N. 10 - L'economia dell'UmbriaRapporto annuale

Nel 2013 l'attività economica in Umbria si è ulteriormente contratta; secondo le stime di Prometeia il prodotto regionale è diminuito in termini reali dell'1,9 per cento, dopo il calo del 10,6 registrato dall'Istat nel quinquennio precedente. Un andamento peggiore ha connotato le componenti interne della domanda. Tra la fine dell'anno e i primi mesi del 2014 sono emersi segnali di miglioramento del quadro congiunturale.

L'industria ha evidenziato un utilizzo ridotto della capacità produttiva e una bassa propensione all'accumulazione di capitale fisso. Alle perduranti difficoltà dei settori dei metalli, prodotti in metallo e della lavorazione di minerali non metalliferi si è contrapposta la crescita delle vendite, in particolare sui mercati esteri, del tessile e abbigliamento, dell'agroalimentare e della meccanica.

È rimasta particolarmente critica la situazione delle costruzioni, che dall'inizio della crisi hanno perso circa un quinto del valore aggiunto e degli occupati. Nel comparto residenziale sono diminuite sia le compravendite sia le quotazioni reali degli immobili. Il volume di attività in opere pubbliche è rimasto contenuto.

I servizi hanno continuato a risentire negativamente della flessione dei consumi, connessa a quella del reddito disponibile delle famiglie. Il calo delle vendite è stato più marcato per i piccoli esercizi commerciali. Nel turismo, caratterizzato dalla diffusione di esercizi extralberghieri di piccole dimensioni, il lieve incremento delle presenze straniere non ha compensato la significativa riduzione di quelle italiane.

Il 9° Censimento delle attività produttive ha disegnato una struttura dell'economia umbra che negli anni duemila è divenuta più simile a quella del complesso del paese. La leggera crescita del numero degli addetti è il risultato della flessione nell'industria e nel settore pubblico e dell'espansione nei servizi e nelle istituzioni non profit. La dimensione media delle imprese è lievemente aumentata, ma è rimasta ancora inferiore al dato nazionale; la distanza risulta ancora più marcata nel confronto con altre regioni europee con caratteristiche simili. Le aziende umbre hanno evidenziato una maggiore propensione rispetto alla media italiana a intrattenere relazioni non di filiera; tra queste hanno assunto un ruolo crescente nell'ultimo biennio le reti di imprese, diffuse in ambito industriale nella provincia di Perugia.

Le condizioni del mercato del lavoro sono ulteriormente peggiorate; il numero di occupati si è ridotto e il tasso di disoccupazione ha raggiunto il livello più elevato degli ultimi venti anni. Sono cresciute le difficoltà di inserimento per la popolazione più giovane, soprattutto per quella con livelli di istruzione più bassi; a ciò si è accompagnato il calo degli immatricolati presso le università, un fenomeno in atto da tempo.

Nel 2013 si sono contratti i finanziamenti all'economia regionale. Per quelli al settore produttivo il calo si è esteso alle imprese di media e grande dimensione e a quelle dei servizi. Il credito alle famiglie è diminuito, specialmente nella componente al consumo, mentre la caduta dei nuovi mutui per l'acquisto di abitazioni si è arrestata nella parte finale dell'anno.

Sulla dinamica del credito hanno influito sia una domanda di prestiti ancora debole sia un atteggiamento dal lato dell'offerta che è rimasto restrittivo, soprattutto in termini di condizioni applicate.

La qualità dei prestiti si è ulteriormente deteriorata. I flussi di nuove sofferenze hanno interessato principalmente i finanziamenti al settore produttivo, in particolare nell'edilizia, riflettendosi in un innalzamento dei tassi di interesse praticati. Il peggioramento ha riguardato anche le famiglie, nonostante il diffuso ricorso a sospensioni nei pagamenti.

Nel 2013 sono cresciuti ancora a ritmi piuttosto sostenuti i depositi detenuti dalla clientela residente. La struttura del sistema finanziario locale è stata interessata da un processo di riorganizzazione della presenza bancaria, soprattutto da parte dei maggiori gruppi, che si è tradotto in una significativa riduzione del numero di sportelli.

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