giugno 2010