N. 740 - Credito e attività bancaria in un modello dinamico stocastico di equilibrio generale per l’area dell’euro

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di Andrea Gerali, Stefano Neri, Luca Sessa e Federico M. Signorettifebbraio 2010

Il lavoro introduce un settore bancario in un modello dinamico stocastico di equilibrio generale (Dynamic Stochastic General Equilibrium, DSGE) con frizioni finanziarie per analizzare il ruolo delle aziende di credito nel determinare le condizioni di offerta di credito. Lo scopo del lavoro è quello di rappresentare in maniera più completa all’interno della classe dei modelli DSGE l’interazione fra variabili finanziarie e reali ─ particolarmente rilevante nelle analisi a supporto delle decisioni di politica economica.

Le implicazioni del comportamento degli intermediari, che massimizzano i profitti, sono le seguenti: (i) i tassi di interesse sui depositi e sui prestiti alle famiglie e alle imprese sono fissati con uno spread sul tasso ufficiale di riferimento della politica monetaria; (ii) l’aggiustamento (pass-through) dei tassi bancari a variazioni del tasso ufficiale è incompleto; (iii) i margini praticati sui prestiti dipendono inversamente dal livello del capitale bancario. La presenza delle banche introduce quindi interazioni fra la dinamica delle  variabili macroeconomiche, il capitale bancario e le condizioni di offerta dei prestiti.

Il modello, stimato con tecniche bayesiane su dati trimestrali relativi alle principali variabili dell’area dell’euro per il periodo 1998–2009, viene utilizzato per analizzare: (i) l’impatto dell’intermediazione bancaria sulla trasmissione della politica monetaria e degli shock tecnologici; (ii) gli effetti di una stretta creditizia innescata da un calo inatteso del capitale bancario; (iii) l’importanza dei fattori di offerta di credito nelle fluttuazioni macroeconomiche.

I principali risultati sono i seguenti. In primo luogo, la presenza del settore bancario in un modello DSGE con aggiustamento incompleto dei tassi sui prestiti attenua la risposta delle variabili reali agli shock di politica monetaria ma contribuisce a propagare gli effetti di uno shock tecnologico. In secondo luogo, una carenza non attesa di capitale bancario, determinando una riduzione della disponibilità di credito per famiglie e imprese, ha un effetto significativo sull’attività reale, in particolare sugli investimenti.

Il lavoro consente infine di quantificare il contributo all’andamento delle principali variabili macroeconomiche e creditizie dei diversi shock presenti nel modello. Tale analisi mostra che gli shock di origine finanziaria hanno contribuito in misura rilevante, assieme al rialzo dei corsi delle materie prime, al calo del prodotto registrato nell’area dell’euro nel corso del 2008.

Pubblicato nel 2010 in: Journal of Money, Credit and Banking, v. 42, 6, pp. 107-141