N. 9 - L'economia della ToscanaRapporto annuale

Nel corso del 2013 è proseguita la flessione del livello di attività economica in regione. Secondo le stime disponibili, il prodotto sarebbe calato dell'1,7 per cento, in misura lievemente meno intensa di quella del complesso del paese. Nella seconda parte dell'anno segnali di miglioramento, già presenti nella domanda estera, si sono estesi alla componente interna.

Tale dinamica ha interessato, in particolare, il settore industriale. A fronte di un dato ancora negativo nel complesso dell'anno per ordini e produzione, nel secondo semestre hanno accelerato gli ordinativi esteri e si è attenuata la riduzione di quelli interni. Positivi contributi all'export sono provenuti dal sistema della moda e dalla meccanica. La propensione all'accumulo di capitale fisso è rimasta ancora debole.

Non è migliorato il livello di attività dell'edilizia, nuovamente in calo negli indicatori di impiego di forza lavoro e di materie prime. Il mercato abitativo è stato caratterizzato da una flessione delle compravendite e dei prezzi, quello delle opere pubbliche da un modesto volume dei bandi di gara. Nei servizi ha pesato la debolezza della domanda interna. La contrazione delle vendite nominali al dettaglio, al sesto anno consecutivo, ha interessato anche la grande distribuzione. Le presenze turistiche sono rimaste stabili grazie al contributo positivo della componente estera.

Durante la crisi le vendite all'estero di manufatti toscani hanno contenuto il calo del prodotto regionale. Vi hanno contribuito i principali settori di specializzazione, con l'eccezione dei mezzi di trasporto, e la capacità di diversificare i mercati di sbocco, specialmente al di fuori della UE. Sono cresciuti sia le esportazioni delle imprese già presenti sui mercati internazionali sia il numero di esportatori.

I dati dell'ultimo censimento delle attività produttive documentano il cambiamento del tessuto economico regionale, caratterizzato da un aumento del peso degli addetti nei servizi e da una flessione nell'industria. Il calo è connesso con una maggiore specializzazione in settori meno dinamici, all'interno dei quali comunque l'andamento è stato migliore di quello del complesso del paese. Persistono in regione le tradizionali specializzazioni industriali, ancorché ridimensionate.
Il numero di occupati in regione è rimasto stabile, in presenza di un impiego ancora elevato degli ammortizzatori sociali. La maggiore offerta di lavoro si è riflessa in un aumento della disoccupazione. La crisi ha inciso, in particolare, sulle classi più giovani: alla riduzione delle prospettive occupazionali si è associato il calo delle immatricolazioni universitarie.

Nel corso del 2013 si è intensificata la flessione del credito bancario sia alle imprese sia alle famiglie consumatrici. Si è rivelata ancora debole la domanda, limitata per le imprese alla sola ristrutturazione del debito esistente; è rimasta restrittiva l'offerta, specialmente in termini di condizioni di prezzo applicate alle posizioni maggiormente rischiose. Alcune imprese di grandi dimensioni hanno sostituito prestiti bancari con emissioni obbligazionarie; il fabbisogno di credito si è ridotto anche per effetto del pagamento di debiti pregressi della Pubblica amministrazione. Nello scorcio dell'anno sono emersi segnali di ripresa della domanda e di normalizzazione delle condizioni dell'offerta. Nei primi mesi del 2014 la flessione dei finanziamenti si è attenuata. I flussi di nuove sofferenze emersi nel 2013 sono stati considerevoli, superando in rapporto ai prestiti il quadruplo dei livelli pre-crisi. Essi si sono concentrati nel settore produttivo, mentre il tasso di decadimento delle famiglie è rimasto contenuto.

Rispetto al massimo raggiunto nel 2011 si è ridotto di quasi un decimo il numero di filiali bancarie in regione. In un contesto di accresciuto ricorso ai canali telematici, vi hanno inciso i processi di riorganizzazione avviati dai principali gruppi.

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