La possibilità che l’avversione al rischio degli investitori vari nel tempo anche in funzione del ciclo economico è stata investigata ampiamente nella letteratura sia teorica sia empirica. In particolare, vi sono alcuni modelli in cui l’utilità degli individui dipende dal mantenimento del tenore di vita (habit formation): sotto questa ipotesi, una riduzione della ricchezza finanziaria comporta un aumento della quota investita in attività meno rischiose al fine di garantire risorse sufficienti a mantenere il livello di consumo prefissato.
Questo lavoro stima la relazione tra variazioni della quota di attività rischiose nel portafoglio e variazioni nella ricchezza finanziaria, utilizzando i dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie.
I principali risultati dell’analisi econometrica, in cui si tiene conto di una possibile distorsione derivante dall’esclusione dal campione delle famiglie che decidono di non investire in attività rischiose, sono i seguenti: 1) gli investitori che hanno sperimentato un calo della propria ricchezza finanziaria mostrano una minore propensione a detenere attività rischiose, a parità di aspettative su rendimenti medi e volatilità, e quindi un aumento della loro avversione al rischio; 2)l’effetto è maggiore se nelle componenti della ricchezza vengono incluse anche le attività meno liquide, quali gli immobili e le partecipazioni in imprese non quotate; in questo caso una riduzione del 10% della ricchezza può riflettersi in una riduzione della quota investita in attività rischiose di quasi cinque punti percentuali.
I risultati ottenuti possono contribuire a spiegare come si stanno modificando le scelte di portafoglio delle famiglie nella recente crisi finanziaria. Il notevole calo degli investimenti in attività rischiose potrebbe essere riconducibile non solo a una variazione delle aspettative, ma anche a un incremento dell’avversione al rischio degli investitori. In futuro, il ritorno degli investimenti delle famiglie verso strumenti finanziari più rischiosi, quali obbligazioni emesse dalle imprese, azioni e quote di fondi comuni, potrebbe essere ritardato dall’aumentata avversione al rischio.