N. 14 - L'economia del MoliseRapporto annuale

Nel 2013 l'economia molisana si è ancora contratta. Le stime di Prometeia indicano una riduzione del prodotto interno lordo del 3,6 per cento, tra le più marcate in Italia. Tale flessione segue quella, già assai pronunciata, registrata tra il 2007 e il 2012.

L'attività industriale si è ridotta, attestandosi su livelli contenuti: vi hanno inciso anche le difficoltà strutturali nel comparto della moda e in quello alimentare. In un quadro congiunturale caratterizzato dalla debolezza della domanda e da elevati livelli di capacità produttiva inutilizzata, gli investimenti delle imprese sono ulteriormente diminuiti. Nel giudizio degli imprenditori, nel 2014 potrebbe registrarsi una tenue ripresa del processo di accumulazione.

Le esportazioni molisane sono ulteriormente diminuite, in misura più intensa rispetto al 2012. Nel confronto con il 2007, ultimo anno prima della crisi, le esportazioni regionali si sono quasi dimezzate: vi ha contribuito, in misura preponderante, il calo nell'industria della moda.

Nel settore delle costruzioni l'attività produttiva si è ulteriormente contratta, anche per le condizioni del mercato immobiliare, nel quale si sono ridotte sia le compra-vendite sia i prezzi delle abitazioni. La debolezza della domanda interna ha continuato a condizionare negativamente il comparto del commercio. È proseguita la contrazione dei flussi turistici.

I dati del 9° Censimento dell'industria e dei servizi dell'Istat mettono in evidenza le rilevanti trasformazioni intervenute nel tessuto produttivo regionale nell'arco dell'ultimo decennio. Tra il 2001 e il 2011 gli addetti alle imprese sono diminuiti, contrariamente a quanto avvenuto a livello nazionale e nel Mezzogiorno; il calo, ascrivibile alla manifattura e alle costruzioni, si è concentrato nel lungo periodo di crisi iniziato nel 2008. Nel corso del decennio, anche gli addetti alle istituzioni pubbliche hanno subito un ridimensionamento.

La contrazione dell'attività economica si è riflessa sui livelli occupazionali, che hanno subito un forte calo. È diminuita l'offerta di lavoro e sono aumentate le persone in cerca di un'occupazione: il tasso di disoccupazione è così ulteriormente aumentato, attestandosi su livelli storicamente elevati.

Anche nel 2013, le dinamiche occupazionali sono state meno favorevoli per le classi di età più giovani, le cui condizioni di inserimento nel mercato del lavoro si erano già ampiamente deteriorate negli anni precedenti. Le prospettive occupazionali dei giovani sono peggiorate per tutti i livelli di istruzione, sebbene per i laureati continuino a registrarsi tassi di occupazione più alti rispetto a quelli dei giovani con altri titoli di studio.

Nel 2013 il credito bancario alla clientela residente in regione ha continuato a diminuire, seppure in misura meno pronunciata alla fine dell'anno. La dinamica negativa ha interessato soprattutto le imprese, specie quelle del terziario e, in un contesto di perdurante contenimento degli investimenti produttivi, è risultata intensa anche per i prestiti a più lunga scadenza. Il credito alle famiglie ha iniziato a flettere: all'ulteriore diminuzione dei finanziamenti per l'acquisto della casa si è aggiunto un minor ricorso al credito al consumo. Soltanto negli ultimi mesi dell'anno, le condizioni di offerta del credito hanno mostrato segnali di miglioramento.

La qualità del credito è ulteriormente peggiorata nel settore produttivo: vi hanno contribuito soprattutto le difficoltà del comparto delle costruzioni.

Testo della pubblicazione