N. 11 - L'economia dell'UmbriaRapporto annuale

Nel 2012 in Umbria la contrazione dell'attività economica, iniziata nella seconda metà del 2011, si è fatta più profonda; secondo le stime di Prometeia, il valore aggiunto, misurato in termini reali, è diminuito dell'1,7 per cento. La spesa per investimenti è ulteriormente diminuita, risentendo negativamente della ridotta redditività aziendale e dell'incertezza nelle prospettive economiche.

Nel 2012 l'attività industriale ha risentito della debolezza della domanda interna. Sulla base dell'indagine della Banca d'Italia, il saldo tra giudizi di aumento e di diminuzione del fatturato è divenuto negativo. Soltanto la domanda estera ha continuato a fornire un impulso espansivo; le esportazioni regionali a prezzi correnti sono aumentate del 7,6 per cento.

L'attività nel settore delle costruzioni ha continuato a contrarsi a ritmi ancora più decisi rispetto al 2011. La debolezza ha riguardato sia il comparto dell'edilizia residenziale, soprattutto quella di nuova realizzazione, sia le opere pubbliche.

La caduta dell'attività, che nel 2011 aveva riguardato il settore industriale e quello delle costruzioni, si è estesa nel 2012 anche al terziario, soprattutto nei comparti che più dipendono dai consumi interni. Dopo un biennio di crescita moderata, l'attività turistica ha mostrato segnali di flessione, specie per l'offerta di fascia medio-bassa e per quella rivolta prevalentemente alla clientela domestica.

Nel 2012 le condizioni del mercato del lavoro sono peggiorate. L'occupazione in regione è scesa (-1,4 per cento) più che nella media nazionale. Il calo ha interessato soprattutto la componente maschile e le posizioni lavorative a tempo indeterminato. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni è nettamente aumentato. Il tasso di disoccupazione è cresciuto di quasi tre punti percentuali rispetto al 2011; l'aumento è stato più marcato per i giovani.

Dopo la forte decelerazione avvenuta sul finire del 2011 e nei primi mesi del 2012, il credito bancario, al lordo delle sofferenze, ha iniziato a ridursi a partire dalla metà del 2012; alla fine dell'anno i prestiti bancari sono diminuiti dello 0,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011. Alla dinamica negativa, che ha coinvolto sia le imprese sia le famiglie, hanno concorso la debolezza della domanda e condizioni di offerta che sono rimaste tese, pur non mostrando segnali di ulteriore irrigidimento. Si sono accentuati i segnali di peggioramento della qualità del credito: nella media dei quattro trimestri del 2012, il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti in essere all'inizio del periodo è stato pari al 3,4 per cento, in aumento rispetto all'anno precedente. Alla fine del 2012, la consistenza dei crediti deteriorati lordi delle banche rappresentava il 22,2 per cento dei prestiti alla clientela

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